Brutta gente questi Vitalone
Questo post non andava scritto. Eppure è qui, indelebile. Prevedibilmente, ci saranno reazioni da parte di parenti e amici estimatori del giudice Claudio Vitalone. Ormai è fatta. Sono qui che aspetto a piè fermo le eventuali conseguenze, anche gravi, per il sottoscritto. Ho nominato i parenti di Claudio Vitalone e non di quel verme di suo figlio Alessandro che non sarebbe stato degno di niente se non dell’augurio iettatorio che un giorno, andando definitivo e dovendo passare, per condanne recidive infraquinquennali e cumulo di pene, un periodo nelle patrie galere, qualche detenuto, in astinenza sessuale, avesse decidere di “corteggiarlo” senza neanche concedergli il lusso, prima di possederlo brutalmente, di farlo ubriacare come, da schifoso violentatore, aveva fatto con la minorenne “dragata” per strada. Rapita, direi e tenuta, di fatto, in temporanea schiavitù. Questo secondo il (non in vigore) Codice Grani. Venti/trent’anni gli avrei dato, invece dei soli sei e mezzo. Questo parassita nulla facente (consulente finanziario!!!!!), campando la vita con i soldi ereditati da papà Claudio (evidentemente tanti, visti i locali in cui la feccia d’uomo, ha deciso di far ubriacare l’ennesima preda adolescente prima di passare a stuprarla con violenza, stando ai referti medici), in primo grado di giudizi, nel caso specifico, era stato assolto. E questo mentre si snocciolavano pendenti altri episodi similari.
Leggendo le cronache giudiziarie viene spontaneo di dire: che brutta fine ha fatto il figlio di un magistrato. Questo sconcerto avrebbe avuto un significato se il padre fosse stato un magistrato di valore, irreprensibile nel giudizio, investigatore indefesso alla ricerca costante del giusto e della verità. Claudio Vitalone è stato, viceversa, un pessimo esempio di magistrato (questo è il mio giudizio libero di pensare ciò che mi aggrada), complice del peggior potere politico (nel suo caso andreottiano fino alla morte), più volte sospettato di essere, a vario titolo, coinvolto nell’omicidio Pecorelli.
Chi sia questo Alessandro Vitalone ormai è chiaro. Chi sia stato, viceversa, suo padre Claudio (e suo zio l’avvocato Wilfredo) speriamo venga dimostrato, sia pure tardivamente, nella riapertura del caso dell’omicidio del complesso ma anche indomito editore di OP. Come è stato richiesto anche recentemente da sua sorella Rosita il caso non va considerato chiuso. Perché, forse è ora di ricordarlo, Carmine Mino Pecorelli non si è suicidato ma è stato ammazzato. Da qualcuno certamente.
Oreste Grani/Leo Rugens