Il soldato Raimondo Caria ci obbliga a riflettere sulla fase di transizione in essere
Chi ha saputo leggere con la dovuta attenzione questo luogo telematico, forte della sua marginalità e ininfluenza, sa che ho conosciuto e stimato il generale Raimondo Caria. Alcune sue posizioni di soldato e cittadino probo sono state a suo tempo riprese in questo blog. Spero quindi che suggerirvi di leggere l’elaborato che segue venga colto come parte di un tutto, questo è il pensiero esperto di Caria, particolarmente prezioso in un momento drammatico per la Repubblica e per la comunità internazionale.
Oreste Grani/Leo Rugens
LA MATRIOSKA DI PANDORA ED IL NUOVO ORDINE MONDIALE
“Chiunque voglia sinceramente la verità è sempre spaventosamente forte” (Fëdor Dostoevskij)
L’AUTORE

Raimondo Carìa, Generale di Divisione della Riserva dell’EI, proviene dai corsi regolari dell’Accademia di Modena, ha frequentato la Scuola di Guerra ed i Corsi Superiori di Stato Maggiore in Italia e Spagna.
Ha operato al comando di reparti operativi e nel Servizio di Stato Maggiore – a livello regionale, centrale e NATO – nei settori operazioni, informazioni, guerra psicologica, guerra elettronica, forze speciali.
È stato Addetto Militare (Addetto per la Difesa e per l’Esercito) – dal 1998 al 2001 – presso l’Ambasciata d’Italia in Mosca, con responsabilità su Federazione Russa, Bielorussia, Kazakistan, Uzbekistan, Tajikistan, Turkmenistan e Georgia.
Presentate le dimissioni dall’EI, al termine del mandato triennale a Mosca, si dedica occasionalmente a ricerca ed analisi in Russia, Cecenia, Iraq, RD del Congo, pubblicando per Panorama, La Stampa, Limes, Futuribili, Testimonianze, Radio RAI, Radio-Televisione Svizzera Italiana.
PREMESSA
Immersi nella più vasta e complessa fase dell’evoluzione geopolitica globale anche i non addetti ai lavori dovrebbero oggi poter individuare, con obiettività, fenomeni, attori, metodi, dinamiche, obiettivi.
Fase storica iniziata alla caduta dell’URSS, con il collasso del bipolarismo, immediatamente ed intensamente sfruttata dalla finanza transnazionale anglosassone, con l’espressione di sofisticate diffuse logiche di potere che puntano prioritariamente a cancellare cultura ed identità (etiche, culturali, nazionali, sessuali), prevaricare la residua valenza politica del Mondo Occidentale, sottomettere l’Europa ed estendere il proprio dominio globalizzante, innanzitutto sulla Federazione Russa, “obiettivo simbolo sinergico”.
Una Russia da infiltrare ed “indebolire in modo permanente ed irrevocabile”, privandola delle storiche aree di influenza, dei minerali strategici, delle fonti energetiche.
Un’Europa già infiltrata da decenni, culturalmente, finanziariamente, militarmente. Un’Europa minata nella sua coscienza di sé [1], tradita nei suoi valori da selezionati politicanti, indottrinati e sostenuti da finanzieri transnazionali [2], così come ben altri politici, da Longo a Pajetta, lo furono nell’URSS.
PERCEZIONE E MANIPOLAZIONE
Pur coinvolti dagli effetti della violenta evoluzione geopolitica globale, masse frastornate, impoverite e carenti di conoscenza storico-strategica risultano vulnerabili alle operazioni di strategia indiretta della globalizzazione tecnico-mercantile che oggi superano – per sofisticazione concettuale, tecniche, pervasività ed intensità – le capacità manipolativa e corruttiva del nazismo e del bolscevismo.
D’altra parte, la realtà mediata dalla percezione soggettiva – che discende dalle rappresentazioni proposte – risulta di difficile accettazione a masse influenzabili, non correttamente informate, manipolate.
Se poi le rappresentazioni sono accompagnate da ripetuti latenti e stressanti catalizzatori di paura, più docilmente le percezioni si adeguano alla rappresentazione. La paura infatti offusca la mente, il senso critico, la razionalità – che suggeriscono la ricerca di fonti affidabili, il confronto, la valutazione di veridicità e plausibilità della rappresentazione – ed induce al tentativo di rimozione dei circa 270 conflitti convenzionali che ardono mediamente sul pianeta con continuità da decenni.
Conflitti che non vogliamo o possiamo conoscere perché siamo inermi, disinformati, egoisticamente disinteressati, assuefatti o rassegnati. E nessuno desidera aprire il Vaso di Pandora!
Chi, per contro, ha già conosciuto gli effetti delle guerre o abbia anche solo vissuto l’infanzia negli anni ’40-’50, in città ancora devastate dai bombardamenti alleati, tra stremati sfollati e profughi istriani, dalmati, ungheresi, può percepire correttamente, con disincantato amaro fatalismo, il rischio incombente di un nuovo grande conflitto ed affrontarlo con dignitosa e lucida compostezza. Una compostezza vergata di sdegno per la demolizione del processo di pace in Europa – avviato con coraggiosi impegni diplomatico-politici maturati già negli anni ’70 con la Ostpolitik [3] di Willy Brandt e, negli ’80, in parallelo con Perestrojka, Glasnost [4] ed Uskorenie [5] – oggi vanificato.
IL PRESENTE FIGLIO DEL PASSATO
Per avvicinarsi onestamente alla percezione dell’odierna complessa realtà è necessario volgere lo sguardo al passato; almeno alla Guerra Fredda, alla Cortina di Ferro, alla Caduta del Muro di Berlino (09.11.1989), al “Putsch di Agosto” [
] del 1991 ed alla definitiva implosione dell’URSS, sancita da Eltsin, Presidente della Repubblica Russa, ed altri Capi di Stato delle Repubbliche Sovietiche ad Almaty, in Kazakistan, il 26 dicembre 1991.
Implosione destabilizzante dell’equilibrio bipolare ed iniziatrice di più esondazioni di potere:
• dell’unica superpotenza reduce della Guerra Fredda, gli Stati Uniti,
• del loro deep state, l’apparato tecnologico-finanziario transnazionale proiettato nel Nuovo Ordine Mondiale (NWO) [7] attraverso il coordinamento globalista del World Economic Forum (WEF)
• e delle nuove potenze emergenti, in un originale confronto multipolare ancora squilibrato e foriero di nuovi alti rischi.
