Signora Meloni, Salvini ripete che si deve accelerare sul Ponte


Al signor ministro Matteo Salvini sento il dovere di ricordare che, morto Del Vecchio (Luxottica), in difficoltà (si fa per dire) gli Agnelli, pur fortissimi ancora i Ferrero con i loro dolciumi (a cominciare dalla squisita Nutella), il da poche ore arrestato Matteo Messina Denaro, potrebbe in realtà essere stato (o ancora esserlo?) l’uomo più ricco d’Italia.

Prima di imporre la costruzione del ponte che possa unire Sicilia e Calabria, vogliamo dare tempo agli investigatori di approfondire le voci che circolavano prima dell’arresto e che davano il Denaro come il mafioso più favorevole al Ponte, non solo perché poteva essere fonte di business ma in quanto l’infrastruttura avrebbe messo in moto un processo di evoluzione antropologica delle due regioni limitrofe? La Sicilia e la Calabria, pur rimanendo radicate nelle loro tradizioni culturali, enogastronomiche, criminali, grazie al Ponte, si sarebbero potute più rapidamente “integrare” in una sorta di “Libera repubblica a immagine e somiglianza dell’Isola New Providence” (quella del Pirata Barbanera) divenendo uno straordinario acceleratore (questo era il sogno farneticante di Denaro e dei suoi seguaci) di quella Repubblica Presidenziale auspicata in questi giorni da più ambienti governativi.

Repubblica Presidenziale che non ritengo opportuno varare in presenza di un quadro generale (nazionale e internazionale) così sgarrupato e poco democratico. E a scriverlo è un presidenzialista della prima ora (1963-64) quando, ne ho il ricordo certo, gli ambienti a cui ancora oggi si ispira l’attuale destra erano super ostili ad una tale riforma. Torniamo al Ponte e alla necessità per Giorgia Meloni di riflettere su un dato anch’esso certo (ma quante certezze ha questo vecchietto in fine corsa!): nel DNA dei suoi alleati “azzurri forzaitalioti” c’è la mafia. Provare a negare il dato è da ignorantoni o banalmente da complici dei mascalzoni.

Quella siciliana prima (o anche lei rimuove Mangano, i Fratelli Dell’Utri, D’Alì e tanti altri beccati e condannati definitivi?) e le mafie calabresi, pugliesi dopo. Queste altre (‘ndrangheta e sacra corona) non solo nel DNA di Forza Italia. Se vuole passare alla storia, gentile signora, deve fare una scelta super coraggiosa: consentire l’emersione di qualsiasi cosa riguardi questi DNA e affrontare, a viso aperto, le conseguenze di tale subbuglio. Tra pochi giorni, mi dicono, lei farà scelte, bene o mal consigliata, determinanti (i servizi e il turnover che si innesca in queste occasioni) per affrontare la crisi internazionale (anche il peggioramento che potrebbe verificarsi nel Mediterraneo a partire dalla Tunisia, Libia, Israele) ed eventualmente quanto potrebbe accadere dopo l’arresto dell’AD della “Matteo Messina Denaro holding“. Ho scritto “bene o mal consigliata”. Stia attenta infatti  – signora Meloni – che per instaurare un rapporto fiduciario di primissimo livello con il capo dell’AISE (ad esempio), lo stesso dovrà sentire che il privilegio (o le sembra cosa minore?) di una tale nomina (o conferma), deriva direttamente da lei e non da uno dei tanti ambienti “suggeritori” che da tanti anni inquinano la Repubblica, rimuovendo il principio di meritocrazia, unico strumento strategico che fa la differenza nel mondo della sicurezza.

Il Pianeta è in piena tempesta (questo sono certo ormai lo sa) e nei prossimi mesi/anni la sua salvezza (sul piano professionale, ovviamente, intendo dire) dipenderà, mi creda, esclusivamente, dalla qualità dei Direttori dei Servizi. Anche dei loro vice. Meritocrazia o quella che potrebbe avere infortuni è soprattutto lei. I siluri, rapidi e invisibili (come i sommergibili), deve infatti ipotizzare, siano già pronti. Se la sua sorte (non parlo paranoicamente di rischi fisici ma di quello sport nazionale che sono doppi-giochi e tradimenti a go-go) sarà nelle mani di persone terze, ricordi che, sia pure fidatissimi, non saranno mai come lei in prima persona. I Direttori devono sapere che è stata lei a sceglierli. La triangolazione non porta bene in questo campo. Non solo perché sposta il potere vero e proprio ma perché, in momenti particolari, potrebbe rivelarsi non non non tempestiva. A due signora Meloni. Non a tre. Che è altro.

Strani ragionamenti provenienti da un estraneo che non le ha dato neanche il voto. La preoccupazione infatti è per la tenuta complessiva della mia amata Italietta. Ma è lei al comando ora e per darle un consiglio spassionato devo sperare nel miracolo di qualche “mattinale” che la porti a leggere questo post che compare in un marginale e ininfluente luogo telematico. Ho scelto volutamente il diminutivo (Italietta) per sdrammatizzare la cruna dell’ago che, a ore, potrebbe dover saper infilare. Ci metta la sua di testa ed esclusivamente i suoi di occhi per infilare l’ago. Mano ferma e saper vedere al di là. Buona scelta Premier.

Oreste Grani/Leo Rugens