Stelle e libertà (non sempre)

Qualche giorno fa mi sono svegliato presto e volgendo lo sguardo a est con la guancia appoggiata al cuscino ho visto il sorgere di Venere. Poiché tra Lei e me si frappone un grata che divide a quadri il cielo, ho potuto osservarne il movimento come facevano gli antichi con i loro strumenti. Qualche minuto più tardi, il programma radiofonico che seguo prima del giornale radio mandò in onda il duetto tra Otello e Desdemona “già nella notte densa” che termina con il verso “Venere splende” a suggellare una notte d’amore eternata dal genio di Verdi.
Dopo due o tre giorni, la prima notizia del radiogiornale è stato l’annuncio delle prime immagini del radiotelescopio James Webb che ha catturato oggetti mai visti prima dall’occhio umano perché lontanissimi nell’universo.
Mi è venuto allora in mente Giordano Bruno e la sua teoria dell’esistenza di infiniti mondi, così ripassando un po’ la questione ho trovato che il nolano trova la prova dell’esistenza della “libertà” proprio nella infinitezza del cosmo, nel suo scorrere nel tempo che obbligano l’individuo a scegliere la propria posizione nello spazio. Chi ha natura umbratile non ha il privilegio, posto che lo sia, di essere in perenne quiete, immobile nell’istante e fermo nella necessità.
Anche Bruno trova nell’osservazione del cielo i motivi o le ragioni che descrivono gli esseri umani o le loro aggregazioni o le forme di potere che li governano.
Sarà questa la ragione per la quale le bandiere di alcune nazioni si fregiano di stelle? Brasile, Israele, Stati Uniti d’America e Cina con le sue cinque stelle che ammoniscono il pianeta che tutti ci troviamo sotto un unico cielo, made in China, probabilmente.
Le stelle si trovano un po’ ovunque, guardatevi intorno e lo constata da soli.
L’elenco è infinito o quasi.
“Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia” e il sapiente e studioso che assurge al ruolo di filosofo lo sa molto bene; sa che senza informazioni non si procede nei meandri di quella assurda realtà che si forma nei nostri cervelli e che tanta parte ha nel produrre i nostri sogni.
Alberto Massari
Ti è capitato di leggere il libro “L’enigma di Piero”?
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Quattro decenni fa
Alberto
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40, bel numero. È il numero che appartiene a ben 8 terne pitagoriche, il teorema di Pitagora quindi, che in certi ambienti lo chimano il mulino a vento. Pitagorici, platonici e bizantini, chissà se un esperto di Bisanzio e Roma,come Luttwak, nei suoi studi ha rilevato particolari carsici collegamenti tra gli elementi di questa terna, che magari esercita ancora un oscuro fascino su certe elites.
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