Esiste la Tobin Tax? Se esiste perché non dà benefici?

Questa volta non posso non essere d’accordo con i sindacati nazionali: poco più di un’elemosina. Parliamo dell’intervento governativo per contrastare l’inflazione che in realtà viaggia ormai ad aumenti a due cifre. Il Governo in uscita propone un fantasmagorico +2% di aumento per gli stipendi e le pensioni. Parliamo di una distanza abissale rispetto alla realtà conosciuta da chi affronta tutti i giorni l’impennata dei prezzi. L’inflazione “vera” viaggia oltre il 15-18% e questi mascalzoni ci vogliono elemosinare un miserrimo 2%? Cioè ci propongono una diminuzione secca di un altro 13-16%. Ritengo che in troppi cerchino rogna e abbiano deciso di favorire quei sentimenti di generica rivolta che si sostanziano nel populismo neofascista.
Di questo si tratta soprattutto per le famiglie più povere a cui invece di dare di più per provare a sanare il delta con i ricchi indifferenti, si dà di meno aumentando la disuguaglianza.

Vediamo di intenderci: al di sotto di una certa soglia vivere senza denaro sufficiente si chiama miseria. E la miseria porta comportamenti. L’offesa di aumenti di dieci/quindici euro al mese (di questo si tratta per moltissimi) abbinata all’informazione ormai certa che esistono ricchezze di tali dimensioni da dover essere, quasi necessariamente, nascoste nei paradisi fiscali cioè zone fisiche del Pianeta ove regna un segreto bancario il cui unico scopo è nascondere appropriazioni indebite e altre attività che per semplicità chiamerò di stampo criminale mafioso. In questo modo milioni e milioni (in realtà stiamo parlando di miliardi) nelle varie valute correnti, vengono sottratti alla tassazione a beneficio di quelli che sono già potenti e delle loro istituzioni finanziarie.

Tutte le maggiori banche del mondo (ho scritto tutte) hanno infatti filiali nei paradisi fiscali di cui sopra. La tassazione delle rendite finanziarie (è tutto qui il problema) è l’esigenza democratica elementare. Tali rendite dovrebbero essere tassate esattamente nella stessa misura in cui lo è il reddito di chi lavora ho ha lavorato, cosa che non accade da nessuna parte, tantomeno nei paesi dell’Unione europea.

Elemosina quindi a cittadini (stiamo scrivendo di milioni dislocati in particolare al centro sud d’Italia) che non si ha vergogna a lasciare in estrema difficoltà e al tempo totale libertà di circolazione dei capitali di cui non si conosce l’origine la cui sola esistenza destabilizza la democrazia. Ma i privilegiati se ne fottono e decretano questa frattura. Non si ha vergogna e non se ne temono le conseguenze. Anche violente.

I telegiornali ad esempio mentre annunciano le mancette che vengono distribuite agli ultimi per lasciarli in quella condizione miserevole, tutti i santissimi giorni parlano dell’andamento delle Borse sia azionarie che delle materie prime e ai milioni del calciomercato.
Senza mai parlare di dove finiscano gli introiti della Tobin Tax. La tobin tax è l’imposta sulle transazioni finanziarie, che prevede una tassazione differente a seconda dell’operazione finanziaria.

L’imposta colpisce 3 tipologie di operazioni:

1. il trasferimento della proprietà di azioni e di altri strumenti finanziari partecipativi che siano stati emessi da società residenti nel territorio dello Stato, nonché di titoli rappresentativi dei predetti strumenti indipendentemente dalla residenza del soggetto emittente. In tal caso si applica un’aliquota dello 0,2% sul valore della transazione, ridotta allo 0,1% per i trasferimenti che avvengono in mercati regolamentati e sistemi multilaterali di negoziazione;

2. le operazioni su strumenti finanziari derivati che abbiano come sottostante prevalentemente uno o più strumenti finanziari partecipativi. In tali casi si applica un’imposta in misura fissa, determinata con riferimento alla tipologia di strumento e al valore del contratto, secondo una tabella allegata alla legge di stabilità 2013;

3. il trading ad alta frequenza, che attraverso l’utilizzo di elaboratori, capaci di eseguire ordini in qualche millesimo di secondo, consente di ottenere guadagni dagli scarti di prezzo minimi su uno stesso titolo, ed è caratterizzato da modifiche ed annullamenti molto frequenti.