Un Nuovo Ordine Mondiale che appare fenomeno dominante ineluttabile, di matrice tecnocratico-finanziaria, diffuso a livello planetario, di antica concezione oligarchica, ancora oggi protetto dalla cortina nebbiogena di un suadente e pervasivo soft power con originali sfrontate strategie di persuasione e controllo:
• candido alibi di una millantata democrazia da propagare ad oltranza, sia pure con le armi in società ad essa incoerenti;
• connessa strumentale difesa di diritti umani a “senso unico”: a comparsa-scomparsa mediatica, come Iraq, Libia, Siria, Yemen, Arabia Saudita, Cina, Afganistan dovrebbero ricordare;
• orwelliana estremizzazione della propaganda e del controllo sociale;
• esaltazione ossessiva, paranoica e violenta di “pensiero unico” e diritti civili gender-friendly, funzionali alla privazione dei primari diritti sociali: lavoro, istruzione, sanità, sicurezza, …;
• cancel culture omologanti di sovranità nazionali e strutture identitarie;
• diffusa grottesca ed aggressiva prassi della delegittimazione e demonizzazione dell’interlocutore;
• gestione di migrazioni di massa e movimenti ambientalistici strettamente connessi ad interessi strategici di parte.
Pervasiva cortina nebbiogena soft power che ha velato formidabili indirizzi hard power imperialisti USA – già evidenti nel secolo scorso [8] – ed i loro caposaldi strategici, rappresentati essenzialmente da:
• “Defense Policy Guidance” (Linee guida per la Politica di Difesa) [9] – 1992 – di Paul Wolfowitz, allora sottosegretario alla Difesa dell’amministrazione di George H.W. Bush, che tra l’altro afferma: “La nostra politica deve concentrarsi ora sull’impedire l’emergere di un qualsiasi potenziale futuro concorrente globale”. La Dottrina Wolfowitz, generalmente considerata come la prima formulazione dell’agenda neoconservatrice americana post-guerra fredda, teorizza il ruolo degli USA come unica potenza globale ed esplicita la necessità di conseguire gli obiettivi di politica estera attraverso azioni unilaterali.
Si rende quindi necessario indebolire la posizione geopolitica della Russia in modo permanente ed irrevocabile “portando nell’orbita strategica occidentale tutti quegli stati che ora la circondano e che in precedenza erano stati parti dell’Unione Sovietica o che rientravano nella sua sfera di influenza”;
• “The Grand Chessboard” (La grande scacchiera) [10] – 1997 – che delinea la strategia USA per l’Eurasia, da mantenere sotto assedio, per assicurare il ruolo unipolare degli Stati Uniti nel XXI Secolo – di Zbigniew Brzezinski – autore di “Between two Ages, the technotronic era” bibbia del NWO;
• “REBUILDING AMERICA’S DEFENCES Strategy, Forces and Resources For a New Century” [11] – 2000 – di Thomas Donnelly, Donald Kagan e Gary Schmitt – ove, a pagina 60, si legge testualmente: “And advanced forms of biological warfare that can “target” specific genotypes may transform biological warfare from the realm of terror to a politically useful tool” (E forme avanzate di guerra biologica, che possono prendere di mira certi genotipi, possono trasformare la guerra biologica, da regno del terrore, in utile strumento politico).
LA MATRIOSKA DI PANDORA
Il 24 febbraio 2022 la comunità nazionale – distratta, sedata dal soft power, indebolita dal “provvidenziale” Covid e dalla sua stupefacente gestione politico-strategica del “divide et ìmpera” – impatta drammaticamente nella sua “prima guerra in presa diretta”.
Precedenti “guerre esotiche” – difficilmente conciliabili con la Costituzione e con gli interessi nazionali – coperte da opportuni pacifici costumi di scena, in teatri vicini (Balcani, Libia) e lontani (Iraq, Afganistan), non hanno infatti mai avuto prima uguale opportunità di tanta “diretta mainstream e social”, oltretutto attentamente posizionati e censurati dal NWO, padrone di finanza, media e tecnologia.
Una comunità – sottomessa al Covid, pacificamente assuefatta all’invasione di risorse “sorosiane”, arresa all’utopia anti-sovranista, diffusamente intrisa di gaio remissivo buonismo e molto meno di solidarietà e nobile mitezza [12],– può essere perciò sorprendentemente sconvolta dall’esecrabile ed “inaspettata” “Operazione speciale nel Donbass” del 24 febbraio, lanciata da Putin dopo decenni di dichiarata politica estera interventista dei Neocon [13]; sentita ovviamente dal Cremlino come pervicace continua sfida ed intollerabile provocazija, ripetutamente, francamente ed inutilmente denunciata (43^ Security Conference – Monaco – 10 febbraio 2007 [14], …, saggio del 12 luglio 2021 “Unità storica di russi e ucraini” [15] [16], …).
Senza la devastante barbara “guerra slava” ci saremmo potuti illudere, ancora una volta, della fine della storia e della geopolitica, affascinati come eravamo dalla rosea narrativa mediatica globalizzante; magari avendo trascurato in rete le “RELAZIONI ANNUALI sulla Politica dell’Informazione per la Sicurezza al Parlamento” [17] del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (DIS) e gli “SCENARI FUTURI 2021” [18] chiaramente tracciati dallo Stato Maggiore della Difesa; dove, sempre a pagina 60, si può leggere: “Sviluppi nella Intelligenza Artificiale avanzata e nel machine learning potrebbero inoltre accelerare l’identificazione di geni o sequenze di DNA dannose, così come potrebbero potenzialmente permettere la realizzazione di armi biologiche più mirate (targeted), ossia che potrebbero colpire specifici individui o gruppi di individui attraverso i loro geni, una precedente esposizione a vaccini, oppure note vulnerabilità nel loro sistema immunitario”.
L’Italia dopo aver esorcizzato l’incubo della guerra e messo in sordina la geopolitica [19], impatta perciò dolorosamente contro gli orrori di una “guerra speciale” – micidiale guerra ibrida: civile, economica, finanziaria, energetica, psicologica, “dispari”, planetaria con valenze nucleari, ideologiche, etico-religiose fatte proprie da Putin per la sua Crociata contro il NWO e le decadenti democrazie.
In campi avversi – con interposta Ucraina (Stato su due nazioni, laboratorio di allarmanti esperimenti politico-sociali [20]) – sono schierati la Federazione Russa ed il NWO, il Mondo Occidentale, ovvero la quasi totalità dei Paesi NATO prevalentemente composti da società vulnerabili che fin quando continueranno a supporre di essere “migliori”, permanentemente sicure nelle loro contrade – senza impegnarsi con responsabilità e continuità per la sicurezza e la pace, liberandosi dell’arrogante presunzione di dover diffondere la democrazia con le armi – non verranno mai a patti con la realtà e saranno condannate ad un destino di isteria, decadenza e guerra perenne, come appare deciso dalle corporazioni transnazionali e dai Neocon USA – proiettati nel totalizzante e totalitario loro NWO – che impiegano spavaldamente la strategia della Shock Economy della Scuola di Chicago.
