Leo Rugens e l’opinione preveggente a proposito di tal René Bruelhart


Bei tempi, caro avvocato, quando Leo Rugens (ovvero Orestino Granetto o Grani che dir si voglia) dettava la linea, anche in Vaticano, e anticipava, di anni, non solo gli avvenimenti ma le decisioni che Papa Francesco era costretto, viceversa, a prendere con prudenza e con i ritmi consoni al suo alto compito!

Spero che mi sia concesso di scherzare auto-lodandomi fino a questo punto.
Ripubblico comunque oggi i post (era l’8-9 febbraio 2014!!!!) sul bel tenebroso René Bruelhart con preghiera (così ci manteniamo in atmosfera e ambientazione) di tenere a mente la data in cui questo marginale e ininfluente blog disse che non era cosa che quel fighettone, scelto a sua volta dai consiglieri interessati del Ratzinger, manovrasse i soldi destinati anche ai poveri e che in molti ingenuamente, viceversa, affidavano allo IOR o a organismi vaticani similari.

Per amore di verità, vediamo di non dimenticare che Papa Benedetto XVI, il teologo, aveva scelto e nominato il figaccione ben vestito e benissimo calzato e che Papa Francesco se lo era semplicemente ritrovato. Leo Rugens suggerì di cacciarlo subito. Sapete come oggi si dice con grande precipitazione “santo subito”? Ecco, io proposi, di fatto, di guardare molto molto molto da vicino lo svizzero strapagato e di cacciarlo dal tempio, subito! Ma evidentemente non contavo abbastanza e ci vollero anni (quasi cinque) perché Bergoglio se ne potesse liberare.

Ora le carte (e non solo quelle) dicono che Grani aveva ragione! Me lo faccio fritto, aggiungo, che avessi straragione. In troppi infatti continuano a trattarmi come uno “straccio lavavetri” e per esistere mi tocca fare come faccio oggi (è l’ultimo gradino della convivenza civile) cioè mi imbrodo disgustosamente lodando me stesso e la mia preveggenza. Ma ad un vecchio signore malandato e povero come pochi cosa rimane per consolarsi se non il narcisismo del dire che… l’aveva detto?

Oreste Grani/Leo Rugens


PAPA FRANCESCO: A CHI UN CUCCHIAIO D’OLIO E UN “RESPIRO” DI FARINA DI TIMO E A CHI 455.000 EURO!

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Chi segue con affetto questo blog sa che abbiamo fatto il tifo per un Papa “tipo Bergoglio”, ancora prima che Ratzinger si dimettesse. Anzi, chi avesse letto con attenzione  i nostri post, si sarebbe reso conto che, per imperscrutabili motivi, eravamo, tra i pochissimi, informati della volontà del Papa di dimettersi. Così come, per una qualche dote di preveggenza, sapevamo che il Santo padre, Francesco, non appena si fosse insediato, si sarebbe fatto consigliare su temi complessi quali la trasparenza vitale per diradare le ombre e far irrompere la piena luce intorno allo IOR e alla necessaria collaborazione con le autorità italiane (e non solo) impegnate nella lotta anti-riciclaggio.

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Per compiere rapidamente e nel migliore dei modi questi passi verso un “rilancio” dell’immagine della Chiesa, da troppo tempo scossa da non ineccepibili comportamenti di alcuni suoi esponenti di spicco, Lui stesso e i suoi “fedelissimi” posero, al centro dei ragionamenti ecclesiali, con estrema chiarezza, temi quali “Centro e Periferia”, “Luce ed Ombra”, “Destra e Sinistra”, “Guerra e Pace”, “Io e l’Altro”, “Paura e coraggio” scelti, non a caso, tra le tante possibili dicotomie concettuali, quasi fossero delle novelle, pericolose, “Scilla e Cariddi”. Papa Francesco ci piacque subito per questo inoltrarsi nel labirinto “dicotomico” che da anni studiamo e non solo per le scelte frugali anticipatrici di uno stile di vita che tutti gli uomini e le donne della Chiesa furono chiamati, sotto il Suo Pontificato, a tenere.

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Ci dispiace, quindi, di venire a sapere (sperando che ci sia un errore, come accade anche alle attendibili fonti di Leo Rugens), che il direttore dell’Autorità di Informazione Finanziaria “vaticana”, lo svizzero Renè Bruelhart, mentre migliaia di siriani “assediati” vivono sotto le bombe con “un cucchiaio di olio immerso in farina di timo” (come solo alimento al giorno), guadagna 455.000 euro l’anno per interessarsi del denaro della Chiesa.

il bello e tenebroso Renè Bruelhart

Denaro che, per opinioni più volte espresse dal Santo Padre, è lo sterco del Demonio. Almeno, fino a prova contraria.

