Solo come un cane – Alessandra Scudella

Mario Miccoli, Uomo cane, olio su cassetta di legno, 2017

Nota introduttiva a cura della redazione
Siamo così intelligenti da capire l’intelligenza degli animali? La domanda suonerebbe un po’ meno provocatoria se fosse formulata così: Abbiamo una intelligence capace di capire l’intelligence degli altri (anche animali)? Ospitare l’intervento di una studiosa e professionista del mondo cinofilo, Alessandra Scudella, in “Leo Rugens – Sconfinamenti” dovrebbe apparire ai lettori più attenti quasi d’obbligo, non fosse altro che la dicotomia uomo/animale impegna il pensiero umano dagli albori come testimoniano le scene di caccia conservate sulle pareti di caverne “preistoriche” (termine obsoleto) o il bisogno universale di tenere presso di sé degli animali di compagnia, venerati e curati con affetto, di contro ad altri animali allevati e macellati senza ritegno. Nella vastità del tema dicotomico non secondario è il pericolo mortale di allevare e accudire cani che, al di là di razza e taglia, possono rappresentare un rischio mortale, scarsamente riconosciuto o gestito.

Solo come un cane

Alessandra Scudella
22 Giugno 2024

(Tentativi di (ri) costruzione)

Gli episodi di aggressioni anche mortali su adulti e bambini da parte di cani che si sono susseguiti in questi ultimi mesi; il tono prevalente del “dibattito” e degli “approfondimenti” sui social, nelle trasmissioni televisive e sui giornali; la polarizzazione che si è creata tra educatori/istruttori e addestratori e, infine, l’investitura e soprattutto l’auto investitura da parte di alcuni appartenenti al mondo cinofilo a super esperti e detentori della verità assoluta, mi hanno spinto a ragionare e ad approfondire l’argomento.

Il motivo per cui inizio un ciclo di articoli su questi avvenimenti non risiede nel fatto che abbia ritenuto essenziale o importante rendere nota la mia opinione, bensì, al contrario, nel fatto che spesso proprio di opinioni personali si è discusso e, cercando fonti e dati scientifici per metterle alla prova della verifica, non ho trovato molto.

Cercando e riflettendo, sono addivenuta alla conclusione che il modo più serio per affrontare questo tema dovrebbe fondarsi su un’articolata e complessa base di studi scientifici che analizzino lo stesso lasso temporale degli studi epidemiologici sulle aggressioni nel nostro paese, mettendo in relazione varie discipline: sociologia, psicologia, zooantropologia, etologia umana e canina e studi e statistiche riguardanti:

incremento del numero di cani nelle nostre abitazioni, popolazione canina suddivisa per razze, numero di cani detenuti nei canili, tipo di canili presenti in Italia, modalità di adozione nei canili, attività del volontariato (staffette, adozioni, stalli, recupero cani sul territorio), numero degli allevamenti, tipologie e modalità di allevamenti, tipologie di interventi educativi o addestrativi su cani di proprietà e di canile, numero di pet store in ciascuna città e località, tipologia merceologica in vendita nei negozi e on line.

 E forse dimentico qualcosa.

Il fenomeno delle aggressioni dei cani ai danni degli umani è infatti molto più complesso rispetto a quanto emerge leggendo gli articoli di cronaca, come vedremo. Non avendo tutte queste competenze, mi dedicherò a elencare i fatti e a delineare quelle che ritengo possibili vie di uscita.

Da un punto di vista privilegiato, tuttavia, giacché sono un istruttore cinofilo e lavoro in questo settore da molti anni.

Fin dall’inizio sono incappata in un errore di valutazione – mio, naturalmente. Ho cercato “studi epidemiologici” “statistiche aggressioni cani in Italia” “ studi scientifici su aggressioni di cani all’uomo” e tutte le variazioni possibili del concetto, giungendo alle stesse identiche fonti. Interessanti ma poche, parziali e datate. Non ho rinvenuto cioè dati ufficiali, nazionali, aggiornati e comparati che delineassero il perimetro dell’argomento: quante morsicature, quante di esse letali, quali le razze, l’età e il sesso di cani che hanno morso, quali le circostanze e i contesti, che tipo di persone sono state morse nel corso degli anni, fino a oggi.