Le comunità nazionali, inoltre, frastornate dal pervasivo Covid e dalla narrazione mainstream su errori e devastazioni della “prima guerra in presa diretta”, non dispongono normalmente – con esclusione dei più alti settori militari, imprenditoriali, intellettuali e finanziari – di idonei strumenti culturali, tecnici e psicologici per poter esercitare, in aderente [21] e consapevole autonomia, il ruolo di valida e democratica “pubblica opinione” a supporto di solide condizioni di benessere e pace.
Lo dimostrano le immediate massive reazioni emotive occidentali – innescate dagli orrori ed alimentate da irresponsabile propaganda – che in modo grottesco hanno assimilato a Putin tutti i russi, compreso l’insieme progressista [22] di dissidenti, studenti, intellettuali, artisti e sportivi; inclusi, paradossalmente, gli autori classici, compreso Dostoevskij, il cui pensiero rappresenta il miglior antidoto all’odio, all’autoritarismo, alla costruzione del nemico ed alla bassa retorica “noi-loro”.
Nulla si può naturalmente negare al diritto-dovere della riprovazione, del dolore, dell’amarezza per l’invasione russa e le sue atroci modalità; così come per gli orrori perpetrati, ma non visti, nei Balcani, in Iraq, in Libia, in Afganistan, magari nel Donbass e per le vili e criminali modalità di abbandono di Kabul che abbiamo presto dimenticato grazie al silenzio dei media.
Fin qui, in sintesi, la prima impressione sull’attuale ampio confronto tra la Matrioska di Pandora [23] ed il decadente Ovest nella sua specifica versione NWO; dalla caduta del Muro di Berlino alla distensione, all’odierna tragedia ucraina, di chi ha potuto osservare la Russia nell’evoluzione cromatica – dal rosso sangue di Stalin all’arancione di Chruščëv, fino al verde della speranza riformista di Gorbačëv –, poi nel tragico degradante Far East di Eltsin e nella difesa dell’impero sui “bastioni del neopatriottismo e della Chiesa Russo-Ortodossa”, restaurati da Putin in opposizione al degrado sociale – conseguente la caduta dell’ideologia sovietica ed al collasso economico finanziario – e all’estremismo islamico su cui fa sempre perno il separatismo caucasico. Difesa imperiale durissima in Cecenia con la devastazione di Grozny – deterrente argine al “rischio domino” ed alla balcanizzazione – replicata in Ucraina, come era facile prevedere.
Lotta al terrorismo islamico ed apertura all’Europa – ed in particolare alla Germania – espresse da Putin nel suo intervento al Bundestag del 25 settembre 2001 [24], nel richiamare lo storico complesso rapporto politico, culturale e commerciale russo-tedesco e la possibilità di combinarne i potenziali: “Nessuno dubita del grande valore del rapporto dell’Europa con gli Stati Uniti. Ma credo che l’Europa rafforzerà la sua reputazione di centro potente e indipendente della politica mondiale a lungo termine solo se unirà il proprio potenziale con le risorse umane, territoriali e naturali della Russia, nonché con il potenziale economico, culturale e di difesa della Russia”.
Combinazione di allarmanti potenziali in eterno contrasto con gli interessi degli Stati Uniti, ai quali Putin aveva offerto, immediatamente dopo l’Undici Settembre, la disponibilità degli aerodromi per la proiezione in Afganistan; nonostante il mai dimenticato intervento NATO nei Balcani ed i relativi “affronti” ai Fratelli Serbi con i bombardamenti su Belgrado e Pristina (iniziati il 24 marzo 1999) [25].
I positivi rapporti con gli Stati Uniti apparivano precursori di straordinarie possibilità di intesa che trovarono la loro formalizzazione il 28 maggio 2002, con l’accordo di Pratica di Mare, per l’inclusione della Federazione Russa nel Consiglio della NATO.
Sarà poi la politica estera espansiva degli USA – in particolare l’allargamento della NATO ad Est e le interferenze in Ucraina – :
• ad indurre Putin alla “svolta”, apertamente dichiarata nella 43^ Conferenza sulla Sicurezza di Monaco il 10 febbraio 2007 [26],
• all’incrudimento della gestione del potere nella sua fase “brezneviana”, a partire dal 2016,
• ad indurre le tensioni ed il blocco autolesionista del gasdotto Nord Stream 2, compiutamente rappresentate in febbraio da Mike Whitney in “La crisi in Ucraina non riguarda l’Ucraina. Riguarda la Germania” [27].
Svolta decisa, impressa infine da Putin nello scorso febbraio – che sposta drammaticamente il pendolo di Mosca ad Oriente -nella “Dichiarazione congiunta di 99 paragrafi” [28] con il leader cinese Xi Jinping, per:
• opporsi a un ulteriore allargamento della NATO e “creare garanzie di sicurezza giuridicamente vincolanti a lungo termine in Europa”;
• stigmatizzare l’esigenza di progressività e congruenza nella instaurazione delle democrazie, in quanto, pur condividendo “che la democrazia è un valore umano universale, piuttosto che un privilegio di un numero limitato di Stati” spetta alle singole nazioni “scegliere” le diverse “forme e metodi di attuazione della democrazia che meglio si adattano al loro particolare stato” ed alle loro “caratteristiche culturali”, in quanto “non esiste un modello unico per guidare i paesi nella creazione della democrazia”.
Nonostante tutto – ed a maggior causa del drammatico istintivo nevrotico senso di insicurezza causato dall’ancestrale percezione del pericolo di invasioni e del doloroso senso di perdita di potere – poco è cambiato nell’anima profonda della Santa Madre Terra Russa e nella struttura identitaria imperialista dei suoi prediletti figli slavi. A meno di un forte rinnovato sogno antiautoritario, già presente del XIX secolo (es. Dostoevskij) ed individuato nei primi segni di cambiamento in senso democratico, come annunciava, all’Università di Relazioni Internazionali di Mosca il 10 dicembre 2002 il Professor Ilja Levin [29]. Un sogno antiautoritario oggi rivitalizzato dagli orrori della guerra tra molti giovani ed intellettuali oppositori del corso “brezneviano”, soprattutto nelle sue metropoli e negli ambienti scientifici, finanziari, tecnologici ed informatici.
