E così dopo decenni si realizza il sogno di Bobby Sands?

Alle recenti elezioni irlandesi, ha stravinto lo Sinn Fein (“Noi da soli” ovvero “noi con le nostre forze”) cioè il partito politico che maggiormente si è identificato con il repubblicanesimo irlandese. Ho scritto con il “repubblicanesimo” perché dello Sinn Fein (per cui ho fatto per oltre 40 anni il “tifo”) è questo l’aspetto che mi ha sempre affascinato: essere un partito repubblicano in terra monarchica. Così almeno Londra pretendeva che fosse.
Alle ore 1 e 17 minuti del 5 maggio 1981 Bobby Sand muore.
Grani, quella notte, era a Belfast (leggermente fuori la città perché lo stato d’assedio non consentiva/consigliava di entrare di notte). Mi ero trasferito da quelle parti da alcuni giorni per assistere al fenomeno complesso rappresentato da numerosi giovani patrioti che avevano cominciato a “digiunare” per dimostrare all’opinione pubblica internazionale che nelle carceri monarchiche britanniche, in condizioni meschine, erano rinchiusi non dei terroristi o dei delinquenti comuni, così come la versione anglofila voleva far credere, ma dei prigionieri politici di una guerra civile combattuta per togliere le sei Contee dell’Ulster dal dominio inglese e restituire l’unità ad un’isola, l’Irlanda, che sin nella sua Costituzione Repubblicana sancisce la sua indissolubilità territoriale. Sand si spegne, dopo 66 giorni di digiuno, nell’ospedale della prigione con accanto la sorella Marcella e suo fratello Sean.

Il post si interrompe perché devo partire per motivi di servizio. Lascio Roma per alcuni giorni. Il silenzio è dovuto esclusivamente a questa assenza. Vado a confermare impegni presi anni addietro, parole d’onore date, strategie condivise con amici cari e preziosi collaboratori. Ogni volta che lascio mia moglie, la mia tana con i miei gatti e il mio computer soffro per il distacco. Sono ancora convalescente per il cuore restaurato ma non mi posso esimere e quindi parto. Il post dove racconto il senso di quell’esperienza a Belfast lo riprendo, come direbbero altri, se Dio vuole, domenica p.v.
Oreste Grani/Leo Rugens