A scanso di equivoci, preciso che la mia ricerca non era orientata a raccogliere materiale per uno studio o una tesi di laurea, ma semplicemente a trovare numeri e articoli scientifici che verificassero le opinioni copiosamente espresse da tutti e supportassero le mie personali. Contrariamente alle mie intenzioni, sono stata costretta a svolgere un lavoro di ricerca molto più vicino a quello che la stesura di una tesi richiede, non essendo reperibile direttamente e facilmente alcun tipo di dato nazionale.

Spero vivamente che questo articolo mi ponga nella sgradevole condizione della vergogna pubblica, che qualcuno cioè mi sbugiardi trovando tonnellate di statistiche, studi e articoli.

Cominciamo.

Il primo studio in cui mi sono imbattuta è Indagine epidemiologica sulle aggressioni ad esito letale in Italia negli anni 1984-2009 di Carlo Ciceroni e Sandra Gostinicchi (entrambi appartenenti all’Azienda Sanitaria di Firenze).

Le premesse di questa indagine sono interessanti, lette retrospettivamente e alla luce delle semplificazioni nelle quali si ricade ogni volta che avvengono queste tragedie: l’aggressività canina viene definita “fenomeno complesso, dai molteplici fattori […] dove il caso gioca un ruolo importante” e la modalità in cui nel nostro Paese si reagisce identificata unicamente nella “normativa di urgenza” che “non può vicariare la competenza e il senso di responsabilità del proprietario”. Gli autori già nel 2009 individuavano in un’”azione di prevenzione organica” e nell’introduzione di “norme ed elementi non emergenziali, ma coerenti a ridurre il rischio” un modo più efficace di affrontare il problema.

L’ indagine ha preso in considerazione soltanto le aggressioni letali “utilizzando i dati rilevabili dagli articoli di varie testate giornalistiche” e ha evidenziato quanto segue:

dal 1984 al 2009 29 aggressioni con 32 vittime

Maggiore frequenza al sud e al centro

50% uomini e 50% donne

Più vittime fra bambini e anziani

Più vittime fra i proprietari del cane morsicatore

Più lesioni alla testa e agli arti superiori

Quando la razza era riferita, maggiore rappresentanza di meticci e pastori tedeschi

Maggiore rappresentanza di maschi

Le aggressioni letali non sono legate a stagionalità

Avvengono con maggior frequenza al’interno della proprietà e di pomeriggio

Lo studio conclude affermando che invece di definirli “tragici incidenti” si dovrebbe parlare di “cronache di morti annunciate” e denuncia la totale mancanza o perlomeno la difficoltà di accesso a dati affidabili, cosa che comporta un’assenza di “informazione utilizzabile ai fini della programmazione sanitaria per la prevenzione”.

Il secondo documento è Cani mordaci in Italia: indagine sulle razze di appartenza e considerazioni sulla normativa vigente di Diego Cattarossi (veterinario) e Francesca Matuzzi (professore associato Facoltà di Medicina Veterinaria Univesità di Parma).

Questa è una verifica scientifica su quali razze abbiano morso le persone in misura maggiore nel periodo 1994-2004. A differenza del precedente, questo studio è stato compiuto “in collaborazione con i veterinari comportamentalisti che operano sul territorio nazionale e che hanno messo a disposizione conoscenze e schede cliniche di raccolta dati”. Inoltre, mette “in relazione il numero di cani morsicatori per una determinata razza, con la diffusione della medesima razza sul territorio” allo scopo di “dimostrare se, con lo stesso numero di soggetti presenti, una razza morda più di altre”.

