Se ci fosse un po’ di meritocrazia Ettore Sequi dovrebbe rassegnare le dimissioni. Invece …

Leo Rugens

Stupidagginette del tipo “Anche i taliban cambiano“, senza conseguenze gravi per la UE e la pagante Italia, poteva dirle Orestino Granetto, libero di pensare una tale castroneria e di improntare il suo operare a questa intuizione culturale, ma non certo il rappresentante speciale (quando lo era) dei 27 Paesi europei coordinati ed ora nientepopodimenoche (chissà se esistendo un’Aldilà, il Grande Mario Riva si accorge dell’omaggio che, memore, gli sto facendo?) Segretario Generale della Farnesina. Cioè, essendo il politico di turno al vertice degli Esteri il volenteroso Luigi Di Maio da Secondigliano, in realtà l’uomo più potente di tale dicastero nevralgico. Perché questo, amici e cari lettori, è Ettore Sequi. Quel Sequi che ora viene drammaticamente smentito dai fatti: i taliban sono infatti cambiati, come sosteneva il diplomatico, ma, se è possibile, in peggio

L’uomo che da dieci anni influenza pesantemente le scelte che…

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