Spigolature russe

La vengeance est un plat qui se mange froid

Il Servizio informazioni estero (in russo Служба внешней разведки traslitterato come Služba vnešnej razvedki, abbreviato: SVR) è uno dei tre servizi segreti della Federazione Russa che ha competenza sulle attività di sicurezza e di contrasto delle minacce provenienti da o verso l’estero.

  • direttorato “S”: responsabile per gli agenti illegali (quelli che hanno copertura assoluta) distribuiti in giro per il mondo;
  • direttorato “T”: incaricato dell’intelligence scientifica e tecnologica;
  • direttorato “K”: si occupa di contrastare le infiltrazioni di agenti stranieri e di controllare i cittadini russi all’estero;
  • servizio “I”: si occupa dell’analisi dei dati ottenuti attraverso l’attività dei propri agenti all’estero e della redazione di informative quotidiane;
  • servizio “A”: responsabile della pianificazione e dell’attuazione di misure attive di intelligence;
  • servizio “R”: che controlla l’efficacia delle operazioni di SVR all’estero;
  • Accademia del servizio informazioni estero: si occupa di formazione e perfezionamento del personale.

Questo dice Wikipedia e aggiungo il nome dell’attuale direttore: Sergej Evgen’evič Naryškin (in russo Сергей Евгеньевич Нарышки; Leningrado, 27 ottobre 1954).

L’indimenticabile sequanza di schiaffi che il direttore ricevette da Putin alla fine di febbraio del 2022 in mondovisione, colpevole di tentennare di fronte all’invasione dell’Ucraina che aveva scongiurato di intraprendere da anni, oltre a essere stata ampiamente risarcita dal fallimento dell’operazione speZiale, ha, da venerdì 22 marzo scorso, il sapore della vendetta, viceversa della totale incapacità del SVR di neutralizzare l’attacco.

Se penso al morale e alle motivazioni degli uomini che riferivano a Naryškin in merito al dispiegamento delle forze straniere in Ucraina, pronte a fare scattare la trappola mortale per l’esercito russo, mi chiedo come abbiano potuto rimanere al loro posto di fronte a cotanto fallimento, non loro ma di Putin sia chiaro, e mi rispondo che se l’hanno fatto, da professionisti quali sono, è solo e soltanto per potersi ampiamente vendicare alla prima occasione, fedeli al motto “Pro Patria contra omnes pro me contra neminem”.

Un nemico è per sempre.

Così mi scrive W. Krivitsky per chiarirmi le idee su quanto è accaduto presso Mosca venerdì sera, giornata finale di una settimana impegnativa.

Stanco ma non sbalordito dall’avvenimento, cosa di meglio che approfittare dell’orso ferito per infliggergli un’altra raffica di AK47 (agli esperti chiedo se sia o no una delle ultime armi in circolazione di quel tipo costruito ancora con parti in legno), ho iniziato a compulsare la rete per informarmi circa l’entità del danno.

E qui ho iniziato a incazzarmi di nuovo.

Mentre tutte le agenzie e i media nazionali dicevano che nel teatro si contavano 40 morti, il canale Telegram “Spigolature Geopolitiche” curato dalla redazione di AGC Communication News ne dichiarava 130.

Perché? Perché i migliori in questo Paese devono fare la fame, devono ricevere le briciole cadute dal tavolo, devono subire l’umiliazione di vedere degli assoluti incapaci ricevere cospicui emolumenti da Ministeri assortiti per report confezionati da dilettanti che nel migliore dei casi non escono dai compound nei quali sono paracadutati?

La risposta la sapete, la vergogna che vi portate – parlo agli addetti ai lavori che devono leggere queste parole non agli onesti lettori che ci seguono – non dovrebbe darvi pace ma funestarvi i sonni.

Graziella Giangiulio e Antonio Albanese andrebbero non solo rafforzati a suon di commesse, delle quali non vi farebbero toccare un centesimo di euro, ma dotati di mezzi sufficienti per crescere il personale che sanno benissimo come reclutare formare e selezionare per evitare che la prima azienda pronta a “cacciare” uno stipendio decente si porti via la risorsa; andrebbero portati come fiori all’occhiello del Paese, magari farci su un serial per Netflix, ma soprattutto come eccellenza del trattamento delle fonti aperte, che significa, come ha significato, evitare ai nostri la morte, innanzitutto.

Eccellenze nel mondo dell’intelligence internazionale, che li conosce bene e si stupisce di trovarseli “tra i piedi”, poveri ma belli, in mezzo a lupi e tagliagole.

Per fargli fare un salto e tirarli fuori dal buco di via Cesi sarebbe sufficiente destinargli mensilmente o annualmente (?) il costo di una finestra di Piazza Dante ma basterebbe anche la metà dello stipendio di uno dei tanti parcheggiati nelle strutture, invece niente.

Alberto Massari