Per la comparazione con la popolazione canina gli autori hanno fatto riferimento alle iscrizioni annue registrate presso l’Enci, forzati dall’assenza di un censimento canino nazionale per “conoscere l’esatto numeri di cani delle diverse razze presenti sul territorio”. Il microchip è infatti un sistema identificativo regionale, non nazionale.

Scopo dello studio è verificare se le razze indicate come pericolose nelle Ordinanze succedutesi tra il 2003 e il 2005 fossero effettivamente protagoniste degli episodi di moriscatura. L’analisi non prende in considerazione i meticci, cani con disturbi organici predisponenti all’aggressività, cani che avessero seguito un addestramento volto a esaltarne l’aggressività e le razze non riconosciute da alcun ente cinofilo ufficiale.

Risultati:

Dal 1994 al 2004 le morsicature sono 662 e le razze protagoniste 75, distribuite in tutti i 10 gruppi della FCI.

Il Pastore tedesco svetta in cima alla classifica con 229 episodi di morsicatura. Questo primato però, messo in relazione con il numero di pastori tedeschi in Italia (265.788), scende alla posizione 27 su 75 totali.

Comparativamente, la razza che ha più morso in questo arco di tempo è lo Skye Terrier: 1 caso di morsicatura su 77 esemplari presenti sul territorio.

Un’ulteriore stratificazione dell’analisi porta alla “classifica” delle razze con almeno 5 episodi di morsicature: anche in questo caso il primo posto è occupato da un terrier (Jack Russel) e il Pastore tedesco si assesta alla posizione numero 13 su 30 totali.

Le conclusioni cui gli autori giungono sono le stesse dello studio precedente: al netto del fatto che “le differenze comportamentali tra diverse razze esistono come ‘promesse genetiche’, ovvero di predisposizioni a manifestare certi comportamenti”, la razza non può “essere considerata il principale fattore di rischio”.

Pertanto, l’approccio più efficace “ai cani morsicatori dovrebbe essere più formativo che repressivo”: diffusione della cultura cinofila a partire dalle scuole; formazione dei proprietari riguardo i bisogni e la gestione del cane; patentino per la sua conduzione; imposizione di regole di selezione dei riproduttori agli allevatori; ricorso al veterinario comportamentalista che poi collaborerà con i colleghi della ASL in caso si morsicatura.

Sempre di Carlo Ciceroni è Epidemiologia dell’aggressività. La valutazione del rischio, uno studio (probabilmente del 2008) che illustra i risultati di una tesi di Laurea T.a.c.r.e.c. sulle morsicature in Italia da Gennaio 2002 a dicembre 2007,  “una delle più vaste e complete ricerche a livello europeo” in quanto analizza 1.272 episodi di morsicature estratti dalle denunce inviate ai vari D.E.A. (Dipartimenti Emergenze e Accettazione) nazionali.

Risultati:

andamento mensile delle morsicature: picco tra maggio e agosto (575 su 1.272)

Diminuzione tra novembre e febbraio (326 su 1.272)

Maggior frequenza nel week-end

Picco nel pomeriggio-serata

Totale assenza di notte

Maggior parte degli attacchi dentro casa della vittima

Uomini più colpiti rispetto alle donne (704 casi vs 528)

Gravità delle lesioni: ferite lievi 78% (escoriazioni, ferite lacere e lacero-contuse). Ferite gravi: 3,8% (perdita di sostanza, amputazione e ferite multiple)

I cani maschi sono più mordaci delle femmine (3,4 volte di più)

Taglia dei morsicatori: media e medio-grande (dagli 11 ai 40 kg – 48,7%)

64 razze coinvolte

Meticci e Pastore tedesco in cima alla classifica (32,8% vs 11,2%)

Se si mettono le morsicature in relazione al numero dei soggetti per razza: Pastore maremmano abruzzese 33%, Pit bull 17,8% e Rottweiler 15%

età dei lesionati tra i 41 e i 65 anni

meno colpiti i bambini

bambini morsi a causa di colpi mentre ci stanno giocando o quando lo svegliano

(nella letteratura internazionale i più morsi risultano essere i bambini sotto i dieci anni)

Sedi più colpite: braccia e gambe (77,8%)

La indisponibilità o difficilissima reperibilità di dati ufficiali, nazionali, aggiornati e posti in relazione fra loro pone una domanda: cosa viene espresso nei servizi e nei programmi televisivi, in molti articoli di giornale e sui social quando si affronta l’argomento aggressioni di cani all’uomo?

