Ombre nel porto (di Taranto e Trieste)

La Cina, secondo Nye, detiene un potere sharp, caratterizzato da acutezza e intelligenza malevole. Il suo regime dispotico costringe il popolo a comportamenti conformisti, reprime opposizioni e minoranze etniche e religiose, ma sa manipolare le opinioni pubbliche esterne e i loro governi.
Luigi Troiani, Il potere cinese nel nuovo mondo

Dove inizia la Storia?
Andiamo per ordine di anzianità dal più vecchio al più giovane: Romano Prodi, Beppe Grillo e Francesco Sisci oppure andiamo in ordine di affinità, quindi parlando di porti iniziamo dal tarantino Sisci, passiamo al genovese Grillo e finiamo col bolognese Prodi, che comunque il mare di Rimini ce l’ha vicino ed essendo di casa con la Repubblica di San Marino, che vanta un trattato economico con la Cina dalla metà degli anni Settanta, con la Cina c’entra sempre.
Troppe bistecche sulla griglia, me ne rendo conto, succulente e complesse (?).
Riassumendo i documenti di Prodi e Sisci pubblicati in inglese, riscontriamo che Prodi nel 1996 propose ai cinesi di comprare i porti, seguì il plauso di Sisci alla “brave” iniziativa e la critica alla frammentazione dei regolamenti delle autorità portuali che a suo dire stopparono lo shopping.
Oggi sembra che “finalmente” Taranto finisca tra le zampe del dragone, Trieste è su quella via, non so a che punto sia Civitavecchia della quale parlava molti anni fa un singolare personaggio.
Che ci azzecca Papa Francesco in tutto questo?
L’intervista del prof. Sisci è zeppa di spunti e suggestioni, una per tutte il richiamo alla questione demografica e all’invecchiamento della popolazione, tema centrale dell’articolo di Cuenca-Bua recensito recentemente per il blog dalla tarantina Alessandra Ermellino.
Tra tutti gli attori sulla scena il più serio è proprio Francesco, spinto ad agire per la preoccupazione che la terza guerra mondiale possa creare uno sconquasso non immaginabile.
Francesco ovviamente parla di dialogo, di rispetto per la cultura cinese e non tace sui danni dell’ideologia e sul pericolo di imporre una dottrina, critica il modello di Yalta che paragona alla spartizione di una torta e auspica un cammino futuro dell’umanità dove la torta non sia più divisa ma condivisa, come non lo dice, ma immagino che voglia mettere in guardia dalla tentazione di spartirsi il mondo tra USA e Cina, il che avvenendo, purtroppo.
Francesco sa benissimo che il cristianesimo è temuto dai cinesi e i cinesi sanno bene che lo sa, altrettanto i cinesi conoscono bene i vizi della Curia romana e come penetrarla; l’hanno già fatto attraverso l’Africa.
Tutto il resto non può che apparire banale e noioso.
Alberto Massari