Leo Rugens/Oreste Grani


“LA CHIAREZZA È PIÙ NOBILE DELL’OSCURITÀ”. FRANCISCO DE HOLANDA

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“Quando Dio, pittore supremo, volle dipingere tutto ciò che noi vediamo sull’oscurità e sulle tenebre che coprivano la grande tavola del mondo, cominciò direttamente dal chiaro, ed è per questo che la chiarezza è  più nobile dell’oscurità. Questo è stato il primo gesto di Dio”.

Sono parole di Francisco de Holanda l’artista portoghese del Cinquecento autore di un “poema cosmogonico”,  illustrato da 153 acquarelli, De aetatibus mundi imagines.

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Santo Padre, che succede? Papa Francesco ci scusi ma, niente niente, la vanità, il narcisismo, non ancora del tutto fatti uscire, con la necessaria fermezza, dalla porta del Tempio, stanno rientrando, platealmente, dalla finestra? Perché mi permetto di osare tanto? Lei che segue tutto, potrebbe non sapere che circolano, in rete, foto dell’uomo, Renè Bruelhart, che dovrebbe coltivare la “trasparenza”, quella da Lei scelta perché tutti possano “vedere” come entrano e come escono i soldi dalle casse della Chiesa, che non depongono a favore della necessaria riservatezza e umiltà che un ruolo, così delicato, dovrebbe comportare. Lo 007 svizzero, se abbiamo capito bene, vigila su denaro che, in questi tempi terribili, i credenti, con sacrificio, si tolgono da tasche sempre più vuote e lo affidano alla Chiesa perché quelli ancora più poveri di loro, possano essere aiutati. Per prime, le suore e i sacerdoti che diventano, anch’essi, sempre più poveri. Le foto “luce ed ombra” scattate ad un uomo che guadagna, a quanto si dice, più di 1.250 euro al giorno,e che potrebbero essere catalogate del tipo “bel tenebroso” e attore da fotoromanzo anni ’50, non lasciano dubbi, non solo a me che non sono certamente Charles Morris ma, alla gente che soffre e che si aspetta, dai Suoi collaboratori più stretti, atteggiamenti meno egocentrici e futili. Anche l’invidia è peccato e spero di non essere mosso da questo sentimento infimo, essendo Bruelhart, giovane e bello ed io anziano e bruttino. Comunque, onestamente, non credo che sia invidia la mia ma, memoria: anche il rugbista Paul Marcinkus era un gran bell’uomo. Anzi, “un pezzo d’uomo”, come direbbero gli “intenditori”, maschi o femmine, che siano. Anche Paul Marcinkus era considerato uno 007. Che fine abbia fatto la Chiesa e la sua “cassa” nelle mani del bel rugbista è noto a tutti. Torniamo a quelle foto e alla “vanità”.

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Il cielo scelto per far risaltare i chiaroscuri del volto del bel Renè, è, biblicamente e metaforicamente, a dir poco, inquietante: c’è un raggio di sole che si intravede che potrebbe sembrare una “presenza” divina a garanzia dell’agire del guardiano delle casse vaticane ma, tutto il “fondale” atto ad esaltare il servitore della Chiesa, a un solo semplice soffio del “Maligno”, sembra potersi trasmutare in un luogo di tempesta dove, fulmini e saette, potrebbero tornare ad addensarsi sul Cupolone. Pubblico una galleria di immagini, tutte artisticamente realizzate, con studio e volontà, per evidenziare il lato estetico del signor Bruelhart. Che, a sua volta, è sempre in posa. È ora di domandarsi chi lo abbia portato, in Vaticano, questo eccentrico vanesio prima che si abbiano sorprese. Se ben ricordo, fu proprio il compianto e “geniale” avv. Gennaro Egidio (Emanuela Orlandi) a farmi notare, per primo, la complessità delle relazioni che si delineavano, già ai suoi tempi, all’interno dello Stato Vaticano, consigliandomi però, prioritariamente, una strada per cercare di penetrarne i misteri: sapere sempre “chi” avesse presentato “chi” a “qualcuno”. Con umiltà investigativa, con prudenza ma, al momento opportuno, senza paura, mi consigliava: “Lei deve avere il coraggio di porre, prima a se stesso, la domanda regina”. In questo caso la richiesta è semplice: chi è il fotografo che aspira tanto a valorizzare le doti di virilità dello 007?

Non è questa la domanda, direbbe Gennaro Egidio. Non faccia il furbo. Quella vera da farsi è: chi ha presentato in Vaticano, Renè Bruelhart? E l’altra è:  perché lo 007 svizzero non ama, come sarebbe consono al suo incarico, un atteggiamento “low profile” ?

Leo Rugens/Oreste Grani