Opinioni e giudizi personali. Basati sullo stesso punto di vista che ha portato all’Ordinanza Sirchia nel 2003 (razze pericolose) che, come dimostrato dagli studi riportati (e da decine e decine di articoli scientifici sull’argomento aggressività) non solo manca di oggettività ma anche, soprattutto, non è efficace nel prevenire ed evitare le morsicature.

Spesso sono espresse opinioni e teorie che si fondano unicamente su un punto di vista e un’esperienza strettamente personali.

A volte non viene espresso nulla, ma ribattuto come un’eco ciò che si legge o si ascolta in giro.

Nei casi peggiori, insieme a opinioni e giudizi vengono inseriti interventi di esperti cinofili che utilizzano metodi aggressivi per ridurre preventivamente al controllo cani potenzialmente pericolosi o evitare che lo diventino (fin da cuccioli). Oppure, al contrario, interventi di esperti cinofili o semplicemente di amanti dei cani che asseriscono che non esistono cani cattivi ma cattivi proprietari. In entrambi i casi, senza alcun tipo di ragionamento e considerazione che si interroghi sull’effetto che approcci così estremisti abbiano sui lettori e telespettatori. 

Del resto, questa alternanza dicotomica di posizioni rispecchia l’andamento legislativo del nostro Paese: dall’Ordinanza Sirchia del 2003, in cui erano elencate 134 razze pericolose, siamo passati attraverso varie modifiche a 17, poi a zero e, infine, alla identificazione dei comportamenti dei proprietari come fattore determinante della loro aggressività. E’ del 2013 l’attuale ordinanza che stabilisce la responsabilità civile e penale dei proprietari rispetto al comportamento dei loro cani.

Se disponessimo di registri e studi nazionali potremmo dire con certezza se le leggi sono state o meno efficaci. Invece si va a braccio, come fa notare anche il professor Roberto Marchesini in una recente intervista: “Oggi le banche dati ufficiali non hanno neppure dati certi e ben classificati sul numero di aggressioni e sulle loro conseguenze. È come se le assicurazioni per le loro valutazioni dei rischi di incendio dicessero cose tipo: “Sì, ogni tanto c’è qualche casa che va a fuoco”. Invece serve un monitoraggio serio, con numeri e statistiche». (in: https://www.corriere.it/animali/24_aprile_22/pitbull-rottweiler-amstaff-co-le-aggressioni-non-nascono-dal-nulla-marchesini-ecco-come-prevenirle-ad238383-ae88-48ae-b4e0-525d812c2xlk.shtml). 

Se poi si riuscisse a parlare avendo ben presenti i numerosi studi scientifici sull’aggressività canina, ci troveremmo meravigliosamente nel regno della sofìa invece che della doxa, che rende tutto pericolosamente uguale, interscambiabile, appiattito.

Alessandra Scudella

Note e approfondimenti:

Foto: Matt Mahurin www.mattmahurin.com

1. A sostegno dell’esigenza e dell’aspettativa che hanno mosso la mia ricerca sul web, posto qui i link a due relazioni che hanno soddisfatto le mie richieste. Peccato che riguardino una il Canton Ticino e l’altra la Regione Emilia Romagna, l’unica rintracciabile in internet nonostante la presenza nominale di altre regioni per quanto riguarda lo stesso tipo di studio.

