Attacco alla Sanità Lazio

A modo mio (ma anche un cretino lo avrebbe capito), a tempo debito, ho provato ad avvertire la P.A. della gravità della situazione. 

La signora ministra Lamorgese, ora che è arrivata a dover ammettere quanto sia inadeguato il sistema di sicurezza preposto alla salvaguardia dei pubblici dati sensibili, si tolga lo sfizio (ha gli strumenti per verificare l’autenticità di quanto in questo post arriverò a raccontare dopo averlo altre volte affermato) di appurare, da quanto tempo, varie istanze della P.A. (certamente il suo ministero, così come quello della Sanità guidato all’epoca dall’on. Giulia Grillo, la Difesa, Via Arenula) erano informate delle condizioni di vulnerabilità elettronica (mi astengo da elencarle) in cui si trovavano. Nel post “I SERVER DELLA PA SONO UN COLABRODO, PAROLA DI VITTORIO COLAOAlberto Massari ha affermato che:

I SERVER DELLA PA SONO UN COLABRODO, PAROLA DI VITTORIO COLAO

Dicono che Vittorio Colao, già chiamato dal fu Presidente del Consiglio Giuseppe Conte a guidare la task force di esperti selezionati (da chi?) per affrontare la pandemia e poi fatto ministro dal Presidente del Consiglio Mario Draghi, sia capace di ascoltare con attenzione, con la competenza di un manager in business administration, gli informatici che gli presentano progetti e innovazioni.
Non mi stupisce quindi se, il 6 giugno 2020, dichiara al mondo intero, quasi ce ne fosse bisogno, che “Abbiamo il 93-95% dei server della Pubblica amministrazione non in condizioni di sicurezza”.
Il sottoscritto lo ha sostenuto pubblicamente in più occasioni, avendone avuto contezza in prima persona il 15 marzo 2019 allorquando, sotto lo sguardo vigile del Sen. Mario Michele Giarrusso, gli ospiti israeliani, tra i quali un diplomatico di grande esperienza e un alto ufficiale appena uscito dal ruolo, mostravano con che facilità fosse possibile penetrare nei server di alcuni ministeri: difesa, giustizia e sanità. Sia detto a beneficio dei non addetti ai lavori, che Israele sostiene con circa sei miliardi di dollari l’anno lo sviluppo di aziende private nel settore della cyber (la Francia ne investe solo due) e che gli uomini che le rappresentano hanno servito per gran parte della propria vita il loro Paese e che, se prendono il volo per mostrare il loro prodotti, lo fanno entro un perimetro istituzionale che non ammette furbate; in altre parole rappresentano lo stato in un quadro di sussidiarietà che non possiamo fare altro che invidiare.
La ragione per cui, in una sede del Senato, utilizzando come hot spot il mio cellulare – i tecnici evitarono di forzare la rete per evidenti ragioni – dal quale transitarono nomi, indirizzi mail e relative connessioni, avvenne quella dimostrazione è molto semplice: fidando nella nostra serietà e fedeltà alla Repubblica, prima di informare il Sottosegretario alla Difesa Angelo Tofalo, volevano farci toccare con mano, come se ce ne fosse bisogno, la vulnerabilità delle infrastrutture informatiche preposte alla sicurezza dei dati contenuti presso i ministeri e altro.
Il 4 aprile seguente, 2019 (!), verificata la criticità e vulnerabilità di alcune strutture, si svolse una seconda dimostrazione, sempre presso la stessa sede, cui parteciparono l’Ammiragio Ruggiero Di Biase e il maresciallo Gianluca Casaburi facenti parte del comitato di esperti in cyber security su incarico del sottosegretario alla Difesa Angelo Tofalo, il Ministro della Sanità Giulia Grillo, i sottosegretari dell’Interno Carlo Sibilia, e di Giustizia Vittorio Ferraresi in quanto, a nostro avviso, dovevano essere necessariamente resi edotti della criticità nella quale versavano le strutture informatiche dei rispettivi ministeri di appartenenza.
Risultato di tanto sforzo, al di là della soddisfazione personale di essere stato riconsciuto quale persona attenta al problema e tesa a rafforzare e sviluppare i rapporti tra i relativi paesi: ZERO; a certificarlo è il Ministro Colao.
Si tenga presente che a pochi mesi dai fatti, una stupefatta Ministra della Difesa, Elisabbetta Trenta, durante un incontro a via XX Settembre sollecitato dal Sen. Giarrusso, negava, ne sono testimone, di essere stata informata della vicenda da parte del suo sottosegretario Angelo Tofalo.

Alberto Massari

 


Cercate nel web e in questo blog e troverete altre affermazioni mai smentite. Bene, in ora tanto grave (o vi sembra che la Caporetto informatica della Regione Lazio sia cosa minore?) confermo quanto a suo tempo ho lasciato scritto in questo post e ribadisco che la condizione di estrema fragilità di quasi tutte le forme elettroniche in cui si articola la nostra Pubblica Amministrazione era tragicamente nota. Con riferimento specifico al Ministero della Difesa e a quello della Sanità. E questo anche grazie a quegli incontri ideati e organizzati da Alberto Massari e dal sottoscritto, ideati e organizzati fin al dettaglio (chiesi ed ottenni, tramite la richiesta opportunamente inoltrata dal Sen. Mario Giarrusso, che fosse presente agli incontri un ufficiale superiore del Ministero della Difesa scelto quale traduttore di elevatissima qualità ed esperienza internazionale per avere la certezza che l’illustrazione delle condizioni in cui versava la P.A. fossero trasferite con la massima scientificità semantica e concettuale) proprio per rendere edotta “la politica” delle condizioni di precarietà e vulnerabilità in cui versava la Repubblica. Ed era il 15 marzo 2019!

Questo post narcisistico per contribuire a rispondere a quanti, curiosi e dubbiosi, mi chiedono “cosa” faccia ancora per lo Stato e in quale condizione di assoluta gratuità e sussidiarietà allo stesso. Ho scritto che svolgo questa attività, per essere libero di farlo a modo mio, nella assoluta gratuità. Provate cortesemente a smentirmi. Quindi in molti (a cominciare da Angelo Tofalo) erano stati resi edotti della condizione colabrodo delle nostre infrastrutture. E nulla fecero. Vogliamo anche premiarli per questa inadeguatezza?

Oreste Grani/Leo Rugens