Mattarella: “Mi auguro che la campagna elettorale sia costruttiva”

Rispettosamente, di cosa parla Presidente? Lei, in questa drammatica contingenza, per la prima volta da quando è Capo dello Stato, non è completamente “servo di verità”. Non può infatti credere che la peggiore classe dirigente della storia d’Italia rinsavisca e in qualche settimana diventi “costruttiva”. Per essere costruttivi bisognerebbe essere altro che cinici distruttivi. Un pugno di arroganti figurette estranee a quel minimo senso dello Stato necessario per guidare il nostro Paese, tra uno sbevazzamento agostano e zuffe per collegi e candidature “sicure” e uso disinvolto dei fondi pubblici per farsi belli agli occhi degli attoniti italiani, svolgerà tutto meno che un ruolo costruttivo.
Prepariamoci ad altro se vogliamo rimanere patrioti ora che la Patria sembra in liquidazione ad opera di gaglioffi al soldo proprio dei nemici dell’Italia e della Nato di cui siamo, proviamo a non dimenticarlo, per patti sottoscritti, membri.


Gaglioffi che, passo dopo passo, assoluzione dopo assoluzione, prescrizione dopo prescrizione, sono arrivati a possedere banche (tramite marionette nei consigli d’amministrazione), giornali, giornalisti, casse dei partiti politici, ministri, membri di commissioni, amministratori generali, direttori dei servizi, alti ufficiali delle varie forze armate. Così dopo aver letto dei peggiori anni della vita della Repubblica (chi ne parlava si riferiva ai decenni che partendo da Mani Pulite si sono articolati fino al berlusconismo ancora imperante) oggi, sul quotidiano La Stampa di Torino, Concita De Gregorio, definisce quella che ha liquidato Mario Draghi e che si prepara a candidarsi a guidare l’Italia, la peggiore classe dirigente dall’Unità d’Italia in poi. Difficile che tali cialtroni possano svolgere un ruolo costruttivo. 


Un vero golpe questa storia di una campagna elettorale agostana e in quanto tale monca dove nuove formazioni non hanno speranza. A meno che Mario Draghi non scelga di entrare in partita. Ai cittadini, a questa mattina, 22 luglio, rimane solo un’astensione che arrivi al 60/70%. E poi una contestazione autunnale robusta che riapra la questione di un Parlamento senza vera autorità, da sciogliere subito. E quindi nuove elezioni con un ritorno in massa dei cittadini al voto. O vogliamo dire che se l’astensione supera il 50% la democrazia, così come è ridotta, non mostra i suoi limiti? 


Oreste Grani/Leo Rugens