Report Associazione Svizzera dei Veterinari Cantonali (2008): https://www.newsd.admin.ch/newsd/message/attachments/17080.pdf   . Se preferite un riassunto: https://www.tio.ch/ticino/413922/statistica-morsi-cani-alcune-razze-sono-piu-aggressive-di-altre

Registro morsicature della Regione Emilia-Romagna, che contiene i “dati sul numero di morsicature e sulle specie di morsicatori ricavati dal programma “Gestione morsicature”: https://www.anagrafecaninarer.it/acrer/Default.aspx?tabid=158# . Le tabelle dati coprono il periodo che va dal 2015 al 2023: esattamente i tipo di informazioni che mi aspettavo di rinvenire nel web, riguardante tuttavia il territorio nazionale.

2. Va ovviamente evidenziato il fatto che esistono articoli che riportano dati, li analizzano e li mettono in relazione:

https://www.kodami.it/quanto-sono-aggressivi-davvero-i-cani-e-quali-razze-sfatiamo-i-luoghi-comuni-con-i-dati/ Tuttavia, gli studi cui fa riferimento riguardano in maggioranza paesi stranieri e quelli condotti in Italia riguardano una specifica città o una specifica razza.

https://www.atlanteditoriale.com/aggressione-di-manziana-resa-dei-conti-con-il-migliore-amico-delluomo/ Nello studio menzionato, che non riguarda e non riporta dati nazionali, i “ricercatori della Harvard Medical School e dello Spaulding Rehabilitation Hospital mostrano che l’incidenza dei morsi di cane aumenta con la temperatura. In un’analisi di 69.525 casi in otto città degli Stati Uniti, il team ha scoperto che i morsi di cane aumentavano del 3% nei giorni con elevato inquinamento da ozono, del 4% nei giorni con temperature più elevate e dell’11% nei giorni con elevata radiazione ultravioletta, un indicatore di aumento della luce solare”. Clas Linmann, uno dei ricercatori, afferma: “bisogna tenere presente che l’interazione tra uomo e cane è fondamentale per ridurre i morsi di cane” ; “l’asse HPA – l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene del cervello, importante nella risposta allo stress – è influenzato da questi fattori (temperature elevate,inquinamento da ozono e radiazione ultravioletta ndr); “ci sono alcune prove che suggeriscono un cambiamento nel turnover della dopamina striatale con l’esposizione all’ozono”. In merito al ruolo della dopamina nell’aggressività, aggiunge che “la dopamina è coinvolta nel comportamento gratificante a breve termine, o impulsività, e mentre la ricompensa è tipicamente associata a cose piacevoli, l’aggressività è spesso impulsiva e può anche essere gratificante a breve termine, quindi pensiamo che possa esserci un collegamento”. Lo studio:
https://news.harvard.edu/gazette/story/2023/07/dog-bites-increase-as-the-temps-rise-study-finds/#:~:text=Science%20has%20shown%20that%20violence,bites%20rises%20with%20the%20temperature

https://www.google.com/amp/s/www.lastampa.it/la-zampa/2024/02/12/news/attacchi_cani_razza_non_centra_nulla-422109099/amp/  Questo articolo riporta alcuni concetti e conclusioni contenute in un articolo inglese, che pubblica un dato ufficiale e nazionale che riguarda la Gran Bretagna:  “i ricoveri ospedalieri inglesi per essere stati ‘morsi o colpiti da un cane’ sono aumentati in un periodo di 20 anni, dal 1998 al 2018”: Molte altre affermazioni contenute qui sono interessanti: “Un fattore di confusione qui è la distribuzione delle razze, poiché le razze potenti sono state a lungo collegate a comunità svantaggiate dove la violenza e gli infortuni sono già centrali. Alcune prove collegano queste razze allo status o all’uso criminale , ma la maggior parte sono animali domestici”.

