Gli italiani non sono capaci di fare la fila e di ubbidire alle regole?

La Grande Depressione
“Bello il vostro progetto [che fu infilato in una cartella e portato a “casa”] ma non sarete mai in grado di realizzarlo perché voi italiani non sapete stare in fila” disse l’israeliano; come fosse una visione mi vidi molti anni prima tentare di comprare il biglietto di un bus in Israele, scavalcato da giovani soldati e gente qualunque che evidentemente aveva fretta, non certo rispetto della fila.
Visti i recenti ultimi risultati elettorali mi viene da pensare che forse sapranno fare la fila ai seggi, in Israele, di certo o l’offerta elettorale o le idee sono alquanto confuse.
Oggi, 9 marzo 2020, mi tocca scoltare per la seconda volta l’ennesimo insulto contenuto in un articolo del NY Times a opera di
Mi chiedo se lo meritano quelle migliaia, milioni di italiani che hanno reso grande un paese che non riesce a eliminare la pena di morte e che non elimina i suoi ghetti. Un paese la cui formidabile e costosa intelligence ha prodotto 9.11 e una serie di guerre perse. Un paese la cui finanza azzera sistematicamente i sogni dei popoli e che oggi ha abbandonato il Mediterraneo a turchi e russi.
Horowitz e Bubola cosa sanno dell’Italia oltre agli spaghetti Alfredo che io non so? Sanno della guerra spietata che si è combattuta a partire dagli anni ’60 quando a qualcuno è venuto in mente di iniziare a destabilizzare ciò che era diventata la sesta potenza industriale del mondo? Sanno di come sia facile corrompere un tessuto sociale pervaso da mafie ignoranti, sanguinarie ma guidate da una massoneria nera e miope e vigliacca? Sanno di come tutti, ma proprio tutti: inglesi, francesi, russi, cinesi, israeliani, tedeschi e americani hanno depredato le eccellenze italiane o si sono impadroniti delle attività vitali? Sanno che l’Ente Nazionale Idrocarburi è in mano a una banda di inetti così ricchi da condizionare l’intelligence nazionale? Sanno quanto sangue è costato alla parte che ha cercato di opporsi a questa oscena condizione?
Da bambino ho imparato a non gettare a terra la carta da adulto ho imparato che un mafioso ricevuto con tutti gli onori da un presidente americano ha potuto governare il mio Paese.
Oggi che le borse crollano, scrivo prima della apertura di Wall Street, avremo l’ennesima prova di come fose gli italiani non sanno fare la coda e di come gli squilibrati di Manhattan di certo sanno devastare il mondo.
Alberto Massari

La Grande Depressione
Ci sono contesti, come ad esempio, quello accademico (da cui provengono molti degli “esperti” di questi giorni), in cui l’espressione “fare la fila” indica la regola della sottomissione.
Ad esempio: “quello lì non vuole fare la fila” indica uno che è troppo bravo, pubblica “troppo” e da solo (cioè non fa il giro dei mammasantissima per chiedere se hanno qualche lacchè a cui potrebbe tornare utile figurare tra i co-autori di un lavoro fatto da altri). Si tratta di soggetti che, come hanno mostrato le intercettazioni dell’inchiesta “Università Bandita”, vanno “schiacciati come formiche”.
In realtà, il problema in Italia è che si fa la fila quando non è il caso di farla, e non la si fa quando è necessario.
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Cuculo ti adoro!
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Wow ! 😏
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Visto l’entusiasmo suscitato dal mio commento precedente, in questi giorni da divano & buone letture, mi è venuto in mente che già in passato siamo stati rimproverati di “non saper fare la fila” con toni anche più brutali di quelli dei mammasantissima dell’ateneo catanese.
Mi riferisco, ad esempio (ma, purtroppo, di esempi di questo tipo ce ne sono molti) a quanto affermato da Rino Formica dopo la strage di Natale (1984), riportato dall’ottima Stefania Limiti in “Doppio livello”:
“Ci hanno avvertito, ci hanno mandato a dire che l’Italia deve STARE AL SUO POSTO sulla scena internazionale. Un posto di comparsa, di aiutante”.
Mi domando se un Paese abituato a simili avvertimenti non abbia, in qualche modo interiorizzato, soprattutto a livello di classe dirigente, certe modalità prevaricatorie, che ovviamente presuppongono coperture e garanzie di impunità. Si pensi, del resto, alle commistioni con ambienti poco raccomandabili degli atenei di Messina (ndrangheta, massoneria & eversione nera) e Tor Vergata (Andreotti, Sbardella, Ciarrapico & Enrico Nicoletti).
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