Perché sono interessato a quanto si potrebbe dire durante il 25° congresso mondiale di filosofia

Era l’estate del 2013 quando mi resi conto che ad Atene, cioè in una delle patrie del filosofare, si erano riuniti non solo i soliti professionisti “occidentali” della disciplina ma a discutere (e a provare a farsi ascoltare) erano arrivati molti pensatori di origine orientale e, in particolare, centinaia di cinesi e indiani. Mi sembrò il segnale di un’attenzione che non andava sottovalutata. Mentre provavo a seguire l’avvenimento greco, seppi che, 5 anni dopo, l’incontro si sarebbe tenuto in Cina. Così infatti avvenne e a Pechino, nel 2018, si riunirono migliaia di filosofi. Per capire che la mia curiosità ed attenzione aveva un qualche significato basterebbe approfondire i temi trattati nelle commissioni insediate durante il raduno. A fine Congresso, si decise che la comitiva si sarebbe riconvocata in Australia. Non è andata così e dopo la rinuncia degli australiani, “provvidenzialmente” è spuntata la candidatura di Roma. E così sarà. Il 25° Congresso Mondiale di Filosofia, come ho sempre sperato e auspicato, torna in Italia da dove mancava dal 1958.
L’incontro è indetto per il 2024 e alcuni filosofi sono ormai all’opera perché si colga e onori l’occasione.
Come starà messo il Pianeta tra 24 mesi, ve lo dice un ignorantone marginale e ininfluente come il vostro Leo Rugens, si deve infatti fare di tutto perché non venga “persa l’occasione” con cui provare a mettere un po’ di logica nell’ulteriore caos che ci aspetta. Logica e visone. Visione e preveggenza salvifica.
Le donne e gli uomini che si accingono a venire a Roma sono certo sanno ormai che prenderanno la parola in un contesto planetario caratterizzato dall’inusuale spettacolo dato dall’aumento di potere da parte di imprese di fronte alle quali i contropoteri tradizionali – Stati, università, media tradizionali, organizzazioni politiche locali, organismi sindacali, associazioni di liberi cittadini – mostreranno tutti i loro limiti se non una vera e propria impotenza.

Tra 24 mesi spero che i pensatori complessi (così mi auguro siano in maggioranza) in arrivo a Roma, prenderanno la parola, ben che vada, in un mondo trasformato in merce, dove il lassismo (e la pochezza intellettuale e l’impreparazione culturale) dei leader politici hanno consentito una profonda trasformazione del potere dove i veri padroni del mondo non sono più quelli che ostentano l’apparenza (neanche i dittatori con armi e bagagli a seguito) del potere politico, ma quelli che controllano i mercati finanziari, i gruppi mediatici planetari, le autostrade della comunicazione informatica, la salute dei viventi (persone, piante, animali e perfino ciò che è apparentemente inanimato) le tecnologie genetiche.
Questi poteri (sono persone fisiche comunque) indifferenti al dibattito democratico (sia pure sempre più flebile) e non sottoposti neanche al rito formale del suffragio universale, decidono in modo occulto e sovrano del destino dei viventi, senza che ormai nessun sopravvissuto contropotere consenta di correggere, emendare o perfino rifiutare le loro decisioni.
Negli ultimi anni (e perché dovrebbe cambiare qualcosa nei prossimi 24 mesi?) i parlamenti “democratici” con i loro partiti, istituzioni benemerite di donne e uomini liberi, media tradizionali, o sono troppo locali o sono stati troppo complici. In questo quadro generale avviene l’incontro di Roma ed io, prima confusamente (anni addietro) e poi sempre più determinato, sento la necessità che qualcuno, di autorevole e culturalmente “armato” faccia da contrappeso a tale andazzo planetario.
Perché non devo sognare di vedere durante il 25° Congresso Mondiale di Filosofia accendere la fiaccola capace di illuminare la posa della prima pietra di un nuovo spazio pensante capace di assumere perfino il ruolo di rappresentanza che sarebbe stato riservato alla società civile internazionale oggi di fatto ristretta in un grande feroce gelido Gulag?

Se non saranno le migliaia di pensatori complessi che si attendono in arrivo a Roma provenienti dai quattro angoli del mondo a dire basta alla mercificazione generalizzata delle parole e delle cose, dei corpi e delle menti, della natura e della cultura che aggrava solo le disuguaglianze (o vorrete negare ciò che è in essere?) presupposto certo per il grande vortice della violenza a quali altri santi dobbiamo votarci?
A loro filosofi riuniti nel 25° Congresso Mondiale e l’anno dopo (felice combinazione sinergica) ai chi Papa Francesco vorrà, sempre a Roma e sempre provenendo dai quattro angoli del Pianeta, dare peso durante il Giubileo del 2025.
Due avvenimenti (Il Giubileo e il Congresso di Filosofia) che il divenire delle cose ha collocato entrambi a Roma e in un lasso di tempo stretto.
Due avvenimenti solo apparentemente di matrice diversa ma entrambi essenziali per alimentare (dando risposte anche concrete) l’esigenza di giustizia ed uguaglianza che attraversando come un’onda lunga tutta la storia dell’umanità potrebbe risorgere possente proprio in questo momento e proprio in questa nostra Roma eterna.

Oreste Grani/Leo Rugens