Centrale, a mio giudizio, il ruolo degli allevatori, come si evidenzia nell’articolo: “Le tendenze genetiche nelle linee di allevamento sono un fattore importante, quindi quando si sceglie un cane è importante visualizzare e valutare i genitori del cucciolo. I cani della stessa razza variano ampiamente nel loro comportamento. Le tendenze comportamentali sono ereditate dai genitori”. E: “Soprattutto i cani provenienti da allevamenti di cuccioli sono soggetti a problemi di salute e comportamentali. Sfortunatamente, molti cuccioli che provengono da questi allevatori senza scrupoli, produttori di massa, vengono commercializzati in modo fraudolento come provenienti da una famiglia amorevole”.

Altro elemento fondamentale per prevenire ed evitare aggressioni è l’educazione: “Le persone spesso propongono l’istruzione come risposta. Ma è una piccola parte della soluzione. Per funzionare, l’istruzione pubblica ha bisogno di misure di attuazione e di politiche di sostegno. Migliorare le aspettative delle persone su come dovrebbe essere un buon benessere del cane è fondamentale per ridurre al minimo le situazioni di paura e frustrazione per i cani. Ciò include non abusare dei cani in nome dell’addestramento e fornire esercizio e spazio sufficienti. I metodi di allenamento devono essere gentili e basati sulla ricompensa , poiché i metodi basati sulla punizione sono associati a un successo ridotto e a maggiore stress , paura e aggressività. Gli sforzi educativi dovrebbero concentrarsi sull’affrontare la percezione che “non sarebbe successo a me” e sull’introduzione di nuove norme sociali come non lasciare mai i bambini soli con i cani”. Lo studio:

https://theconversation.com/dog-attacks-on-adults-are-rising-but-science-shows-simply-blaming-breeds-wont-help-209613

https://www.focus.it/ambiente/animali/esistono-davvero-razze-di-cane-piu-aggressive   In cui si menziona un poderoso studio sul rapporto tra genetica e aggressività (che conclude che  non sussiste): “Per studiare come la genetica si allinea con le caratteristiche della razza, Morrill et al . ha sequenziato il DNA di più di 2000 cani di razza pura e mista. Questi dati, insieme alle indagini sui proprietari, sono stati utilizzati per mappare i geni associati ai tratti comportamentali e fisici. Sebbene molti tratti fisici fossero associati alle razze, il comportamento era molto più variabile tra i singoli cani […] Tra i tratti comportamentali, la docilità – ovvero quanto bene i cani rispondono alla direzione umana – era il più ereditabile per razza, ma variava in modo significativo tra i singoli cani”. 

“Abbiamo intervistato i proprietari di 18.385 cani (49% di razza pura) e sequenziato il DNA di 2.155 cani. La maggior parte dei tratti comportamentali sono ereditari ma il comportamento differenzia solo sottilmente le razze. La razza offre poco valore predittivo per gli individui, spiegando solo il 9% della variazione nel comportamento. Per tratti più ereditabili e più differenziati dalla razza, come la docilità (reattività alla direzione e ai comandi), conoscere l’ascendenza della razza può rendere le previsioni comportamentali un po’ più accurate. Per i tratti meno ereditari e meno differenziati dalla razza, come la soglia agonistica (la facilità con cui un cane viene provocato da stimoli spaventosi o scomodi), la razza è quasi priva di informazioni”. Lo studio:

