È la Cina il vero problema per gli USA?

Energia, declino demografico, risorse naturali, Stati clienti. Lasciate perdere. La Russia ad oggi rimane l’unica nazione capace di sparare un missile balistico intercontinentale al centro di Lafayette Square, davanti alla Casa Bianca. L’unica, e hanno migliaia di testate. I russi. Odiano gli stranieri quasi quanto odiano se stessi, e sono cospiratori nati. Ah, sanno benissimo di essere superiori, ma il russki medio è insicuro, ha bisogno di sentirsi rispettato, temuto, come la vecchia Unione Sovietica. Ha bisogno di approvazione e non sopporta di trovarsi al secondo posto nella classifica delle superpotenze. È per questo che Putin sta mettendo insieme l’URSS 2.0 e non tollera interferenze. Il ragazzino che tira la tovaglia e frantuma stoviglie e bicchieri per attirare l’attenzione: questa è Mosca. Non sopportano che li si ignori e sono pronti a fare a pezzi il servizio buono pur di evitare che accada. A vendere armi chimiche alla Siria o combustibile nucleare all’Iran, a insegnare all’Indonesia come si fabbrica la centrifuga a gas, a costruire un reattore ad acqua leggera in Birmania, ah, certo, ragazzi, nulla è proibito. Ma il vero pericolo è che tutto questo crea instabilità, finisce per solleticare la prossima generazione di pazzi pronti a mettere il mondo a ferro e fuoco. Ragazzi, la seconda Guerra fredda ha come obiettivo solo e unicamente la rinascita dell’Impero russo, e non illudetevi che Mosca resterà a guardare come se la cava la marina cinese quando – non “se” – si comincerà a sparare nello Stretto di Taiwan. Non sarà facile, stavolta; tocca a voi, ragazzi e ragazze, capire tutto da zero.»

Nove anni fa così la pensava qualcuno nell’Agenzia e di sicuro il suo pensiero non era da tutti condiviso, soprattutto dalle parti del Campidoglio o nello studio ovale, dove la verità si può piegare o modellare a seconda degli interessi e delle convinzioni di qualche lobbista / Stranamore. Per fare un esempio, chi da oltre un ventennio sostiene che i talebani siano un soggetto politico con il quale parlare – dei patrioti – ha un nome e un cognome: Zalmay Khalilzad, “uno dei massimi specialisti del governo americano, subito dopo la presa di Kabul [1996 ndr]. «I talebani non seguono il fondamentalismo antiamericano praticato in Iran. Sono più vicini al modello saudita»” (Steve Coll, Ghost Wars, 2006). Poco dopo Khalilzad fu invitato a far parte della commissione consiliare dell’Unocoal (petrolio) nonché del Project for the New American Century, oggi è descritto da F. William Engdahl (The Afghanistan Debate and the Great Reset) come il vero artefice della politica USA in Afghanistan da oltre un trentennio; visti i risultati…

Nel frattempo a cavallo tra settembre e ottobre 2021, 150 caccia cinesi in quattro giorni hanno volato sui cieli di Taiwan, mentre la AIDDATA pubblica un fondamentale report sulla Belt and Road evidenziando luci e ombre oscure.

Completa il quadro l’annuncio della costituzione (tardiva?) del “China Mission Center”, una nuova unità della CIA dedicata al Dragone.

Nel frattempo, Putin e Assad si sono incontrati il 14.9 a Mosca, il che spinge Gianmarco Donolato a sostenere che in tal modo la Russia sia a un passo dall’avere pieno accesso alle acque del Mediterraneo.

Grande è la confusione sotto il cielo e non va bene per niente.

Alberto Massari