Il 9% del PIL italiano si basa sulla vendita di cocaina e nessuno fiata?

Poche ore addietro, Nicola Gratteri, magistrato inquirente spero noto a voi tutti, ha affermato, durante una trasmissione televisiva “di prima grandezza” parlando della portata del fenomeno della droga in Italia, che è “il più grande affare delle mafie nel mondo occidentale. Il 9% del Pil italiano si basa sulla vendita della cocaina: la ‘ndrangheta è la maggiore importatrice di cocaina in Europa. I grossi cartelli colombiani non vogliono essere più pagati in Sudamerica ma in Europa perché qui è molto più facile riciclare, visto che non ci sono norme antiriciclaggio e non c’è un contrasto vero in tutti i paesi europei nei confronti delle mafie.
Minchia, doppia minchia, minchissima. O lui è matto, o siete voi (chi?) che avete un problema.
Sempre in Italia è opportuno ricordare che il comparto, tanto per fare un esempio di facile comprensione, quale è quello turistico (guidato politicamente da Daniela Santanché), prima della Pandemia COVID (oggi i conti sono più difficili da fare in quanto in via di nuovo assetto e ripartenza), quotava il 6/7% e non il 13, come qualcuno vuol fare credere. Comunque tantissimi soldi ma di meno di quanti ne fa girare la cocaina.
Spero quindi che a nessuno sfugga quanto è contenuto in questo post, sia pure nella sua stranota marginalità e ininfluenza.
O Gratteri è stanco (ne avrebbe motivo) o, più che dei provvedimenti per contrastare i ragazzi scatenati nei rave (dove si usa certamente anche cocaina), dovremmo capire cosa ha intenzione di fare questo governo di patrioti per mettere “a norma” quel 9%.
9% che si porta dietro tonnellate di soldi e il sospetto che, se oltre i ragazzi nei rave, anche una significativa percentuale di classe dirigente dovesse “pippare”, la Repubblica intera-intera sarebbe sull’orlo del ricovero in qualche clinica per disintossicarsi.
Ma quale tipo (e quanto vasta) di clinica ci vuole per disintossicare una buona fetta di classe dirigente di un Paese di 60 milioni di abitanti? Sempre ricordando un dettaglio: il cane lupo di Griselda, la mitica trafficante colombiana di cocaina di cui potete leggere la storia a seguire, si chiamava Hitler.
Oreste Grani/Leo Rugens

Griselda Blanco Restrepo, conosciuta anche con gli appellativi la Madrina e la Regina della droga (Cartagena, 15 febbraio 1943 – Medellín, 3 settembre 2012), è stata una criminale colombiana condannata per narcotraffico. È stata responsabile di centinaia di omicidi nel corso degli anni settanta e ottanta del XX secolo. All’apice della sua attività criminale, il suo patrimonio arrivò a toccare i due miliardi di dollari.[1]
Biografia
Griselda Blanco nacque in uno dei quartieri più poveri di Cartagena, ma all’età di undici anni si trasferì con la famiglia a Medellín, crescendo in condizioni di estrema povertà e con una difficile situazione familiare. Il padre, infatti, abbandonò la famiglia quando lei era ancora molto piccola, mentre la madre ebbe seri problemi di alcolismo. In età adolescenziale, iniziò a prostituirsi. All’età di 20 anni conobbe Carlos Trujillo, un falsario esperto nella contraffazione di documenti per immigrare negli Stati Uniti; affascinata dalla sua spregiudicatezza, accettò di sposarlo ed ebbero tre figli, Dixon, Osvaldo e Uber. Uccise poi il marito per una questione di affari. Poco dopo si risposò con Alberto Bravo, un trafficante che all’inizio degli anni settanta aveva guadagnato una fortuna con la cocaina; si trasferirono a New York dove lei entrò nel traffico degli stupefacenti. Si trasferì poi a Miami, in Florida, dove il suo business crebbe in modo notevole e grazie al suo amico d’infanzia Pablo Escobar, entrò a far parte del Cartello di Medellín. Poco tempo dopo conobbe Darìo Sepùlveda, che sposerà e dal quale avrà il suo quarto figlio, Michael Corleone, come tributo al capomafia italiano del film Il padrino. Avendo molti sicari alle sue dipendenze, iniziò guerre contro chi la ostacolava, come ex collaboratori del narcotraffico o presunti nemici che fossero. A capo del suo braccio armato c’era Jorge “Rivi” Ayala. Dopo una serie di arresti nella città di Miami, causati dalla collaborazione con le forze dell’ordine di un ex-narcotrafficante, decise di trasferire la sua attività criminale in California, dove visse insieme al figlio Michael. Venne in seguito arrestata e trasferita nuovamente in Florida, dove trascorse circa venti anni in carcere. Fu rilasciata dall’autorità giudiziaria il 6 giugno 2004 e rimpatriata in Colombia.
È famosa per essere stata una donna spietata e crudele. Mandante di centinaia di omicidi (molti dei quali eseguiti dal suo uomo di fiducia “Rivi”). Durante l’ennesimo omicidio ordinato, i suoi killer, nel tentativo di colpire il bersaglio prestabilito, colpirono il figlio di tre anni ma non fu per niente scossa da questa notizia, e anzi voleva usare questa arma in più come ulteriore freccia nel proprio arco. Ma Rivi si rifiutò di uccidere altri bambini. Durante la sua attività, si fece molti nemici, soprattutto in Colombia e infatti, durante i venti anni trascorsi in carcere, tre dei suoi quattro figli vennero uccisi al loro rientro in Colombia. Venne assassinata il 3 settembre 2012 all’età di 69 anni, colpita da due proiettili sparati da due killer in motocicletta