INCOGNITE FUTURE – PREVISIONI
Ciò che appariva impossibile ai non addetti ai lavori si è verificato; ovvero è stato pervicacemente provocato dai Neocon USA e dal NWO! Un vasto e complesso conflitto “convenzionale”, con multiple valenze interconnesse di carattere politico-strategico – dalla finanza, all’economia, all’energia – che non avrebbe dovuto cogliere di sorpresa i Governi dell’Europa continentale e le loro Forze Armate; mentre la Russia, nei suoi “limiti” tecnologici e logistici, si è preparata alla guerra da anni, grazie alle evidenti sfrontate provocazioni delle infiltrazioni USA in Ucraina che hanno rotto gli argini a Kiev nel 2014 con la violenta liquidazione di Janukovic.
La Russia, peraltro, si prepara alla guerra da sempre a causa delle esigenze difensive derivanti dalla natura del suo immenso territorio. In un ambiente privo di difese naturali, aperto come le steppe, il vero elemento difensivo è costituito infatti dallo spazio che separa la capitale dalle frontiere: il valore dello spazio moltiplicato per lo specifico fattore incrementale rappresentato dai rigori del clima. È necessario, perciò, garantirsi il possesso di tutto il territorio possibile, allontanare sempre più le frontiere dalla capitale fino alla conquista dell’intero continente euroasiatico, la sicurezza definitiva e la pace globale. È così che, per secoli fin dalla Russia di Kiev, l’imperativo strategico è stato rappresentato dall’esigenza di conquista di nuovo spazio, fino al collasso della società, dissanguata dal crescendo geometrico dell’impegno militare [30].
Negli ultimi decenni le Forze Armate dei Paesi europei continentali sono state, per contro, dimensionate ed addestrate eminentemente alle operazioni fuori area, in situazioni di guerra asimmetrica; molto meno intense e logoranti del conflitto convenzionale che ha assunto ormai carattere di guerra di logoramento. È interesse di USA e UK, infatti, defatigare la Russia, logorarne lo strumento bellico convenzionale, la credibilità di Putin, l’economia, la finanza, la naturale empatia per un popolo che ha sofferto settanta anni di comunismo e che ha diritto, come il meno conosciuto popolo ucraino – peraltro in gran parte assimilabile al russo – a sperare nella pace e nel benessere.
Per adeguare lo strumento bellico convenzionale i Paesi europei necessitano di almeno due anni di adeguamento industriale, logistico, addestrativo; durante i quali il potenziale convenzionale ed umano russo – ed ucraino – è destinato a scemare.
Ammesso che nei prossimi due anni la situazione non deflagri, l’intervento di singoli paesi NATO (es. Polonia, Romania) – sostenuti principalmente dagli USA – in fasi critiche dell’offensiva russa appare probabile se non ineluttabile premessa allo sfruttamento del successo da parte della NATO tutta.
Fare previsioni sullo sviluppo di situazione è comunque velleitario, ma possono essere posti in evidenza i fattori di base che determineranno sulla scacchiera le sorti del Grande Gioco.
Indubbia è la precarietà di tenuta della Federazione Russa destinata alla balcanizzazione, non solo per le offensive occidentali, ma soprattutto a causa delle frizioni interne per la gestione del potere sulle ricchezze straordinarie del suo territorio ed alla variegata composizione etnica, nazionale, religiosa: oltre duecento distinte nazionalità e quattro religioni riconosciute, delle quali l’Islam appare l’unica aggregante nel Caucaso e lungo le frontiere asiatiche, oggi controbilanciata dalla Chiesa Russo Ortodossa strettamente aggregata al Cremlino.
Inoltre la Cina, nonostante l’intenso sviluppo di nuovi accordi, rappresenta ancora il primo nemico della Russia, tanto che, a scopo di deterrenza, il 70% dei vettori nucleari di Mosca è predisposto per colpire le megalopoli cinesi. Senza contare che dal 1991 ad oggi circa 500.000 clandestini cinesi all’anno entrano per osmosi nel vuoto pneumatico delle Siberie. Infatti, dei 145 Milioni di cittadini russi solo 14 Milioni vivono ad Est degli Urali, essenzialmente concentrati nelle poche città: Vladivostok, Novosibirsk, Khabarovsk, …
I duri contrasti, sempre latenti, tra “ministeri di forza” e tra forze armate, che devono contendersi le ridotte assegnazioni finanziarie, costituiscono poi altro grave fattore di vulnerabilità; soprattutto nella critica gestione di una lunga guerra.
Infine, le ingerenze esterne a sostegno della dissidenza trovano facile gioco nelle grandi città, dove sono sufficienti poche decine di migliaia di manifestanti per innescare moti rivoluzionari; come a Pietroburgo nel 1905 e nel 1917, a Mosca nel 1991 e 1993 ed Kiev nel 2014.
D’altra parte, il primo fattore in gioco è la volontà politica degli attori in campo che appaiono oggi determinati a non cedere sia sul campo, sia nella trattativa diplomatica, anche perché in gioco è la sopravvivenza delle loro leadership. La volontà politica dei contendenti è influenzata peraltro dall’opinione pubblica, dai movimenti di dissidenza e, alla radice, dalla struttura identitaria e dalla storia dei loro distinti popoli. Motivo per il quale le operazioni di strategia indiretta e di guerra psicologica hanno raggiunto in Russia livelli di censura e controllo brezneviani ed in Occidente l’intensità grottesca di manipolazione ed induzione al fanatismo acritico.
Da osservare inoltre che l’opinione pubblica occidentale è molto più vulnerabile della russa ed ucraina; tanto che le perdite in un primo eventuale tragico impatto convenzionale tra Paesi Nato e Russia peserebbe ineluttabilmente sulla volontà politica europea. Mentre appare ancora oggi che le considerevoli perdite russe non hanno avuto peso sulla determinazione di Mosca. Fermo restando che la discesa in campo di reparti NATO determinerebbe, tra l’altro, l’apertura ad interventi nucleari tattici russi e la probabile escalation strategica. Eventualità che, al momento, sono considerate possibili sia dalla dottrina russa, in caso di alto rischio di tenuta difensiva, sia da USA ed UK.
Altri essenziali fattori in gioco sono, ovviamente, finanza, economia, tecnologia, dottrina, organizzazione di comando e controllo, logistica; dove i Paesi Nato (USA, UK, F, …) godono di netta superiorità. Argomenti sui quali l’analisi può essere estesa all’infinito anche se con una buona dose di ottimismo basterebbe concentrarsi sul settore energetico, quale probabile catalizzatore di imprevedibili ed auspicate soluzioni diplomatiche tra Russia e Paesi dell’Europa continentale.
