Mentre il Marocco gioca bene a pallone direi di tenere d’occhio la migrazione ed altro

La rete conserva memoria di alcuni buoni propositi attinenti al fenomeno complesso che – per semplicità – chiamiamo “migrazione“. A leggere queste tracce, da anni, ferve una intelligente attività parte integrante delle relazioni UE/Italia-Africa.
Mi chiedo, con sincera curiosità, perché tali buonissimi propositi non sono sufficienti a generare cambiamenti e condizioni di vita per gli africani tali da contenere il fenomeno di dimensioni macroscopiche. Cosa c’è che si frappone tra il dire e il fare?


Leggo (trovate un’intervista sul tema), da ignorantone anche di questo argomento (se si esclude l’intuizione di quando, 25 anni addietro, feci uno sforzo mettendo a punto un progettino ministeriale denominato “Verranno anche a nuoto!“), di un’Africa segnata (sono mie letture tra le righe perché, in modo esaustivo, l’on. Lia Quartapelle non esplicita tali ragionamenti) da flussi migratori in uscita, terrorismo, sicurezza alimentare e la neccessaria lotta alla malnutrizione anche e non solo nell’ambito della lotta alla desertificazione, dalla carenza dei servizi sanitari a prescindere dalle epidemie di ebola o aids o di un po’ (o tanto?) di Covid 19, dall’insufficienti servizi educativi, perfino di base, dall’inesistente protezione delle fasce più vulnerabili della popolazione, a cominciare dalle donne e dai bambini, per non parlare dei periodici (ora in aumento) shock climatici con le conseguenti ricorrenti carestie mantenendo l’immenso continente (certo a macchia di leopardo così rimaniamo in opportuna metafora) in condizioni tali da non dare, in molte sue vastissime zone altra speranza che mettersi in cammino, a rischio di tutto, per provare a non morire. Guai a non finire quindi provando a non dimenticare conflitti armati su conflitti armati.

La Lia Quartapelle quando rilasciava l’intervista a Vita sembrava ottimista. Mi interesserebbe sapere come la pensa oggi con la Farnesina in salde mani forzaitaliote (Antonio Tajani) e con la Meloni a Palazzo Chigi, balbettante in materia, reduce da anni in cui pensava a blocchi navali e stupidaggini simili. Salvini, per fortuna, rimarrà impegnato a giocare al Ponte con il meccano.

Il futuro dell’Italia (anche ovviamente dell’Europa) dipenderà prioritariamente dalla nostra capacità di avviare un dialogo con l’Africa e gli africani. Destinati a crescere demograficamente in modo esponenziale. Leggo slogan ad effetto (Piano Mattei) buoni per un minuto, forse un’ora, di attenzione, in materia che, viceversa, definirei transdisciplinare e complessa come nessun’altra. Non si tratta solo di accendere i riflettori consolidando (se mai ce ne fossero stati di seri) pregressi rapporti, ma inventando, con straordinaria creatività, come deve andare il Mondo.

Perché, nel rapporto Europa/Italia – Africa, c’è il destino del Pianeta. E non faccio esagerazioni.
Comunque, sentite a me, leggete cosa diceva la signora Quartapelle in Martelli (Claudio) alcuni anni addietro e tenete d’occhio il divenire delle cose.

Oreste Grani/Leo Rugens