Bombardieri all’uva passa e caramelle

Ho voglia di scrivere di un periodo storico che facciamo male a non conoscere a sufficienza. Almeno così ipotizzo sia per i miei lettori. Comunque ritengo opportuno, in tempi in cui si prova ancora una volta a raccontare di russi buoni e di americani cattivi, di allungare la memoria fino ad un 24 giugno di tanti tanti anni addietro. Il 24 giugno del 1948 appunto i russi/sovietici (oggi sono solo russi anche se nostalgici di quando erano sovietici ex imperiali) staccarono la luce, ed altro, a Berlino ex capitale dei nazisti. Come certamente sapete la città era divisa in quattro settori ed uno di questi era di competenza sovietica. Gli Alleati, in pieno accordo, reagirono e diedero vita a quello che si chiamò …Guardate i numeri (i voli!!!!!!!!) e l’esito della vicenda. Dopo pochi mesi dalla sconfitta politica e organizzativa, i russi/sovietici passarono ad altro e non smisero più di seminare morti e distruzione in mezza Europa. Quello sanno fare e quello ancora oggi fanno. Maledetti loro e i loro complici. La letteratura russa di cui sentite parlare è altro e non riguarda Kirill e Putin. Oggi i calcoli (difficile essere precisi in tale rendicontazione) dicono che per spianarsi la strada e non dover affrontare il popolo ucraino in armi, dalle Forze Armate putiniane vengono sparati fino ad 80.000 proiettili di artiglieria (sotto varia forma) al giorno. Vuol dire che dall’inizio dell’invasione quasi dieci milioni (10.000.000 !!!) di munizioni pesanti sono state consumate.
Meditate gente, meditate. Preventivamente: siamo entrati in una fase della guerra d’aggressione russa che obbliga a fare chiarezza non su banali listarelle (questo è stato il limite del Corriere della Sera) ma su chi, agente d’influenza (anche foraggiato), sabota il fronte interno. Perché, sentite a me, siamo in guerra ed eviterei di rimuovere il dettaglio. Se uno sta con Putin, sta con Putin, e cioè con il massacratore. I se e i ma, sono altro. Ho scritto foraggiati.
Oreste Grani/Leo Rugens

Il ponte aereo per Berlino (1948-1949) fu un’azione intrapresa durante la Guerra fredda dagli Stati Uniti e dai loro alleati dell’Europa occidentale per trasportare cibo e altri generi di prima necessità nella Berlino Ovest circondata dai sovietici.
Il 24 giugno 1948 l’Unione Sovietica bloccò gli accessi ai tre settori occupati da statunitensi, inglesi e francesi di Berlino, tagliando tutti i collegamenti stradali e ferroviari che giocoforza attraversavano la parte di Germania sotto controllo sovietico. Le parti occidentali della città furono anche scollegate dalla rete elettrica, anch’essa sotto controllo sovietico. Berlino ovest divenne una buia città assediata, senza viveri né medicinali.
Il comandante delle truppe di occupazione statunitensi, il generale Lucius Clay, propose di inviare una grossa colonna corazzata attraverso le strade che collegavano la Germania Ovest a Berlino. La colonna avrebbe marciato pacificamente per scortare gli aiuti umanitari, ma sarebbe stata pronta a rispondere al fuoco se bloccata o attaccata. Il Presidente Harry Truman reputò la proposta foriera di un inaccettabile rischio di guerra e dette incarico al generale Albert Wedemeyer, comandante dell’aviazione statunitense in Europa, di studiare la fattibilità di un ponte aereo.
Il 25 giugno, il giorno dopo l’inizio del blocco, venne istituito un enorme ponte aereo che poi durerà 462 giorni. Centinaia e centinaia di aeroplani, chiamati affettuosamente Rosinenbomber (“bombardieri d’uva passa”) dalla popolazione locale, trasportarono un’enorme varietà di provviste, da interi container pieni di viveri, carbone e medicinali a piccoli pacchetti di caramelle con attaccato un minuscolo paracadute individuale per i bambini (i pacchetti di caramelle paracadutati furono ideati dal pilota Gail Halvorsen). Gli ammalati gravi ed i bambini venivano evacuati dalla città con gli stessi aerei. Gli aeromobili vennero forniti e volarono dagli Stati Uniti, dal Regno Unito e dalla Francia, ma gli equipaggi furono forniti anche dall’Australia, dal Sudafrica e dalla Nuova Zelanda. Furono in totale effettuati 278 228 voli, trasportando 2 326 406 tonnellate di cibo e altre forniture, tra cui un milione e mezzo di tonnellate di carbone per riscaldamento e produzione di energia elettrica, dando vita al più grande trasporto umanitario della storia. All’apice dell’operazione, atterravano a Berlino 1 398 voli ogni 24 ore, trasportando 12 940 tonnellate di viveri, carbone e macchinari.
L’Unione Sovietica tolse il blocco alla mezzanotte del 12 maggio 1949. Il ponte aereo continuò comunque fino al 30 settembre: era intenzione delle democrazie occidentali di costituire a Berlino sufficienti scorte in caso i sovietici bloccassero di nuovo la città.
L’azione statunitense portò il nome in codice di Operation Vittles, mentre quella britannica venne chiamata Plain Fare. L’operazione non fu indolore per gli equipaggi: data l’elevata frequenza dei voli, vi furono alcuni incidenti con vittime. Il più noto è il disastro di Gatow, aeroporto della RAF all’epoca, dove il 5 aprile 1948 un Vickers VC.1 Viking britannico entrò in collisione con uno Yakovlev Yak-3 che stava effettuando acrobazie, precipitando nella zona sovietica dopo essere entrato in vite. Il pilota dello Yak e i 14 tra equipaggio e passeggeri a bordo del Viking persero la vita.
Il controllo operativo dei tre corridoi aerei alleati venne affidato al controllo del traffico aereo del BARTCC, situato nel settore americano di Berlino, all’aeroporto di Tempelhof. L’autorità di mediazione e controllo diplomatico venne garantita da un’organizzazione non ufficiale delle tre potenze a cui partecipava come contatto anche personale sovietico, anch’essa situata nel settore americano, che venne chiamata Berlin Air Safety Center (BASC).