Prima lettera a Pompeo de Angelis

Caro Pompeo,

giovedì 27 ottobre sono stato alla presentazione del volume “Enrico Mattei e l’intelligence” a cura di Mario Caligiuri edito da Rubettino (2022); non sono sorpreso che tu mancassi e non tanto perché sei morto il 16 marzo 2019.

Una lezione da vero storico che mi hai dato a giustificazione del non avere messo nero su bianco i tuoi ricordi, sebbene fosse cessato il pericolo per la tua vita e dei tuoi compagni, è che, non avendo più il tempo e le forze per scavare negli archivi di Rumor e altri, tu cha hai vissuto a casa di Amintore Fanfani, accolto come giovane e povero ma brillante ternano figlio del popolo e che dividevi a Ostia la dimora con un collaboratore stretto, tuo parente, di Palmiro Togliatti, non potendo produrre i documenti a sostegno delle tue parole, hai preferito affidarle a me e a pochi amici.

Bene, alla presentazione del volume ho apprezzato l’incipit di Giovanni Fasanella, il quale ha sottolineato l’importanza del momento giacché a suo dire per la prima volta sono stati fusi nel volume documenti e fonti (orali o meno che siano non l’ha specificato) il che mi conforta per quanto sto per dire.

Fasanella, come saprai, ritiene che la politica italiana sia stata con discrezione guidata da sempre dall’intelligence britannica, in particolare dalla fine della guerra; come dargli torto se Meloni ha citato un grande agente come Scruton!

In attesa che il giornalista scriva tra vent’anni qualcosa in proposito scavandola negli archivi di Kew Garden, offro qui al lettore quanto hai raccontato sia a Oreste sia al sottoscritto, ovvero che mentre varcavi il confine tra Tunisia e Algeria per unirti ai compagni del FNL, individuavi camuffato un giornalista futuro direttore dell’Avanti (Paolo Vittorelli) nota spia degli inglesi specialista in tema di propaganda che, appena arrivati a destinazione, consegnavi a chi di dovere che provvide alla sua espulsione.

Cosa tu facessi in Algeria a cavallo tra la fine degli anni Cinquanta e Sessanta e in nome e per conto di chi lo racconterò in una prossima lettera.

Tornando alla presentazione, qualcuno ha ricordato un intervento di Amintore Fanfani a un convegno della Associazione Nazionale Partigiani Cristiani della quale era fondatore Enrico Mattei.

Tu, Pompeo caro, dicevi spesso che una storia della Democrazia Cristiana, non utilizzavi mai l’acronimo, non l’ha scritta nessuno e forse nessuno sarà mai in grado di scriverla; per fare un esempio, è possibile che non vi sia un legame tra l’Archivio Diaristico Nazionale fondato da Saverio Tutino, fino a prova contraria un comunista, nel 1984 a Pieve Stanto Stefano, paese natale di Fanfani (morto nel 1999) con il quale mantenne sempre uno stretto rapporto (il paese)? Tra l’altro la sede operativa dell’Archivio è in piazza / via Amintore Fanfani 14 quindi, a meno che sia stata trasferita lì dopo la morte del Presidente, forse non a caso a lui è stata intitolata.

Fanfani non era stato partigiano come gli ricordava il sig. Avanzini di Viareggio che lo rappresentò su un carro allegorico in orbace fez e manganello – il figlio ancora si vantava dell’incazzatura del Fanfani e della censura che obbligò la modifica della scultura che lo rappresentava – eppure fu accolto per la sua commemorazione di Mattei, come mai?

Oggi, carissimo Pompeo, comprendo finalmente perché tu avessi accettato di diventare responsabile territoriale dell’ANPC, tu che ci tenevi a dirlo chiaro e tondo nulla avevi potuto fare contro i fascisti che avevano pestato a sangue il nonno, del resto eri nato nel 1933. E però, al giuramento che prestasti al nonno di fargliela pagare, detto con discrezione e una fiammata negli occhi, hai mantenuto fede, in altri tempi e altri luoghi.

Alberto Massari che deve a Oreste la tua conoscenza e fiducia.