L’inglese sta cagando…

L’altro giorno ho visto il documentario di Andrei Lugovoy “Kazakhstan Break”. La sua essenza, in poche parole: l’inglese sta cagando.
The other day I watched Andrei Lugovoy’s documentary “Kazakhstan Break”. Its essence, in a nutshell: the Englishwoman is shitting.
Fonte Igor Khodakov per Top War

Il Kazakistan, membro Opec+, starebbe chiedendo un risarcimento superiore a 150 miliardi di dollari alle major petrolifere che stanno sviluppando il suo gigantesco giacimento petrolifero offshore di Kashagan nel Mar Caspio, dopo aver aggiunto una richiesta di risarcimento di 138 miliardi di dollari per mancate entrate a una precedente richiesta di risarcimento di 15 miliardi di dollari per costi. 
A riportare per primo la notizia è
Bloomberg il 17 aprile scorso, facendo notare l’enorme aumento della domanda, di Astana.
Fonte AGC Communication

Andrei Lugovoy, se non si tratta di un omonimo, è l’agente del KGB che ha accoppato col polonio il collega Litivinenko e per tale merito è stato eletto alla Duma; perché si interessi di Kazakhstan e se lo faccia con competenza non lo so. Constato che la traduzione dall’inglese, lingua che i russi conoscono bene a quanto pare, non corrisponde al senso.

Colgo invece da parte di Igor Khodakov o Hodakov una certa attenzione / apprensione per quanto accade nel grande Kazakhstan e siccome il sito “Top War” è russo, non essendo oscurato o non è ufficiale o ha trovato il modo di apparire senza apparire tale, gli va data attenzione.

Devo dire che la verbosità dell’autore mi appare eccessiva e che il tono un po’ bullesco mi ricorda vecchi film dove il sovietico di turno si esprimeva in modo spiccio, tuttavia le analisi sono accattivanti e le bibliografie pure.

Iniziamo dall’oggi: Se all’improvviso arriva un amico… Smettila di sperare nella nobiltà di altri paesi del 21 aprile 2024. Senza giri di parole, Nazarbayev e Tokayev sono definiti traditori dell’amicizia che il generoso popolo russo da tempi immemorabili prova per i turchi delle steppe sconfinate del Kazakhstan, amicizia dovuta a cosa non si sa. Ora facciamo un salto al 30 novembre 2023: Russia and China on the eve of the battle for Kazakhstan?; qui l’autore adombra più nel titolo che nel testo la sciagurata eventualità che Russia e Cina si scontrino per il controllo del “paese più importante del Mondo”.

Se qualcuno non lo ricorda, più di un anno fa, quando le sorti dell’Ucraina erano in bilico e Xi prometteva amicizia senza limiti al pazzo del Cremlino – non lo sento berciare da qualche tempo – scrissi, ispirato da uno spiritello notturno: “Dio non voglia che qualcuno riesca a mettere la Russia contro la Cina”. Ci siamo?

Sappiamo che i leader kazaki, primo fra tutti il Presidente Nazarbayev, per sopravvivere ai potenti vicini, hanno utilizzato la politica del “piede in tre-quattro scarpe”: Russia, Cina, Nato-Eu e Turchia (molto debole economicamente ma ideologicamente fortissima), il che innervosisce Mosca. Chi non ha capito che la rivolta a cavallo del 2021-22, pochi giorni prima dell’invasione dell’Ucraina, fosse un segnale fortissimo e durissimamente represso in poche ore dalle forze speciali russe, a mio parere non capisce un tubo.

Ebbene, trovo che la concomitanza degli allarmi di Igor Khodakov-Hodakov e del maxi risarcimento chiesto al consorzio petrolifero, non sia slegato, giacché mettere pressione agli europei dovrebbe servire ad alzare il prezzo per non sbilanciare il paese verso la Cina e aumentare la protezione contro la Russia.

Insomma, il pivot del Grande Gioco, che a detta di Igor non spetta più alla Signora Inglese che se la sta facendo addosso e sta incasinando la Polonia un’altra volta (aggiungo io), cioè il Kazakghstan, si sta rivelando in pieno per ciò che è, ovvero un luogo che andava rispettato e trattato non come una “puttana russa”, semmai “turca”, bensì come una principessa.

Purtroppo le mezze calzette nazionali chiamate a rappresentarlo o la pletora di affaristi da quattro soldi e agenti sovietici che ci girano intorno per tacere dei nazisti infatuati dello spirito sciamanico che popola quelle terre remote e solitarie, le eccezioni di qualità non mancano ma non si sentono, mi fa pensare che all’Italia rimanga al solito un ruolo tra il ridicolo e l’ininfluente, mentre la solita ENI, orfana di pensiero, trivella e pompa olio a più non posso sognando l’Africa.

Segnalo che al nostro Igor, Dugin non sta molto simpatico, Luttwak e Kissinger di più.

W. Krivitsky

P.S. “L’amara consapevolezza che l’amicizia tra gli Stati è solo una finzione” condensa il pessimismo del nostro autore il cui grande cuore russo è attratto nostalgicamente da Occidente ma altrettanto è obbligato a proteggersi le terga da Oriente, consapevole della sua impossibiltà a innestarsi nel corpo dell’Europa per ragioni che i sotterranei dell’animo slavo custodiscono.

L’agenzia di comunicazione della testata giornalistica Top War