Cina ieri oggi domani

Chi troppo in alto sal, cade sovente Precipitevolissimevolmente
“Uno storico vissuto tra l’8500 a. C. e il 1450 avrebbe avuto difficoltà a prevedere per l’Europa un futuro di preminenza rispetto a India e Cina, che in tutti questi 10.000 anni sono state più avanti di lei. Dall’8500 a. C. fino all’ascesa della civiltà greco-romana dopo il 500 a. C., tutte o quasi le maggiori scoperte della porzione occidentale dell’Eurasia sono avvenute nella Mezzaluna Fertile: l’agricoltura e l’allevamento, la scrittura, la metallurgia, la ruota, lo stato e cosi via. Fino al 900 circa, l’Europa al di là delle Alpi non ha contribuito in modo significativo alla civiltà del Vecchio Mondo, perché riceveva invenzioni e idee dal Mediterraneo, dalla Mezzaluna Fertile e dalla Cina. Anche più tardi, tra il 1000 e il 1450, la scienza in Europa era poco esportata e molto importata, soprattutto dalle società islamiche diffuse dall’India al Nordafrica. In questi stessi secoli la Cina era la più avanzata società al mondo dal punto di vista tecnologico. Quando, allora, la Cina e la Mezzaluna Fertile bruciarono l’enorme vantaggio accumulato con la partenza anticipata sull’Europa? Le cause prossime della preminenza europea sono ben note: la nascita di una classe mercantile, il capitalismo, il concetto di protezione dell’ingegno tramite il brevetto, la mancanza di despoti assoluti, la tradizione critica di origine greco-giudeo-cristiana.”
Jared Diamond, “Armi acciaio e malattie”, Einaudi 1997
Di fronte alla brevità della vita, la durata millenaria di un’entità astratta qual è un popolo, una cultura o una città mi pone alcune domande che si articolano su una questione di fondo che vede contrapposti due temi: la felicità e il senso di ciò che sto vivendo.
Letture ed esperienze maturate in quasi sei decadi mi portano a considerare che le forze generate dai gruppi umani tendono a privilegiare la loro crescita, cui segue invariabilmente un crollo, rispetto alla felicità, ovvero indicano un orizzonte di felicità al quale avvicinarsi unendo le forze e quasi sempre ricorrendo alla forza per aprirsi la strada in quella direzione.
Tale convinzione si rafforza con la lettura di un testo qual è “Armi acciaio e malattie”, che vent’anni prima della pandemia avvertiva del pericolo imminente, e che insieme a “Collasso” (2005) dipinge un affresco notevole di quanto sia difficile per l’essere umano governare la complessità che il suo agire sull’ordine della natura determina. Che l’essere umano e la sua intelligenza siano un parto della natura stessa è un’altra faccenda, fatto sta che bruciare un bosco per creare un pascolo o saturare di sali un terreno irrigandolo porta alla crisi del soggetto che compiuto tali scelte, fenomeno questo che non sembra avere riscontro fuori dall’agire umano.
Sarebbe interessante, ad avere tempo e forza per farlo, intrecciare la narrazione di Diamond con quella del saggio di Henry Kissinger “Ordine mondiale” del 2015, con la finalità di verificare la corrispondenza tra le tesi economico-filosofiche di Diamond con la descrizione dello svolgersi delle vicende “umane” che da millenni rendono infelici gli esseri umani. A occhio ci vorrebbe un centro studi e un po’ di denaro, non troppo, così da poter generare dei modelli predittivi per riuscire a convincere il decisore che prima viene il diritto alla felicità poi tutto il resto e che la felicità non si raggiunge spargendo sangue ai quattro angoli del mondo.
Tale monito lo indirizzo a chi sta scomettendo sul Presidente Xi che ritiene, forte delle esperienze del passato, di potere restituire alla Cina quel ruolo che ha perso, a dire di Diamond, anche a causa della sua forma di governo e di mentalità autocratica. Ribadisco che se un partito teme il Vangelo o la parola del Buddha significa che qualcosa nel profondo della millenaria cultura non funziona e se è collassata ieri collasserà domani.
Alberto Massari
C’è un dato di fatto che non può essere mai disconosciuto, indipendentemente dai numeri di crescita di quell’impero.
Nessuno, nel primo, come nel quarto mondo, elite cinesi per prime, ambisce a vivere “alla cinese”, preferendo vivere “all’occidentale”.
In termini di “soft power”, inoltre, la Cina con la questione covid-19 in un triennio ha perso tutta la credibilità che faticosamente pensava di aver costruito nell’ultimo trentennio, tornando, come nel giuoco dell’oca, alla casella di partenza.
Finché per tutte le popolazioni mondiali il punto di arrivo cui ambire sarà il modello di vita occidentale, la leadership permarrà in Occidente. Quando e semmai arriverà la sostituzione del modello, dovremo iniziare a preoccuparci.
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Chissà se Xi si diletta ad interrogare Chat Gpt. Di certo non conosce questo
https://it.wikipedia.org/wiki/I_nove_miliardi_di_nomi_di_Dio
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