Lo spirito deve restare sempre “in armi”

La guerra, come si vede giorno dopo giorno, è il campo del pericolo per cui il coraggio è la prima qualità del guerriero.
Il coraggio è di due generi: coraggio in presenza del pericolo personale e coraggio di fronte alla responsabilità, sia nei riguardi del giudizio di una qualche potenza esteriore, sia nei riguardi della propria coscienza.
La guerra è il regno del caso. In nessun’altra attività umana si deve lasciare a questo elemento estraneo un gioco così libero, perché nessuna vi è in così continuo contatto. Esso aumenta l’incertezza di tutte le situazioni e turba l’andamento degli avvenimenti.
L’incertezza di tutte le informazioni e di tutti i piani, questa continua intrusione del caso, fanno sì che in guerra l’agente trovi incessantemente le cose diverse da come se le era aspettate e ciò non può mancare d’aver influsso nei suoi piani o almeno sulle idee relative. Se l’influsso è così grande da far scartare decisamente le disposizioni progettate, si deve di regola sostituirvene di nuove per le quali spesso mancano i dati sul momento, perché nel corso dell’azione le circostanze trascinano il più delle volte la decisione, e nessuna situazione ritorna una seconda volta; spesso non lascia neppure abbastanza tempo per permettere una matura visione della situazione.
Avviene più spesso ancora che la revisione delle nostre idee e la cognizione dei casi sopraggiunti non sia tale da rovesciare completamente i nostri disegni, ma solo da farli oscillare. La conoscenza della situazione è cresciuta in noi, ma l’incertezza, nonché diminuire, è aumentata con ciò. Causa ne è che queste esperienze non si hanno tutte in una volta ma a poco a poco, in modo che le nostre decisioni non cessano di esserne disturbate e lo spirito deve, per così dire, restare sempre in armi, sul chi vive.
Oreste Grani/Leo Rugens novello Clausewitz
Questo è uno scritto molto profondo che mi piace e che ha la capacità di ispirare. Quando un ragionamento riesce a trasformarsi in ispirazione allora è profondo e merita di essere ascoltato. L’evocazione invece cos’è? È quell’atto di debolezza cognitiva che tenta di “chiamare fuori” appunto, un entità o un agire latente sperando di trarre un qualche vantaggio suggestivo. L’opposto dell’ispirazione quindi che invece è un chiamare dentro di forze già presenti quindi potenziali. Ora, chi ragiona con squlibrio potrebbe cadere nell’inganno di considerare ispirazione ed evocazione come due atti complementari quando in realtà sono opposti. Ad esempio il bianco è completo in sé in quanto è la somma di “tutti i colori” e il nero è altrettanto completo in sé perché è la “negazione di tutti i colori”, sono quindi “opposti perfetti”, come opposti sono ispirazione ed evocazione. Si completano solo gli incompleti come ad esempio due belle fette di pata negra, possono essere completate in un medesimo pasto da un bel minestrone brodoso. Certo chi pasteggia a pata negra e minestrone non può certo fare bella figura, darla da bere a chi conosce bene gli abbinamenti gastronomici,scoprendosi impreparato in materia, ma sicuramente è esperto di complementarietà maccheronica. Invece questo bell’articolo mi fa venire in mente un Madeira, tanta saggezza invecchiata in botti di pregio.
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A proposito di spirito in armi, la situazione evolve pesantemente in sri lanka, e un fiume di gente in protesta anche nell’Albania del filo europeista Rama, per la serie “so quattro gatti, so mica l’anni di piombo”, e siamo ancora in una stagione, l’estate, carattrizzata da stati d’animo di spensieratezza e poca voglia di stare in marcia sotto il sole rovente, e mo che arriva l’autunno quando le palle gireranno più vorticosamente e ci sarà il conto delle scellerate pokitiche guerrafondaie della nato, cosa succederà?
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Intanto volano le mazzate per l’acqua anche dalle parti dello stabilimento di Nogara a Verona. La pentola bolle, e qualcuno calerà la pasta prima o poi.
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Segui bene questa storia dell’acqua data a quattro soldi alle multinazionali caro Leo, problema dell’acqua di cui già da tempo a ragion veduta ne parli. Lasciamo perdere invece le chiacchere fritte di carnevale, che perdere tempo dietro gli arlecchini travestiti da pulcinella attivati dal dippe steit all’amatriciana italiota, è robba da dilettanti allo sbaraglio,
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Un buon ramo di studiosi che si occupano di qusstioni idriche è quello dei sociologi dell’ambiente e del territorio, In Italia come stiamo messi a sociologi di questo tipo, abbiamo top players del settore o siamo indietro?
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