Il cardinale Angelo Becciu e i rapporti simbiotici tra ermetismo e massoneria moderna

 

Ogni volta che vedo affiorare riferimenti alla massoneria in presenza di giochi di potere e di affari oscuri, soprattutto quando nelle trame, anche illecite, sono coinvolte personalità legate al mondo cristiano, mi chiedo quanto ci sia di interessi culturali esoterico-iniziatici e quanto di semplice malaffare ammantato di una vernice ermetico-speculativa. Per intendersi quando si allude ad una certa signora (oggi La Verità gli da un nome e un cognome) che teneva rapporti tra il cardinale Angelo Becciu e ambienti massonici di cosa si sta scrivendo? Si sta scrivendo di un dialogo riservatissimo tra sistemi concettuali decisi a confrontarsi su nodi teorico-metafisici (compresi i concetti di Grande Architetto e di iniziazione) o di conti correnti da ingrassare per poi, di quel denaro, fare uso soprattutto terreno? 

Una donna tesse questi legami perché capace di gesti gentili, dolci, fanciulleschi assimilabili a quello compiuto da Giuseppe Garibaldi, certamente massone, quando si recò in visita a casa di Alessandro Manzoni, certamente cattolico, nel marzo del 1862, per cui scendendo dalla carrozza, dona un mazzo di fiori viola, colore simbolico dell’arte cristiana dell’essere umili, o per altri inconfessabili finalità? Una signora perché capace di incarnare contributi raffinati o per celare altre attività terrene? Il cardinale Angelo Becciu era attratto (sentimento legittimo) dalla presenza, in un duomo cattolico come quello senese, della rappresentazione marmorea (il pavimento che vi accoglie) del tre volte grandissimo Ermete (Trismegistos appunto e presso gli ebrei chiamato Henoc), o curiosava in ambienti neo-massonici per condividere con gli affiliati di qualche loggia tratti di strada terrena nella speranza che la chimica ermetica portasse banalmente al segreto della trasformazione di alcuni elementi in oro? 

Difficile, comunque, farsi guidare da una donna che si dice esperta di relazioni sociali e in logge “democratiche”, spacciandola a se stessi per una raffinata Beatrice. I magistrati vaticani facessero la loro parte mentre noi, nella nostra marginalità e ininfluenza rimaniamo in curiosa attesa per capire chi sarà mai (a prescindere dall’anagrafe) questa figura angelicata, abile, a quanto pare, sia sul terreno della scienza ermetica che al telaio dove si tessono rapporti di potere. Certamente tra sardi. E a questi rapporti di buon vicinato tra isolani siamo particolarmente interessati e non certo per ostilità preconcetta ma perché se esistessero, come si dice, percorsi carsici tra alcuni ed altri, perfino la sicurezza nazionale (anche sotto forma di produzione industriale) ne sarebbe messa in discussione. Audace questa tesi ma non peregrina.

Mi sarei aspettato da un cardinale (cioè da un principe della Chiesa) non dico il potere della guarigione (era, secoli addietro, peculiare dei re, sia francesi che inglesi) ma proposte di pace e di buona volontà. Invece troviamo questo Becciu messo male quasi come fosse l’ultimo dei Marcinkus. Manca solo qualcuno che abbia frequentato ai bei tempi andati la Banda della Magliana (qualche anello sardo c’era comunque) e la frittatona con cipolla è fatta. Il rutto salutare (o di disgusto) potrebbe non mancare.        

Oreste Grani/Leo Rugens 

P.S. 

L’articolo che trovate a seguire insinua che i legami con vecchi malavitosi esistono tramite e grazie il vecchi immortale (o è morto) Flavio Carboni. Un tempo erano tosco-aretini ora sono sardi!