Agire o morire

“ha fornito fucili ai cinesi”
Casablanca

“It’s still the same old story
A fight for love and glory
A case of do-or-die”

Ho pensato di scrivere qualcosa su “Casablanca” perché, dopo averlo rivisto, mi ha suscitato curiosità e sorprese.

Intanto vi invito a cercarlo e sfido a indicare un film più politico e intelligente di questo, un manifesto del sogno americano di diffondere e difendere libertà e democrazia nel mondo, alla faccia della lettura di Dario Fabbri che liquida la questione come propaganda imperialista.

Tutti ricordano che Rick ha combattuto in Spagna per la Repubblica, pochi che ha “fornito fucili ai cinesi” (viene ripetuto per due volte omettendo che li stesse aiutanto contro i giapponesi) e pochissimi che non può tornare a New York perché se no lo arrestano… anche i tedeschi hanno un corposo fascicolo su di lui, così come i francesi; i russi non sono pervenuti dato che il comunismo era tema incandescente.

Il dettaglio che, tuttavia, mi ha riportato indietro di quarant’anni è il nome del locale parigino “La Belle Aurore” dove Rick si incontrava con la soprannaturale Ilsa e amoreggiava ascoltando Sam suonare “As time goes by”.

Perbacco, ecco da dove viene il nome del locale milanese nel quale ho trascorso qualche serata con gli amici e dove vidi per l’ultima volta una ragazza di cui ero perdutamente innamorato al ginnasio. A differenza di Rick, purtroppo, non mi potrà ricapitare una seconda occasione perché quella donna finì nel gorgo che ha segnato la generazione di chi iniziava a conoscere l’amore; non è un piagnisteo è l’AIDS che penso avesse contratto in uno scambio di siringhe.

I proprietari milanesi della Belle Aurore non tolleravano si spostassero i tavolini, il che me li rendeva antipatici mentre mi piaceva il gusto rétro della loro base in ferro e il piano di marmo circondato da sedie di legno scuro. Chi fossero e chi siano non lo so, certo sopravvivere per oltre quarant’anni in quella giungla non è facile.

Se il nome del locale milanese viene diretto dal film, come penso io, secondo un anonimo autore del Touring Club è un omaggio all’incrociatore russo “Aurora” così caro ai fans della rivoluzione d’ottobre, sicché mi sono domandato se questa sia la versione della proprietà, una fantasia dell’anonimo o se la Belle Aurore di Casablanca, via Parigi, sia un omaggio criptico al 1917.

Nulla di tutto ciò, poiché, contemporaneo al film (1942), esisteva a Parigi “au 6, Rue Gomboust, Ci-devant Rue de la Corderie St. Honoré” Le Relais de la Belle Aurore, 1789, nato nel 1938 e chiuso nel 1966.

Aurore era il nome di una bellissima donna ammirata dai Saint-Just e amici, ostessa pare di capire, di un locale che sorgeva appunto in Rue Gomboust; in suo onore fu così battezzato il Relais del 1938, rimbalzato nella sceneggiatura del 1942 e approdato, eco del passato, nella città del Manzoni.

La questione potrebbe finire qui, ma “belle” e “Aurore” ricorrono anche in una ricetta attribuita ad Anthelme Brillat-Savarin, contemporaneo di Robespierre ecc, da Lucien Tendret nel suo “La Table au Pays de Brillat-Savarin” (1892): l’Oreiller de la Belle Aurore.

La mia capacità di retrocedere nel passato alla ricerca di un luogo più antico in cui il nome e l’aggettivo sono stati fusi non va quindi oltre il libro del 1892; appartiene di certo a un sentire del passato l’associare una preparazione più truculenta che succulenta, mi viene da dire, a una bella donna, che avrebbe dovuto posare il capo su un cuscino il cui interno contiene una ventina di ingredienti di origine animale.

Non voglio aggiungere altro per non rovinarvi la digestione, e non andate a guardare cose ci sia oggi in Rue Gomboust 6, ve lo dico io, una pizzeria di nome “Gambino”.

Alberto Massari

P.S. La macchietta dell’italiano fascista che, all’arrivo a Casablanca del comandante nazista, fa lo zompetto fuori dalle righe per presentarsi e viene allontanato dal comandante francese non mi fa vergognare, mi fa considerare se, come mio bisnonno, dichiararmi apolide. È questione di agire o morire.