globalist …titola: “Guerra tra spie: in arrivo lo Snowden italiano.” Aggiungiamo noi: usciamo da queste logiche o smobilitiamo l’AISE/AISI.

gatta+bidet

Quasi un anno addietro (come passa veloce il tempo per gli uomini della mia età), il 13 ottobre 2013, scrivevo il post (SIAMO INDEBITATI FINO AL COLLO: OVVERO COME, MILIARDO DOPO MILIARDO, L’ITALIA HA PERSO LA SOVRANITÀ NAZIONALE PER COLPA DI TROPPI “BIDET A CONCA E A TRE FORI”) che oggi rumori provenienti dal solito mondo che metto al centro dei miei interessi (la Strategia di Sicurezza Nazionale e le istituzioni preposte a coniugarla AISI/AISE) mi spingono a ripubblicare. Sembra incredibile ma, da dentro ai “servizi”, ancora una volta (forse e la centesima!), qualcuno, amareggiato, incazzato, deluso, frustato dall’assenza di regole meritocratiche, porta fuori “fascicoli” e decide di far tremare il vertice di turno delle Agenzie. Vertici di turno mal visti per le legittime (si fa per dire!) invidie o per degli oggettivi comportamenti anti istituzionali. Le accuse implicite nelle rivelazioni che potrebbero essere fatte, nei prossimi tempi, a quanto si dice, potrebbero essere gravissime (immagino che sia così o dovremmo pensare che si tratta di “fuffa” perché è “fuffa” che le nostre agenzie trattano e producono) attinenti a materia e comportamenti oggettivamente antinazionali vista la delicatezza degli incarichi ricoperti e le finalità degli organismi in discussione.

Sentire mormorare che, ancora oggi, siamo fermi a Malpiga, a Broccoletti, a Finocchi, a Salabè, a quella realtà che direttori (ad esempio, Mario Mori, oggi tanto discusso) subentrati nella scomoda posizione di Capo del Sisde (oggi AISI) (ma perché, allora, tutti ci vogliono arrivare?) definirono attività spazzatura, mi conferma che quando ho indirizzato i miei interessi verso questo settore come quello senza il risanamento del quale la Repubblica sarebbe stata destinata a decedere, non mi ero sbagliato. Altro che la regolamentazione delle “garanzie funzionali” vale a dire gli strumenti operativi che consentono di svolgere le attività informative (in buona sostanza si tratta della possibità di poter commettere reati nel caso in cui questa prassi venga giudicata necessaria allo svolgimento delle finalità istituzionali dell’intelligence), qui si intuisce o meglio si coglie nella realtà ciò che c’è ma non si vede, che gli anonimi, quando vogliono rendere edotta l’autorità competente o l’opinione pubblica, vogliono segnalare comportamenti che nulla hanno a che vedere con l’interesse superiore della Nazione e su quanto è opportuno fare sia pur autorizzati dal Presidente del Consiglio di turno. Vedremo di che cosa si tratta perché se, come è accaduto in passato, siamo di fronte a “bidé” a tre schizzi d’acqua, allora l’anonimo incazzato di turno potrebbe avere ragione a sottrarre fascicoli e a sputtanare chi di dovere. In questo caso, il Capo del Governo, si troverebbe in un bel pasticcio perché ci sembra arduo selezionare gente seria nel Paese dei manigoldi e dei pressapochisti despecializzati nella complessa materia di cui stiamo ragionando. È accaduto altre volte (troppo spesso) che ai vertici del Servizio sono stati messi inesperti assoluti della materia, personaggi che subito insediamento  sono divenute facili prede di vari “furbacchioni”, spesso figuri al servizio di paesi terzi, gente pronta a penetrare, con facilità, le nostre strutture guidate dai dilettanti allo sbaraglio di cui sopra. Gente scelta solo perché pronta ad appendere l’asino dove il padrone (il politico di riferimento) avesse voluto.

Abbiamo affidato per anni la Strategia di Sicurezza Nazionale (cioè l’anima stessa e l’identità del possibile Paese) a personalità fragili in quanto preparazione specifica ma determinatissime a guadagnare un fottìo di soldi approfittando della sostanziale impunità che la carica comportava e, forse, a detta di alcuni anonimi, ancora comporta. Si percepisce (questo per rispondere concretamente a quelli che in migliaia ci chiedono “Quanto si guadagna nei servizi segreti?“) uno stipendio da capogiro che, per la cerchia dei primi dirigenti dell’AISE/AISI, con l’indennità straordinarie che ti accompagnano, prima e dopo la pensione, si sostanzia in retribuzioni lorde che passano, sistematicamente, i 400.000 euro l’anno e che, per il vertice (il Direttore) superano i 600.000 euro. Tranquilli, parliamo di lordo. Compresa una indennità di rischio/vita per la carica che ricopri che ti accompagna, però, proiettata sulla pensione, tutta la vita. Anche dopo la tua morte. Questa maggiorazione era fino a qualche tempo addietro reversibile per la vedova. Non sono aggiornato ad oggi.