VALORI E DIGNITÀ ARGINI DELLA DECADENZA DELL’OCCIDENTE
Sarebbe opportuno infine dedicare la conclusione ai fattori primordiali del potenziale strategico: i valori, la volontà politica, l’etica, il consenso. Quindi avere il coraggio e l’onestà intellettuale di affrontare il tema etico della Pubblica Informazione Governativa, riconoscendo l’esigenza di informare, formare e responsabilizzare i cittadini sulla Sicurezza e la Difesa; come in altri Stati in Occidente, compresa la vicina Spagna dove l’annuale Directiva de Política de Defensa [31] è preceduta da mesi di Telediario diretto su Las Cortes, che attiva l’interesse e la discussione – in presa diretta – tra Politici ed Alti Comandanti centrali e periferici ai quali è consentito esprimere pubblicamente libero pensiero e dissenso in armonia con lo scopo di trattare la migliore linea di “difesa di dignità, interessi e sovranità nazionale”.
A causa di carente formazione, educazione, corretta ed equilibrata informazione si rischia perciò l’esplosione nucleare planetaria della “Matrioska di Pandora”, “ad insaputa” dei pacifici cittadini; i quali rassegnati vanno incontro alla dura recessione dell’Europa continentale – in particolare dell’Italia – per la contrapposizione tra gli interessi strategici ed energetici “locali” di Europa-Russia (principalmente Germania e Russia) [32] ed i debordanti imperialismi dell’Alleato leader NATO, l’“America first”, prevalenti sull’ingannevole “America is Back” [33] di Biden che annunciava la promessa di un rapido ritorno ad una leale e attiva cooperazione multilaterale. Di fatto per garantire gli interessi di corporazioni transnazionali che hanno già basi in Cina ed aspirano al collasso della Federazione Russa, la sua balcanizzazione, alla riduzione del suo territorio ad Ovest degli Urali e, sicuramente, all’agevole conquista delle Siberie ad Est di Ekaterinburg.
D’altra parte, le crisi e le guerre esigono il massimo di competenza, coraggio, onestà intellettuale, responsabilità per la loro migliore gestione, allo scopo di rispondere alle minacce potenziali o effettive nel modo più rapido ed efficace. Non sono ovviamente consentiti ritardi, partigianerie, sofismi, preconcetti o alibi etico-morali. Si impone quindi decisamente la Realpolitik, una Politica concreta, fondata sulla realtà interna ed internazionale, non su sentimenti, ideologie, princìpi, considerando con coraggio ed equilibrio il binomio “scontro-mediazione”. L’Ambasciatore Sergio Romano in proposito ricorda: “Alla fine occorrerà sempre trovare un punto di equilibrio che è frutto dell’arte di saper cedere senza arretrare troppo”.
Nell’ottica della prevenzione delle crisi, la ricerca, l’analisi, le valutazioni e le decisioni politiche sono attività serrate, continue e aderenti del processo decisionale, che considerano la situazione propria, delle alleanze, del nemico, i prevedibili sviluppi futuri e le conseguenze, per garantire la difesa di dignità, interessi e sovranità nazionale, dell’indipendenza, dell’integrità e della sicurezza della Repubblica e la tutela degli assetti geostrategici.
Il franco e leale rapporto tra Alleati, specie nelle situazioni di crisi/guerra, è di importanza primaria per la loro soluzione. Il leader di una coalizione di paesi democratici – gli USA nella NATO, organizzazione politico-militare difensiva – per essere credibile e seguìto nel suo ruolo, è necessario sia coerente con lo spirito del trattato e sappia contenere logiche di potere imperiale da colonialismo finanziario se non vuole alienarsi il consenso dell’Europa. Per contro l’Alleato-partner ha l’obbligo di escludere sottomissioni improprie perché – oltre a danneggiare dignità ed interessi nazionali – lo squalificano agli occhi del leader in quanto sintomo di opportunismo e pericolosa inaffidabilità.
In merito si osserva l’arrogante deriva autoritaria degli USA nella NATO – con dannose ricadute planetarie -, denunciata dal Generale Giuseppe Cucchi – già Direttore del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (DIS) [34], Direttore del Centro Militare di Studi Strategici, Consigliere Militare del Presidente del Consiglio, Rappresentante Militare permanente dell’Italia presso Nato e Ue – il quale in una recente intervista [35] riconosce francamente:
“Quando parla Stoltenberg, è l’America che sta parlando, non è la Nato, in realtà”.
“Più o meno dall’anno 2000 in poi, la Nato si è trasformata profondamente. È diventata una specie di stella che ha gli americani al centro, dove ci sono solo dei rapporti bilaterali, oltretutto con ognuno di noi in concorrenza con tutti gli altri, per affermare che il mio rapporto bilaterale con gli americani è più forte del tuo. Sono gli americani che decidono sostanzialmente tutto all’interno di questa struttura”.
“Fino al momento in cui noi non costruiremo un pilastro di difesa europeo che possa bilanciare il pilastro americano all’interno della Nato, le cose nella sostanza non cambieranno”.
“Putin, da persona intelligente qual è, ha individuato il fatto che questo conflitto ha accelerato la fine del potere degli Stati Uniti-Europa, quello, per dirla altrimenti, dei secoli dell’uomo bianco. Lui li ha fatti finir prima. Per cui dopo la guerra, noi ci troveremo con un mondo diviso in due, che vedrà noi Europa, gli Stati Uniti, l’Australia, la Nuova Zelanda e qualche altro raro Paese schierato dalla parte nostra, mentre tutto il resto sarà con la Cina, con l’India…”
Dichiarazioni che devono far riflettere sulle conseguenze d’aver provocato l’oscillazione del “pendolo di Mosca” verso Est, consegnando la Federazione Russa e le sue potenzialità alla Repubblica Popolare Cinese ed incoraggiando la gestazione di un Nuovo Ordine Mondiale auspicato – tragica extrema ratio difensiva – dal Ministro degli Esteri Russo Sergej Lavrov, nel videomessaggio del 30 marzo all’omologo cinese Wang Yi, per promuovere «un ordine mondiale multipolare, giusto e democratico» [36].
Mentre l’Europa continentale nell’artificiosa friabile versione U€ di paesi sottomessi a Stati Uniti/ NWO – priva delle risorse russe, soffocata tra gli imperi cinese ed americano – sembra aver esaurito l’originale vocazione etica, come teorizza Adriano Segatori in “L’Europa tradita e l’agonia di una civiltà” [37].
Il richiamo del Generale Cucchi al “pilastro di difesa europeo” non può prescindere, quindi, da un’unica Politica di Sicurezza e Difesa; dalla supremazia della Politica sulla finanza che postula il risveglio delle strutture identitarie europee nel loro comune valore di riferimento radicato nella filosofia cristiana. In contrapposizione alla logica di potere imperiale dell’Alleato Statunitense e delle corporazioni transnazionali del suo NWO, di valenza mercantilista-finanziaria orientata al transumanesimo.
