Provare a rivolgersi ai 25 milioni di italiani che hanno deciso di chiamarsi fuori

Dopo la solita baldoria post scrutini elettorali, cortesemente, vediamo di tornare a ragionare di come, in realtà, stiamo messi. Se solo il 50% degli aventi diritto al voto si recherà a votare (a spanne vuol dire 25 milioni di cittadini) al rinnovo del Parlamento nel 2023, se uno raccoglierà il 16% del consenso teorico possibile, a malapena riceverà il voto dell’8% di 50 milioni degli aventi diritto. E quindi i cittadini che avranno alzato le chiappe per uscire di casa e recarsi al seggio, convinti che la dirigenza del PD li garantirà durante la tempesta prevedibile (in che situazione complessa ci troveremo nella primavera  2023?), saranno, poco più, poco meno, 4 milioni. Scusandomi per la rozzezza del calcolo.
Fratelli d’Italia, con la Meloni che stravince (così dite e scrivete), ad oggi, proiettata nel 2023, riceverà la delega di 2 milioni degli aventi diritto. E via così dove Renzi e i suoi fedelissimi potrebbero non passare il milione di voti. Del M5S in altri post e da tanto tempo ho scritto e previsto la fine miserrima: da 11 milioni del 2018 se ne avanzerà 1,5 milioni è grasso che cola. Per questo gente come Angelo Tofalo chiede che gli venga riservato un posto “pubblico” In Leonardo o in azienda similare. Sa che aveva ragione Grani e che ormai è finito il giro della giostra.

Così, mentre la schiuma (se avessi scritto feccia avrei forse reso meglio l’idea) della partitocrazia a brandelli prova a mantenere un controllo sociale usando ogni espediente, distraendo i cittadini deviando la loro attenzione dai problemi importanti e dalle trasformazioni culturali in essere attraverso l’attuazione deliberata di un vero e proprio diluvio di continue informazioni insignificanti o infarcite di false notizie che rendano difficile, se non impossibile, raccapezzarsi, il caos aumenta e rimane molto difficile organizzare il consenso tra i 25 milioni che si stanno radunando in un teorico “Aventino”. Che cosa accade realmente al Fondo Monetario Internazionale o alla Banca Mondiale o nelle varie Banche Centrali, nessuno lo sa. C’è molta agitazione e questo lo si percepisce ma di cosa i padroni del denaro discutano nessuno, tranne loro, lo sa.
La stampa economica, se pure fosse franca e libera di scrivere, potrebbe certamente denunciare il deficit di trasparenza e democrazia. E a cosa servirebbe? I giornalisti dovrebbero arrivare a scrivere (e vi sembra semplice spiegare quel che sto per affermare?) che questi organismi di fatto sono già un governo mondiale e che hanno un loro “elettorato di riferimento” (chissà se mi faccio capire?) ma questo elettorato non è fatto dei cittadini che in larghissima parte popolano il Pianeta ma da consigli d’amministrazione di società multinazionali, da grandi banche internazionali e, spero di sbagliarmi, dai vertici delle grandi organizzazioni criminali, cioè la mafie. Il governo del mondo, che di fatto già esiste, risponde a questi interessi.

Il foruncolo putrescente moscovita e le sue ambizioni sono cosa minore. Così ovviamente il sacrosanto diritto del popolo ucraino di difendersi. E di queste mie esagerazioni avrete riscontro, tra poche ore, quando Draghi, Scholz e Macron (novelli Alessandro Orsini) andranno a lamentarsi con i politici ucraini per come si agitano, prima di farsi strozzare dagli sgherri di Putin.
Rimane qualche raffinato intellettuale che sembra in realtà delirare (così li presentano negli spettacoli allestiti nei media) mentre la democrazia sognata alla fine della guerra contro i nazifascisti viene distrutta. Sento parlare di propaganda come se ci fosse qualcuno dei potenti ancora interessato realmente alla costruzione del consenso. Questi stanno oltre e di voi (i miei lettori appartengono ai governati e non ai governanti) interessa poco o niente. Sei milioni di poveri in Italia? E cosa c’entrano con l’innalzamento del costo del denaro in atto da ieri? I poveri non hanno denaro e quel poco che hanno incide pochissimo.
Ai poveri e agli altri candidati a poter diventare tali è consentito di dire “Tu o tu, governaci”. Dopo di che tutti a casa a sentire com’è andata. Questa è la forma più evoluta di democrazia.
A casa ad ascoltare come la schiuma dell’élite racconta cazzate per proteggere l’élite dall’eventuale rabbia del branco furioso.
Branco furioso ma, per ora, tragicamente superdisorganizzato.

Questa è stata la vera funzione di Beppe Grillo e del suo cerchietto magico: tenere per il tempo necessario il branco furioso a disorganizzarsi  in un recinto volutamente senza che fosse dedicato un solo minuto ai processi formativi, disinnescando ogni pericolo di crescita e di evoluzione verso la capacità di governare.
Gli undici milioni di cittadini, tranne poche migliaia, si sono trasferiti sull’Aventino ed oggi sono parte dei 25 milioni di astenuti.
I giornalisti continuano a rivolgersi ai cittadini come fossero bambini che non sanno contare. I conduttori televisivi continuano a parlare di percentuali e lo faranno fino a quando alle urne andranno solo loro e i loro padroni. E che nessuno si offenda per il termine “padroni” ma se si continua a commentare il successo di Fratelli d’Italia e del Partito Democratico o la sconfitta della Lega usando esclusivamente l’aspetto emotivo, presentando le percentuali, senza mai parlare di numeri reali, escludendo che si sia in presenza di veri cretini, solo di servi si tratta. Giornalisti servi.

E se ci sono dei servi, sentite a me, ci sono anche dei padroni.

Oreste Grani/Leo Rugens