C’è un cavallo di Troia elettronico installato nel Porto di Trieste?

E se c’è, come si chiama? E qualora ci fosse, chi lo ha ideato/piazzato in tale luogo ultra sensibile?

A leggere quanto la nostra intelligentissima lettrice ci segnala infatti non mi sbagliavo a saltare sulla sedia nell’ipotizzare/apprendere che il Porto di Trieste poteva essere stato “servito” da furbi/manigoldi informatici di dubbia fedeltà alla Repubblica. Perché, sentite a me, di questo, tra l’altro, si tratta.

Più rileggo, più ripenso, più mi preoccupo. Sperando di non essere arrivato tardi a cogliere il senso (e la pericolosità) della “metamorfosi”. O come diavolo si chiamava il cavallo di Troia, in forma di algoritmo.

Continua.

Oreste Grani/Leo Rugens