Da un telecomando ad un altro

Buongiorno Giorgia. Lei, fino a prova contraria, è anche la mia Presidente del Consiglio, e come tale, in una dovuta forma rispettosa, la voglio trattare.
La sua esperienza familiare di provenienza (oggettivamente dura) la nobilita ai miei occhi. Così la passione giovanile per la lotta politica. Mi piace che fosse in minoranza tendente a zero quando era facile buttarsi a sinistra. Sono stato pacciardiano, neo repubblicano, presidenzialista e sempre mazziniano quando lei non era sul Pianeta Terra. Lei è nata infatti solo il 15 gennaio 1977 ed ha 46 anni, appena compiuti.

Quando Matteo Messina Denaro decide di darsi alla macchia era una vivace minorenne del FdG.

Quando muore Paolo Borsellino, uomo integerrimo, politicamente e culturalmente definibile, lui sì, di destra (non come l’Alighieri), lei aveva già le sue idee ma non la si poteva certo definire matura sul piano ideologico.

Premessa pipposa ma necessaria ora che ci potrebbero essere conseguenze (così in molti stiamo sognando) al brillante arresto di ieri, 16 gennaio 2023. Cattura ottenuta con meritevole investigazione e nessuna trattativa. Per poche ore non è stato un gran regalo di compleanno.

Conseguenze, dicevo. Ci vorrà tempo prima che Messina Denaro trovi modo di uscire dal vicolo cieco del carcere durissimo a cui sarà sottoposto. Forse, a quella data, il suo attuale alleato di governo, Silvio Berlusconi, sarà morto. Così statisticamente potrebbe accadere. Prima che muoia il suo socio (direi da ieri “scomodissimo“) lei ha il dovere di non rimuovere alcune questioni che riguardano il rapporto certo (intendo dire a prova di cretino) tra Silvio Berlusconi stesso, Marcello Dell’Utri, Alberto Dell’Utri, Vittorio Mangano (deceduto), Pippo Calò (che nessuno vuole sentire prima che muoia) e Matteo Messina Denaro, prima che il catturato, distratto, prenda un caffè troppo amaro. Rapporto certo quindi tra i fratelli Dell’Utri, Silvio Berlusconi e la mafia.

Lei, ne sono certo, avrà avuto modo di leggere il testo della famosa intervista che il “francese” Fabrizio Calvi fece a Paolo Borsellino, poche ore prima dell’attentato di Capaci. Ma io ipotizzo che non la ricordi come andrebbe ricordata. La trova a seguire. Comunque, senta a me che sono vecchietto (non so se saggio ma vissuto certamente), ora che la sinistra ha altro da fare e il centro è scentrato, si liberi di Berlusconi e di tutta la sua banda. Giochi d’anticipo e si faccia ricordare non per le imitazioni di Sabina Guzzanti ma perché ha dotato di un destra dignitosa la nostra ad oggi troppo fragile Italia. O Patria, che dir si voglia.

Oreste Grani/Leo Rugens