In Francia ci si batte anche per l’acqua oltre che per le pensioni

Quindi, piccoli pennivendoli italioti (sarebbero i venditori della penna a chi è pronto a pagarli) in Francia non si rischia la vita o la galera solo per un calendario pensionistico come alcuni di voi vorrebbero far credere per sminuire il valore di chi, viceversa, rischiando, si oppone alle scelte unilaterali di Emanuel Macron.
Molti nelle piazze compiono atti violenti finalizzati a distruggere arredi urbani, vetrine di attività ritenute simbolo di lussi o di controllo finanziario (banche) e, nel farlo, certamente sbagliano. Ma lo fanno in molti. E direi di tenerne conto soprattutto se si abbina questo dato certo (sono tante – milioni – comunque le persone “normali” che si fanno trovare nelle piazze) all’altro che mi sta a cuore: metà degli aventi diritto al voto ormai, anche in Francia, si astengono. La miscela esplosiva è fatta anche di questa scelta.

Ieri la violenza (e che violenza) ha preso forma in quel di Sainte – Soline, nell’Est della Francia, in piena campagna. Il motivo del contendere è una questione attinente l’acqua e l’uso che se ne vuole fare.
Mi sembra tema significativo (lo è comunque anche “il quando” si va in pensione e a quali condizioni economiche) che attesta che lo scontro politico-sociale si allarga. Si potrebbe allargare drammaticamente sempre di più fino a quando tra i feriti, anche tra le forze dell’ordine, non ce ne fosse uno tanto grave da morire.
Augurandomi che non accada.
Comunque ogni sottovalutazione è indice di inadeguatezza. E tutta questa vicenda francese (in essere da mesi) puzza di inadeguatezza. Di Macron certamente. Questo per ricordare alla signora Meloni che uno in difficoltà come Macron è pronto a dialogare con chiunque. Anche con la cugina italiana.
Oreste Grani/Leo Rugens
In Italia, nel frattempo, Il Riformista mette le mani avanti
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