Spunti di riflessione/battute ancora attuali. Anzi: immortali

Era il luglio del 2005, e Umberto Eco ci lasciava detto:

È il Texas, bello mio… 

Umberto Eco su L’espresso

I giornali hanno già dato notizia del test, fatto in America, sulle cento migliori (o più ricordate) battute nella storia del cinema – e ovviamente l’inchiesta riguarda solo il cinema americano. Ha vinto “Francamente, mia cara, me ne infischio (Frankly, my dear, I don’t give a damn)” che Clark Gable dice a Vivian Leigh alla fine di ‘Via col vento’. Non eccepisco, così come trovo giusto che ci siano in lista alcune battute da ‘Casablanca’ e una da ‘Ribalta di gloria’ (Yankee Doodle Dandy) dove il più grande James Cagney di tutti i tempi conclude lo spettacolo presentando la sua simpatica famiglia: “My mother thanks you. My father thanks you. My sister thanks you. And I thank you”. Sembra poco, ma a chi ricorda questo film di culto fa scorrere un fuoco leggero sotto la pelle.

Due assenze mi colpiscono. Una è da un film di cui riesce sempre difficile ricordarsi il titolo italiano (forse perché era del tutto estraneo alla storia raccontata), ‘L’ultima minaccia’. In realtà si chiamava ‘Deadline Usa’ ed era una storia sulla libertà di stampa. Alla fine, rispondendo al telefono a chi lo stava minacciando perché una certa notizia non uscisse, Bogart faceva sentire il rumore delle rotative e concludeva (cito a memoria) “È la stampa, bello mio, e tu non puoi farci nulla!”. In realtà l’originale recita: “That’s the power of the press, baby, the power of the press. And there’s nothing you can do about it“. A me pare che l’inglese sia troppo ridondante e forse è per questo che gli americani non ricordano bene la battuta. Per noi (il film ci arrivava all’inizio degli anni Cinquanta) era stata una bella lezione di democrazia e ogni giorno io prego che la si possa ancora pronunciare a lungo anche nel nostro paese.
Ma, visto che evidentemente ho un debole sia per Bogart che per ‘Casablanca’, ardo di sdegno per l’assenza di un’altra citazione, e giustifico la dimenticanza con il fatto che non si trattasse di una rapida battuta bensì di un dialogo. Al Rick’s Cafe Americain Bogart sta rispondendo alle lamentele di Yvonne, ragazza di non difficili costumi, con la quale evidentemente si era concesso una disattenta parentesi erotica: “Dov’eri la notte scorsa? – È stato tanto tempo fa, non ricordo. – Ti vedo stasera? – Non faccio mai progetti così in anticipo”. Per amore di filologia riporto l’originale: “Where were you last night? That’s so long ago, I don’t remember. Will I see you tonight? I never make plans that far ahead“. Ritengo questo dialogo sublime e non ho bisogno di spiegare perché, dato che chi non lo capisce non vale la pena di rieducarlo. (Quanto precede è un anacoluto).

Ma sono ‘storiche’ solo le battute dei film? Immediatamente dopo il referendum italiano stavo viaggiando attraverso gli Stati Uniti e sono stato raggiunto dalla notizia che Buttiglione avrebbe detto la frase seguente (l’ha detta davvero? lo attesta il ‘New York Times’, è la stampa bello mio e tu non puoi farci nulla): “L’Italia ha dimostrato di essere più simile al Texas che al Massachusetts”. Gli amici americani (anche se erano del Texas) spalancavano gli occhi e dicevano che era uno scherzo, che quell’ignoto signore aveva voluto pronunciare parole di sdegno verso il suo paese. No, rispondevo io, lo ha detto sul serio, per dire che l’Italia migliora.
E mi è venuta in mente un’altra battuta memorabile. Milano, anni Cinquanta, università statale, dove si stava svolgendo un convegno filosofico che metteva a confronto filosofi analitici e idealisti gentiliani, laici e cattolici. Stava parlando uno degli ultimi alfieri dell’idealismo al tramonto, e pronunciava un elogio alquanto retorico dell’Io (“Quell’Io che mediandosi si fa e facendosi produce Storia, eccetera eccetera”). A un certo punto si era alzato tra il pubblico un idealista di complemento e aveva gridato “viva l’Io” – il che all’epoca faceva ancora ricordare certi personaggi di Giovanni Mosca, che in stiffelius, cilindro e barba bipartita conversavano con l’Abate di Staffarda.

L’oratore era impallidito e, mentre gli tremavano e la voce e il labbro, aveva detto: “Signore, se Ella intende prendersi gabbo di cose a cui ho dedicato l’intera mia vita..”. E l’altro, con voce rotta: “No, no, io dicevo sul serio!”. Al che l’oratore (e siamo tra Giovanni Mosca ed Edmondo De Amicis) apriva le braccia e esclamava: “Se è così, qui tra le mie braccia!”. I due si incontravano e abbracciavano sul podio mentre la maggioranza della sala si abbandonava a inverecondi cachinni.
Ecco, la storia di Buttiglione mi è parsa della stessa pasta. Immagino che esista qualcuno – che magari ha comprato ‘L’espresso’ per sbaglio alla stazione – il quale potrebbe chiedermi perché sia così brutto essere più simili al Texas che al Massachusetts. Ancora una volta non ritengo opportuno rispondere perché chi non lo capisce non vale la pena di rieducarlo.