https://www.science.org/doi/10.1126/science.abk0639

https://www.uniba.it/it/ateneo/rettorato/ufficio-stampa/comunicati-stampa/anno-2022/correlazione-tra-asimmetrie-facciali-cane-manifestazioni-di-paura-e-aggressivita-verso-uomo   Lo studio cui fa riferimento l’articolo è estremamente interessante e soprattutto importante. Si afferma infatti: “in questi soggetti potrebbe esserci anche un diverso funzionamento delle aree cerebrali deputate all’elaborazione degli stati emotivi di elevata eccitazione in quanto, nel regno animale, l’emozione della paura viene elaborata principalmente dall’emisfero cerebrale destro (e non da quello cerebrale a sinistra), che elabora le emozioni negative (modello di valenza) e suscita risposte comportamentali di ritiro (modello di avvicinamento-ritiro). Nei soggetti “A-F”, i nostri dati suggeriscono una prevalenza dell’elaborazione dell’emozione della paura nell’emisfero sinistro che è, però, specializzato nell’analisi delle emozioni positive (modello della valenza emotiva) e nell’elicitare risposte comportamentali di approccio (approccio- modello di ritiro). Il disallineamento dei cani “A-F” da questi modelli sopra menzionati potrebbe contribuire a spiegare l’aggressività (reazione di avvicinamento → emisfero sinistro) guidata da uno stato emotivo di paura (che avrebbe invece dovuto suscitare una risposta comportamentale di ritiro guidata dall’emisfero destro). Questa ipotesi potrebbe confermare il concetto che l’aggressività nel cane non è un concetto unitario, e che l’espressione del comportamento aggressivo è strettamente correlata ad un equilibrio motivazionale tra emozioni di rabbia (aggressione offensiva) e paura (aggressività difensiva) come è stato precedentemente dimostrato in razze diverse” . Lo studio:

https://www.nature.com/articles/s41598-022-24136-2

3. Un florilegio di articoli per avere una panoramica, seppure parziale, di ciò che è stato diffuso e di cui si è discusso a livello di mainstream:

https://www.fanpage.it/innovazione/scienze/ora-sappiamo-quali-sono-i-cani-piu-aggressivi-e-la-colpa-e-nostra/

https://lespresso.it/c/idee/2024/3/14/le-aggressioni-dei-cani-sono-colpa-dei-loro-padroni/50250

https://m.facebook.com › posts la Repubblica – Nel 2023, sono state registrate 288… – Facebook: Nel 2023, sono state registrate 288 segnalazioni di. aggressioni da parte di cani verso persone o altri cani. suddivise in base alla taglia per evitare le aggressi… Proposta per il decoro e l’igiene pubblica: “Raccolta …2 mar 2024

https://www.anmvioggi.it/rubriche/attualita/74668-cani-morsicatori-nove-fattori-antisociali-nei-proprietari.html

https://www.lastampa.it/la-zampa/cani/2019/10/11/news/studio_usa_il_comportamento_del_cane_ha_anche_una_base_genetica-815168/

https://www.focus.it/ambiente/animali/i-cani-laggressivit-e-la-serotonina

https://missioneveterinario.it/aggressivita-nel-cane-cause/

https://ilguinzaglioinvisibile.blogspot.com/2012/06/le-statistiche-delle-aggressioni-dei.html

https://www.anmvioggi.it/rubriche/attualita/76087-aggressioni-canine-il-ministero-chiede-i-dati-alle-regioni.html

https://iloveveterinary.com/it/blog/ragioni-statistiche-e-informazioni-cruciali-sui-morsi-di-cane/

https://www.bighunter.it/Cani/ArchivioNews/tabid/207/newsid729/25582/Default.aspx

https://www.quotidiano.net/magazine/aggressioni-dei-cani-come-evitarle-roberto-marchesini-siua-ab118qm8

https://www.rainews.it/articoli/2024/05/milano-bimba-azzannata-da-pitbull-ecco-le-norme-per-la-tutela-dalle-aggressioni-07a3330f-501f-4049-91fa-2860e552020b.html

https://www.kodami.it/perche-i-cani-randagi-a-volte-attaccano-luomo/

https://www.kodami.it/bimbo-ucciso-da-un-pitbull-nel-vercellese-lesperto-non-e-sempre-laggressivita-a-determinare-laggressione/

https://www.kodami.it/aggressione-di-due-cani-a-un-signora-di-fermo-lesperto-difficile-per-i-cani-distinguere-se-hai-cattive-intenzioni/

https://www.kodami.it/ti-uccido-di-baci-quando-la-cute-aggression-sugli-animali-prende-il-sopravvento/