Risveglio nel quale l’Italia “Nazione benedetta da Dio” nella “sua civiltà composita, nell’eredità storica, culturale e artistica delle sue città, ma unita nel vincolo della Fede”[38] può avere un ruolo chiave se ha il coraggio della dissidenza e l’entusiasmo di cogliere l’opportunità della guerra per tentare di trasformare il male in bene; perché, parafrasando Dostoevskij, sarà la Grazia che salverà il mondo.
NOTE
1 “Il confronto culturale è morto”, pagg. 36-41 di L’EUROPA TRADITA E L’AGONIA DI UNA CIVILTÀ di Adriano Segatori – https://www.analisidifesa.it/2020/02/leuropa-tradita-e-lagonia-di-una-civilta/
3 https://www.treccani.it/enciclopedia/ostpolitik/
4 https://it.euronews.com/2021/12/23/gia-30-anni-la-caduta-dell-urss-tra-perestrojka-e-glasnost
6 https://www.ilpost.it/2021/08/21/colpo-di-stato-russia-agosto-1991/
7 Si fa riferimento al NWO globalista di matrice occidentale.
8 “The primordial interest of the United States, over which for centuries we have fought wars– the First, the Second and Cold Wars– has been the relationship between Germany and Russia, because united there, they’re the only force that could threaten us. And to make sure that that doesn’t happen.” George Friedman, STRATFOR CEO at The Chicago Council on Foreign Affairs.
9 https://nsarchive2.gwu.edu/nukevault/ebb245/doc03_full.pdf
11 http://resistir.info/livros/rebuilding_americas_defenses.pdf
12 “Per questi tempi oltracotanti e pavidi abbiamo bisogno di una virtù che non sia rinuncia ma si sposi alla fortezza” – Norberto Bobbio.
13 https://www.treccani.it/vocabolario/neocon/
14 https://ilcaffegeopolitico.net/944395/monaco-2007-il-manifesto-politico-di-vladimir-putin
15 https://www.difesaonline.it/geopolitica/analisi/putin-e-lunit%C3%A0-storica-di-russi-e-ucraini
16 http://en.kremlin.ru/events/president/news/66181
17 https://www.sicurezzanazionale.gov.it/sisr.nsf/category/relazione-annuale.html
19 “Decenni di ostilità nei confronti degli studi strategici questo hanno prodotto: un’ignoranza ed una superficialità abissali, che portano anche personalità di peso a dire sciocchezze pericolose. Rettori d’Italia, pensateci. E non fatevi intimidire. Aprite cattedre!” Professor Germano Dottori, Docente di Studi strategici presso la Luiss-Guido Carli di Roma. Consigliere redazionale di Limes – 1° maggio 2022.
20 https://www.ambienteweb.org/2022/04/24/ucraina-pierluigi-fagan-dal-punto-di-vista-di-zelensky/
21 L’opinione pubblica – soggetta alla pervasività ed al fascino del soft power o dall’esuberante retorica del despota – soffre spesso di “isteresi cognitiva”, interposta tra propaganda, illusione, delusione ed amara pericolosa presa di coscienza della realtà.
22 Con la più alta percentuale di critici e dissidenti nelle metropoli di vocazione rivoluzionaria; mentre restano fedeli al Cremlino grandi masse di sinceri patrioti – soprattutto nelle periferie – e le classi meno colte legate a Putin dall’ancestrale rapporto di sudditanza con il “despota provvidenziale”.
23 Si fa riferimento alla Russia – identificata con l’URSS “impero del male” (secondo Ronald Reagan “Evil empire”) – considerata oggi nuovo Vaso di Pandora che, con amara ironia, qui definisco “Matrioska di Pandora” – https://www.treccani.it/vocabolario/vaso-di-pandora/
24 https://www.bundestag.de/parlament/geschichte/gastredner/putin/putin_wort-244966
26 https://byebyeunclesam.files.wordpress.com/2008/02/il-discorso-di-monaco-di-vladimir-putin.pdf
27 https://www.unz.com/mwhitney/the-crisis-in-ukraine-is-not-about-ukraine-its-about-germany/ “La crisi in Ucraina non riguarda l’Ucraina. Riguarda la Germania” – 11 febbraio 2022 – Washington State – The Unz Review – Mike Whitney, giornalista e scrittore di politica e finanza – Articolo illuminante osteggiato sui social, tanto che Facebook non consente la pubblicazione del suo URL (Uniform Resource Locator – indirizzo web).
28 https://www.startmag.it/mondo/dichiarazione-congiunta-russia-cina/
29 “Una struttura identitaria che solo oggi (n.d.r. maggio 2003) manifesta i primi segnali di un lento cambiamento, ma non illudetevi, si tratta di processi lentissimi… stiamo assistendo ad un processo di “pragmatizzazione della mentalità russa”, ovvero ad un processo che dimostra che i russi starebbero diventando come tutti gli altri. Cioè da una “nazione imperiale”, tra parentesi ovviamente, starebbero diventando una “normale nazione civile”. Noi russi certamente apparteniamo alla civiltà europea anche se la nostra cultura, la nostra etnocultura è molto diversa in moltissimi punti, anche importanti, da quella dell’Europa occidentale. È inutile nascondere la testa sotto la sabbia. Comunque, siamo su questa via di cambiamento genetico di codici culturali”. Professor Ilja LEVIN, Presidente dell’Associazione Culturale per gli Scambi e la Cooperazione con l’Italia, Professore alla Facoltà di Rapporti Internazionali dell’Università di Relazioni Internazionali di Mosca, Senior researcher all’Istituto per gli studi sull’Economia Mondiale e le Relazioni Internazionali dell’Accademia delle Scienze Russa, primo traduttore delle opere di Gramsci in lingua russa.
30 Il sistema d’equazioni concatenate che ha ispirato la strategia di sicurezza russa è stato infatti: sopravvivenza = conquista di spazio; esigenza di conquista = armata poderosa; armata sempre più numerosa = stato sempre più forte e, ineluttabilmente, società sempre più debole, in un tragico crescendo di potere centralizzato, privazioni e dolore.
31 https://www.defensa.gob.es/defensa/politicadefensa/directivapolitica/
32 https://www.unz.com/mwhitney/the-crisis-in-ukraine-is-not-about-ukraine-its-about-germany/ “La crisi in Ucraina non riguarda l’Ucraina. Riguarda la Germania” – 11 febbraio 2022 – Washington State – The Unz Review – Mike Whitney, giornalista e scrittore di politica e finanza – Articolo illuminante osteggiato sui social, tanto che Facebook non consente la pubblicazione del suo URL (Uniform Resource Locator – indirizzo
34 “Il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (DIS) è l’organo di cui si avvalgono il Presidente del Consiglio dei ministri e l’Autorità delegata per l’esercizio delle loro funzioni e per assicurare unitarietà nella programmazione della ricerca informativa, nell’analisi e nelle attività operative di AISE e AISI”.
