Sant’Egidio, una comunità di che?

Tre giorni di gloria per “Sant’Egidio” alla cui celebrazione ha partecipato anche Macron mentre dall’alto dei cieli Christophe de Margerie di sicuro ha vegliato sull’avvenimento.
Ricorderete che alla caduta dell’aereo del Ceo di Total in quel di Mosca in una notte buia e tempestosa di neve ci interrogammo cosa legasse il grande baffuto francese alla Comunità fondata dall’ex ministro Andrea Riccardi nel 1968.
Non avendo molto da dire in proposito, lascio la parola, per così dire, a due veri addetti ai lavori, il francese Fulvio Guatteri e la grande spia italiana Adriano Monti. Chi essi siano lo sapete, altrimenti ve lo cercate.
L’ex agente francese, oggi alla ribalta per avere partecipato a un documentario sulla lotta al brigatismo a Roma ieri per la frequentazione di Tavaroli & Telecom, all’epoca dello schianto di de Margerie, 2014, ci frequentava assiduamente e ricordo il salto sulla sedia quando intese che eravamo interessati al caso:
“Ne sapete qualcosa?”
“No, tranne che era membro di Sant’Egidio”
“Ah! Quei rompicoglioni, sempre in mezzo in Africa, ma non contano un cazzo”.
Più o meno disse così glissando sul rapporto vatican-italo-francese.
Adriano Monti, invece, un fuoriclasse in campo medico e spionistico, quello che aveva nel gozzo su Sant’Egidio l’ha messo nero su bianco nel suo Nome in codice Siegfried, TEA, 2017 pagg. 229-252.
In sintesi, trovandosi in missione nello Swaziland per controllare la guerra civile in Mozambico, scoprì due emiliani vestiti da texani che si accompagnavano a un romano, operatore sanitario della Comunità di Sant’Egidio. Segnalata la cosa agli italiani, sospettando vi fosse un traffico d’armi, per l’esattezza alla direzione della Cooperazione del ministero degli Affari esteri, si sentì rispondere dal console onorario dello Swaziland di farsi gli affari suoi, anche perché tutto ciò avveniva con la benedizione del vescovo di Maputo. Indignato lasciò la questione nelle mani della Rete Gehlen; la questione si risolse con l’attacco a una base di guerriglieri cubani nella foresta monzambicana dove nessuno fu risparmiato mentro furono rinvenute armi di provenienza italiana.
Amen
Alberto Massari
P.S. Come si assolvano certi peccati non lo so.

La questione è antica. L’ Africa è da molti anni sede di appetiti, sin dai tempi della conferenza di Berlino che ne sancì il colonialismo europeo. Finito il quale nel secondo dopoguerra cominciò quello delle ONG laiche e religiose. Nulla toglie a tante iniziative benefiche in Africa (per esempio il CUAMM del nordest italiano nell’ Africa Occidentale), però altri sono stati sempre a mezza costa tra la politica e gli interessi terreni, la diplomazia sotterranea, gli affari religiosi e sanitari. La sanità in Africa, così come la educazione dei bambini e ragazzi, è sempre stato un grande veicolo della cooperazione italiana per entrare in contatto con i Governi. Da sempre è così. A me personalmente queste organizzazioni così poco chiare piacciono poco, perchè a volte ci sono fraintendimenti nei loro mezzi e fini. Ma servono, soprattutto a talune frange statali. La religione è ben altro. Ripeto, prima il colonialismo si faceva con i cannoni e le truppe. Oggi si fa un colonialismo 4.0 fatto di infrastrutture edili e strade, ponti, acquedotti, scuole, ospedali, università. Soprattutto in Africa centrale per contrastare la Cina e l’ Islam.
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