Tutto questo mentre lo stesso Generale Mario Mori che ora è chiamato a rispondere di “farfalle”, nel novembre del 2005 dichiara in una audizione davanti alla Commissione Parlamentare d’Inchiesta per la morte dell’intelligente e coraggiosa giornalista Ilaria Alpi:” Quando vi sono arrivato, il SISDE forniva un determinato numero di informative agli enti che avevano titolo a riceverle; ad un certo punto, mi è stato contestato che avevo ridotto di molto il numero di informative che mandavamo in giro e io dissi che le avrei ridotte ulteriormente avendo una certa idea al riguardo. Sono stato fruitore per tanti anni delle notizie del Sisde e del Sismi (oggi AISI/AISE ndr) e le confesso, onorevole, che molte le buttavo nel tritacarte.”

alpi-1

A questi biscottini da the aggiungerei una delle poche cose serie (vere) che Massimo D’Alema abbia mai detto nella sua lunga carriera di politico “nulla facente” per il nostro Paese: “In Italia, al 2010 (mi scuso ma non esistono dati più aggiornati! ndr), ci sono 108 (centotto) archivi dei servizi segreti i cui documenti sono inaccessibili. Sono infatti ancora nei depositi delle sedi dei servizi su tutto il territorio nazionale. In molti casi ancora (era il 2010, lo ripeto. ndr) deve partire la selezione delle carte e la trasmissione di quei faldoni al DIS .

Torniamo alla fuga di notizie “calunniose” di cui, in questi giorni, si vocifera.

globalist syndication, lunedì 29 settembre 2014, ore 16:57 pubblica: “Guerra tra spie: in arrivo lo Snowden italiano“……

Sotto il post, una scritta: 42.713 mi piace. Che non sono pochi per cominciare a porsi il problema di come fare a disinnescare l’ordigno a tempo che qualcuno (rischiando grosso!) ha innescato. Comunque, la misura attiva tendente a destabilizzare ulteriormente i nostri residui servizi segreti, è stata depositata nella rete e, difficilmente, potrà essere contrastata da chi ritenesse opportuno per il Paese o necessario, per se, farlo. Evidentemente, come sempre, in questo campo, il “gioco” doveva valere la candela. Bisogna vedere, però, se questa volta siamo in presenza del “Grande Gioco” o della solita questione della volpe e l’uva. Qualcuno, comunque, in questa guerra per bande sta, implicitamente, ponendo un problema di assoluta serietà: chi detiene (e con quali criteri lo faccia), gli archivi da cui dovrebbe provenire il fango pronto a essere lanciato?

La gestione degli archivi dell’Intelligence è, come spero sia chiaro a tutti, uno dei temi più strettamente correlato al concetto stesso di segreto di Stato. Se gli archivi sono più di cento e “vivacchiano” senza un’assoluta garanzia di gestione “intelligente”, votata al bene della collettività, capite di fronte a quale dilemma ci troviamo: o si definisce cosa sia oggi, con la massima priorità, il concetto di segreto (non la stronzata delle classificazioni obsolete: riservato, riservatissimo, segreto, segretissimo) o, è meglio risparmiare tutti i soldi degli “stipendifici” che continuiamo a chiamare “servizi segreti”. E non sono pochi! Gli organici, che stanno in parte riducendosi, sono, comunque, di oltre 4000 persone. Più un sacco di altra gente dentro gli organismi tradizionali militari che sembrano, ad oggi, ancora svolgere funzione di analisi o di difesa degli interessi della Nazione.

Da oggi, seguiremo, con la massima attenzione, le tracce elettroniche dell’anonimo che chiama, in tono di sfida, il Generale Alberto Manenti, “capitano”. Anche perché, la necessaria Strategia di Sicurezza Nazionale non può essere relegata a queste faide. Se sono faide, sarebbe cosa gravissima. Se non fossero faide ma un ulteriore tentativo di destabilizzarci come Paese, sarebbe ancora peggio.

Oreste Grani/Leo Rugens che, ancor più di altre volte, oggi, rischia la faccia e non solo quella. Sono tentato, infatti, di firmarmi: Orestino Granetto