36 https://www.treccani.it/magazine/atlante/geopolitica/La_Russia_ordine_mondiale.html
37 Il Professor Adriano Segatori identifica nel marxismo, terzomondismo, immigrazionismo i virus ideologici alla base della malattia che si è impossessata di menti e cuori, società e mass media, governi e istituzioni, scatenando “l’onda distruttrice” che con inarrestabile violenza sta travolgendo identità, tradizioni, valori, in Italia e nel resto d’Europa e dell’Occidente.
38 Arcivescovo Carlo Maria Viganò
Analisi impeccabile.
La proposta, invece, mi convince molto meno: quella europea è un’identità composita, fatta di differenze, che non può essere ricondotta ad un’unica matrice cristiana perché concorre alla sua costruzione anche la dimensione laica e socialdemocratica, che poi è quella che segna la diversità dall’Amico Amerikano.
Mi sembra che la strada (un sentiero impervio, in realtà) da percorrere sia quella del dialogo interculturale, dell’incontro tra differenze. Percorso che, forse, solo un Paese mediterraneo e meticcio come il nostro può indicare quale via d’uscita.
Certo, incertezza, smarrimento e paura (autentica e “costruita”) non aiutano.
Da un po’ di tempo leggo sempre più spesso di un timore che si va diffondendo in ambienti diversi.
All’origine c’è l’attuale bassissimo livello di una politica di fantocci consapevoli della propria influenza e quindi dediti al galleggiamento e all’arricchimento personale, che ha generato un discredito davvero difficile da recuperare. Quello che era ancora sopportabile in tempo di vacche non dico grasse ma solo un po’ cicciottelle, diviene intollerabile e finisce nel mix della rabbia, effetto collaterale della paura.
Tuttavia, non si tratta solo del timore dei privilegiati “have” nei confronti della rabbia della massa degli “have not”, costituita non dal lumpenproletariat (quelli sono gli immigrati che, a quanto pare, pagano più di quanto costano), ma dal ceto medio impoverito e drogato da modelli irraggiungibili di benessere.
Quello che leggo da un po’ di giorni è un’insistente e preoccupata (in alcuni casi, in realtà, quasi speranzosa…) evocazione di piazze “pilotate” e violente.
Alle propagande di guerra contrapposte ed egualmente menzognere si stanno cominciando ad aggiungere nuovi vecchi inganni?
Visto che mi sono felicemente aggregata alla forse troppo sparuta schiera di quelli senza piedi per terra, mi piace pensare che le piazze, specie se giovani come le bellissime ragazze iraniane, tornino a produrre energie costruttive su questioni reali (intendo dire non su “pace e diplomazia”, facendo ipocritamente finta di non vedere che, finché si spara, al famoso “tavolo” non ci si siede nessuno e senza accorgersi di essere utilizzati, se non da altri, da chi cerca solo consenso senza contenuti).
Sogno, ad esempio, un poderoso movimento per una moratoria degli armamenti nucleari, pauroso mostro dimenticato ma ormai così vicino, almeno nei discorsi, che divora una quantità di risorse utilizzabili per altri scopi. Ad esempio: per provare a ridurre le disuguaglianze.
Il missile del pazzo grassone ha sorvolato le teste di milioni di persone ignare prima di fare splash nell’oceano; Vlad il Bullo usa la bomba come uno spauracchio convinto che nessuno andrà a vedere il bluff; Guardie della Rivoluzione più sudamericane che mediorientali, nascoste dietro ad un ayatollah che ha quasi superato i duecento anni (ma chi crede di essere? Berlusconi??), comprano sottobanco e a caro prezzo uranio, mentre la popolazione è impoverita dalle sanzioni (non solo velo!!). Troppi Stranamore in giro, che rischiano di moltiplicarsi.
Il Vecchio Ordine Mondiale era basato sulla bomba. Quello Nuovo, per essere tale, deve avere la forza di buttarla nella pattumiera.
Chi può farsi carico di una simile rivoluzionaria istanza? Dove sono gli intellettuali in grado di costruire una narrazione convincente, connessa a quella della cura del Pianeta?
"Mi piace"Piace a 1 persona
prima di rispondere ho dovuto spegnere il ventilatore poichè gli attributi stavano girando al massimo:
lasciare la guerra ai generali italiani significa prendere infrociate di prima classe;
i generali italiani provvedessero all’approvvigionamento di adeguato materiale bellico e non già come avvenuto ex multis per il carro Ariete che su 120 esemplari ne sono attivi meno meno della metà ed era già vetusto allorchè è stato prodotto: il generale cucchi era un beniamino dell’ammiraglio martini;
zio sam mette i picciuli e tanti e di conseguenza vuole giustamente avere voce su più capitoli;
angela merkel presumibilmente alloggiata nella stessa loggia di adolf hitler 2000 è stata frenata dal sistema europeo ?
i servizi igienici italiani ( sarebbero di sicurezza ma lasciamo perdere ) hanno nel corso di lustri identificato,segnalato,smantellato la infernale ragnatela per il supporto ora sfrontato ora subdolo di adolf?
supporto ovviamente assistito dal dollaro quindi non proprio etereo quindi impalpabile;
stoltenberg è uno dei migliori segretari generali,non è il ventriloquo di nessuno ed il generale della riserva in cocnorso con il cucchi sciacquettino le loro bocche con l’aceto;
il sig. colonnello durante la missione a mosca a segnalato la prostituzione energetica italiana con ovvio incasso di nostrani di vario penname?
vorrei continuare ma non riesco a rallentare la ventola dei miei attributi ma riprenderò;
per cuculo:diego fusaro,simplicissimus ed altri sono soltanto mezze calzette nell’ambito della diffusione del verbo di adolf,i veri diffusori sono altri e facilmente identificabili
"Mi piace""Mi piace"
Buongiorno. Come vedete il pensiero di Caria ha messo in moto reazioni. Se non si conosce personalmente Caria si può arrivare a dire cose come ritengo comunque, tollerante, di ospitare.
Ragioniamo fino a quando sarà possibile. Confrontiamoci sentendone il piacere e il privilegio rispetto ai popoli che non possono farlo. O.G. mattiniero come al solito.
"Mi piace"Piace a 1 persona
Risposta del Cuculo a Pietro Vecchio: indubbiamente. Per questo è più facile beccarli. Anche per un Cuculo.
"Mi piace""Mi piace"
ringrazio cuculo e gli assicuro che nel prossimo governo a breve presieduto dal sottoscritto sarà vice ministro ; no ministro perchè in sede di consiglio dei ministri continuerà con gli indovinelli; orbene il ministro dell’interno ( leo ) è abituato ma il ministro della giustizia ( piero ) urlerà :no pietà gli indovinelli di cuculo no !;
per caso la poiana è tornata nei campi ? leggo una new entry: duttile,approfondito ma non richiama il precedente uccello ? e poi leo si schernisce con l’ininfluente blog, ma va non è così; posso arguire che anche a mosca ci leggono ? che guduria !
