Una centrale d’ascolto da piazzare in un palazzo vaticano?

E così mentre le persone normali si barcamenavano per mettere insieme pranzo con la cena e le bollette più un pieno di benzina, degli squinternati (che reato si compie a dare dello squinternato a degli squinternati?) sragionavano di “una centrale di ascolto russa su territorio vaticano“? Se leggo bene la magistratura si troverà nei prossimi giorni a valutare le affermazioni della signora Cecilia Marogna che fa affermazioni a mio modesto avviso di una gravità senza paragoni con cose che negli ultimi decenni abbiamo sentito raccontare da più fonti alcune perfino autorevoli, essere avvenute nella nostra ormai stremata Italietta.

La Marogna, per ora non querelata o smentita con fermezza da nessuno, si inoltra in ricostruzioni di intrighi internazionali che, bisogna dirlo, staccano di leghe ogni storia misteriosa che ho sentito raccontare da quando sento raccontare.
La Marogna sostiene che un tale Piergiorgio Bassi si era messo in testa di chiedere ai vertici della Santa Sede (senza essere preso a calci in culo) un palazzo terra cielo, non solo autorevole per scelte architettoniche, ma in zona extraterritoriale (di proprietà quindi del Vaticano) per poter installare nell’edificio protetto una centrale di ascolto gestita da spioni russi.
Leggo che questo Bassi rappresentava (ed era pertanto di fiducia) non solo russi a loro volta intimi di Vladimir Putin ma alti ufficiali del nostri servizi a cominciare dall’ormai trasferito in Leonardo (ex Finmeccanica) il sardo Luciano Carta. Sapevo che Carta era uno dei tanti “senza qualità” dei nostri vertici e che per motivi che andranno un giorno portati alla luce del sole era stato premiato a buscare centinaia di migliaia di euro all’anno mettendolo a scaldare una poltrona (è il presidente!!!) in quel che rimane della galassia, un tempo denominata Finmeccanica, ma mai potevo immaginare che venisse coinvolto in grovigli bituminosi quali quello che mi appare connoti la vicenda Vaticano-Russia. La Maronga potrebbe essere una Maria Moneta Caglio di antichissima memoria (il Cigno Nero del caso Montesi), cioè una bugiarda. Oppure, udite udite, sincera. Terzo non è dato.


E se Maronga racconta cose vere, forse in molti si dovranno tenere forte forte ai braccioli delle careghe dove sono piazzati. Almeno così dovrebbe essere in un paese che ha assunto degli impegni con gli alleati di ieri e in qualche modo ancora di oggi. E poi se non bastasse questa storia del palazzo da adibire a “centrale d’ascolto” ci sarebbe anche questa ipotesi di dare vita ad una criptovaluta. Una criptovaluta? Infine post (ma non della vicenda) torno a pensare alla gente normale, a cosa pensa della giustizia, dei servizi, del Vaticano, delle criptovalute, del pranzo da tenere legato con la cena, delle bollette, della benzina, dell’astensione elettorale, della libertà di pensiero e di lavoro. Certamente, sentite a me, la maggioranza degli aventi diritto al voto sta elaborando una qualche soluzione a tanta violenza vessatoria. Non so dirvi quale sia. Ma se i Becciu/Carta/Bassi (scelgo loro ma la lista è quasi interminabile) pensano di farla franca questa volta, arisentite a me, si sbagliano tragicamente.

Oreste Grani/Leo Rugens