In tutti e tre i casi è irrilevante il luogo di conclusione della transazione e dallo Stato di residenza delle parti contraenti.

L’imposta è dovuta dal soggetto a favore del quale avviene il trasferimento , mentre quella sui derivati è dovuta da ciascuna delle controparti delle operazioni.

Sono esenti le operazioni che hanno come controparte l’Unione Europea, la Banca Centrale Europea, le banche centrali degli Stati membri dell’Unione Europea e le banche centrali e gli organismi che gestiscono anche le riserve ufficiali di altri Stati, nonché gli enti od organismi internazionali costituiti in base ad accordi internazionali resi esecutivi in Italia.

Sono previste ulteriori esenzioni per:

1. le operazioni poste in essere dai c.d. market makers e dai liquidity providers (anche extra UE), vale a dire coloro che svolgono attività di supporto agli scambi, o che per conto di una società emittente pongono operazioni per favorire la liquidità delle azioni emesse dalla stessa;

2. le operazioni delle forme pensionistiche complementari;

3. le transazioni infragruppo e le operazioni che seguono riorganizzazioni aziendali;

4. le operazioni su partecipazioni messe da società la cui capitalizzazione media nel mese di novembre dell’anno precedente a quello in cui avviene il trasferimento di proprietà sia inferiore a 500 milioni di euro.

Il versamento va effettuato entro il 16 del mese successivo a quello del trasferimento della proprietà delle azioni e degli strumenti partecipativi, ovvero della conclusione dell’operazione su derivato, da parte dei seguenti soggetti.

Gli intermediari:

– banche italiane e imprese di investimento;

– intermediari non residenti, autorizzati, nel loro Stato d’origine, all’esercizio professionale nei confronti del pubblico dei servizi e delle attività d’investimento assimilabili alla negoziazione per conto proprio, all’esecuzione di ordini per conto dei clienti e alla ricezione e trasmissione di ordini.

Gli altri soggetti responsabili del versamento:

– soggetti abilitati a prestare servizi di gestione collettiva del risparmio o di gestione di portafoglio;

– società fiduciarie;

– notai.

Ai fini del versamento i soggetti indicati inviano una dichiarazione all’Agenzia delle entrate in cui indicano le operazioni concluse per il tramite del loro intervento. Allo stesso modo comunicano, attraverso invio di apposita documentazione, all’acquirente delle azioni l’ammontare dell’imposta sulle transazioni finanziarie.

Letto di un impianto e di una procedura rigorosa di queste dimensioni  uno si immagina che quanto ebbi modo di leggere anni addietro possa avere una qualche applicabilità e capacità di contribuire a risolvere (diciamo addirittura sradicare) l’estrema povertà in cinque/sei anni dal momento che lessi che con questa tosatura sistematica si potevano raccogliere cifre superiori ai 160 miliardi di euro sufficienti alla bisogna. Quando vedo che qualcuno pensa di rifilare poche decine di euro ai poveri pensando di aver risolto il problema mi chiedo intanto se la Tobin Tax esiste e ed è in essere e, qualora esistesse mi piacerebbe sapere che fine fanno i soldini che vengono raccolti. Perché sentite a me che ho dei ricordi “virtuosi” in materia (mi ricordo di Porto Alegre e i racconti che mi venivano fatti da giovani che tornavano da quella località in quanto avevo all’epoca i mezzi perché partecipassero ai quei Forum) gli specialisti onesti sostenevano che non ci fossero difficoltà di nessun tipo ad applicare quella equa tassazione. Se non il volerlo.

Mi richiedo: esiste la Tobin tax e, se esiste, perché non funziona?

Oreste Grani/Leo Rugens