"Mi piace""Mi piace"
La levatura culturale di alcuni frequentatori di questo sito mi indurrebbe a rintanarmi in un cantuccio, e però, siccome siamo uomini e non caporali esprimiamo comunque il nostro modestissimo ed influente parere, come ama declamare il dominus di casa. L’analisi del Generale CARIA è impeccabile secondo me, sotto tutti i punti di vista, ovviamente quello geopolitico e soprattutto per la lettura sociologica dei tempi che viviamo in Europa, con il pregio della riscoperta, nell’agire storico di un popolo, della sua componente spirituale, giustamente connotandola di valore strategico. Non viene infatti ridotta, come accade per mano di altri analisti, a mero fattore motivazionale, tra quelli cui si ricorre quando si è chiamati a reagire ad un qualsiasi stato di crisi, ma la individua nella sua centralità esistenziale ed identitaria di una nazione.
Se non fosse un micidiale punto di forza, non si giustificherebbe infatti, tutto l’armamentario ideologico, psicologico posto in essere dai propugnatori del nuovo ordine mondiale che tanto si danno da fare nel far perdere ai popoli europei la consapevolezza fondante delle proprie origini cristiane, grazie a figure conniventi, sapientemente piazzate ai vertici delle istituzioni dell’Unione. Vero asse comune dei popoli del nostro continente, non sono una moneta e statuizioni normative delle direttive europee, ma il retaggio culturale e religioso, pian piano sostituito da un estremo laicismo che ha avuto come risultato più evidente la liquidità delle coscienze dei suoi cittadini , ormai affannate nella ricerca di nuove impalcature, realizzate su basi libertarie, autocentrate , che possono esclusivamente garantire, agli occhi di una ormai labile opinione pubblica, provvedimenti politically – gender correct, perdendo visioni più ampie ed obbiettive della realtà. Ho imparato su queste pagine cos’è la piramide di Maslow che vedo tragicamente ferma al terzo livello in questa nostra Europa , grazie alle politiche portate avanti per disincentivare la riflessione nella popolazione che vede in rigurgiti populisti gli unici baluardi di pensiero identitario, e che nulla possono, sempre che non siano eterodiretti, contro le armate ideologiche mosse da enormi capitali e strutture di comunicazione e manipolazione. Questo per dire che veramente l’Italia è quel paese benedetto da Dio che purtroppo, sta perdendo la sua funzione in Europa, di diffusore di cultura, fede e capacità di mediazione ed equilibrio nell’area mediterranea. Questo perchè ha silenziato la sua coscienza cristiana che è garanzia di resistenza alla liquidità che tenta di sostituire l’identità degli uomini e delle donne del nostro paese, con la conseguente destrutturazione della stessa nostra società. Era la fede religiosa o laica che fosse ad animare l’operato degli statisti, degli uomini di cultura che abbiamo avuto in Italia, sostituiti ormai da figure, a volte mediocri, ma fedeli questa volta, ai dettami impartiti dalla finanza e da quella pseudo verità che è propria delle organizzazioni elitarie trasversali che non sfuggono alla capacità di individuazione dei pensatori di questo blog.
"Mi piace"Piace a 1 persona
Ho trovato questo interessante documentario che mi ha fatto tornare in mente le riflessioni suscitate da questo post e le contraddizioni non banali inevitabilmente connesse al discorso religioso.
Certo, ciò che si vede stride con una figura come quella di Kadirov, non solo tagliagole ma anche rinnegato schieratosi con chi aveva trasformato Grozny in una landa desolata e spettrale, riaccendendo i vecchi rancori della deportazione staliniana e spazzando via, ancora una volta, (tra morti ed emigrati) un terzo della popolazione dell’intero Paese.
Strano destino per il teppista di Leningrado quello di ritrovarsi, nella rovinosa sconfitta, proprio nelle mani di chi ne aveva consentito l’ascesa condividendo quella stessa brutalità utilizzata allora, tracotante, a Grozny ed oggi, con le spalle al muro, a Kiev.
https://www.arte.tv/it/videos/102092-000-A/arte-reportage/
"Mi piace""Mi piace"
Non sorprende, in ogni caso, che il documentario sia francese…
https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/06/16/francia-scontri-tra-bande-di-nordafricani-e-ceceni-a-digione-uomini-armati-col-kalashnikov-girano-per-la-citta-le-immagini/5837220/
"Mi piace""Mi piace"
cuculo sei una esperta informatica,ho un video di arcoiris tv relativo a silviuccio con le accuse di affaracci con il brasile;
domanda: come posso inserire nel blog?
per tutelare leo, silviuccio ha accettato supinamente le accuse dell’ex funzionario della polizia elvetica fausto cattaneo;
grazie
"Mi piace""Mi piace"
Esperta informatica 😄😄😄
Nei video c’è (a volte in alto, nel rettangolo del filmato, in altri casi in basso, fuori dal rettangolo, al centro) una freccetta tonda. Cliccare lì e dovrebbe apparire un “copia link”. Oppure dal menù in alto a destra, nella striscia dell’url, “condividi” (e anche lì compare “copia link”). Quest’ultimo metodo da utilizzare se il video è inserito in un articolo.
"Mi piace""Mi piace"
L’articolo è stato originariamente pubblicato da Nexus il 19 settembre 2022
https://nexusedizioni.it/it/CT/la-matrioska-di-pandora-ed-il-nuovo-ordine-mondiale-6223/
e poi ripreso da Leo Rugens.
Mi è stato imposto dall’imperativo della testimonianza – naturalmente senza altri fini, senza alcun vantaggio materiale, ma, confesso, per egoistica pace della coscienza – come per poche altre analisi ed articoli pubblicati. In tutta umiltà, con il cuore; per poter tentare di dormire la notte.
Chi non conosce gli effetti della guerra, chi non ha sofferto la nausea per il lezzo delle carni decomposte, bruciate, di bambini iracheni, non può capire.
Chi non è andato a rischiare la pelle nell’Ituri con la scorta (disarmata) di ben due Dehoniani – dove nemmeno la MONUC arrivava (è arrivata solo dopo il mio personale intervento per “flemmatizzare”…) – per raccogliere le testimonianze del cannibalismo forzato, non può capire.
Con l’occasione invito voler anche considerare la lettura di:
https://leorugens.wordpress.com/2018/10/22/divagazioni-sulluranio-impoverito-e-non-solo-u238/
"Mi piace""Mi piace"