Washington a Possagno

1818, gesso, 160x90x136

George Washington

Il monumento in marmo di George Washington fu richiesto nel 1816 dal Parlamento della Carolina del Nord, per essere collocato nel Senato della capitale, Raleigh. Fu commissionata dopo la fine della guerra contro l’Inghilterra, volutamente, per celebrare la dignità e rivendicare il rispetto del mondo nei confronti della Nazione americana.
Il parere sulla scelta dell’artista che doveva scolpire l’effigie di Washington fu di Thomas Jefferson e di Joseph Hopkinson, che non ebbero dubbi nell’indicare in Antonio Canova l’unico scultore al mondo capace di rappresentare il valore e la gloria del primo Presidente americano. Thomas Appleton, console americano in Etruria, gli trasmise l’incarico. Per Canova, la realizzazione in marmo era, come per la maggior parte delle sue opere, l’esito finale di un lungo processo preparatorio, fatto di disegni, incisioni, bozzetti e il prezioso modello in gesso a grandezza naturale. L’opera, prima e unica eseguita per gli Stati Uniti, fu completata il 18 aprile 1818.
Il Presidente è rappresentato seduto vestito come un austero condottiero dell’antica Repubblica Romana che, oltre a rispecchiare l’iconografia classica in voga all’epoca, incarnava gli ideali illuministi e repubblicani ai quali il Presidente improntò la propria attività politica. Ha la corazza e la clamide – il mantello corto – e dopo aver deposto il bastone del comando e la daga, si atteggia alla scrittura sulla tavola trattenuta con la mano sinistra nella quale è inciso l’incipit del Farewell Address – il discorso di congedo alla Nazione – “George Washington / to the People of the United States – Friends and Fellow-Citizens”.
Sfortunatamente la magistrale opera ebbe vita breve: un incendio la ridusse in frammenti nel 1831, a soli dieci anni dall’inaugurazione. Il capolavoro canoviano fu rifatto, grazie proprio all’esistenza del modello conservato alla Gypsotheca e Museo Antonio Canova di Possagno.

È un grande piacere per la Frick Collection aver collaborato con il Museo Canova di Possagno e con la Venice International Foundation alla mostra Canova’s George Washington. Se non fosse andata distrutta, la scultura di Canova costituirebbe oggi senza dubbio uno dei principali tesori artistici degli Stati Uniti”, dichiarò nel 2018 Xavier F. Salomon capo curatore Frick Collection e co-curatore della mostra insieme a Mario Guderzo, direttore Gypsotheca e Museo Antonio Canova. “L’obiettivo di questo progetto è stato di ridare vita a uno tra i più importanti capolavori europei del XIX secolo che raggiunsero l’America quando la storia della nuova nazione era agli albori. La statua incarna uno dei primi rapporti tra Italia e Stati Uniti e attraverso questa mostra ci auguriamo di rinnovare tale amiciziaFonte Artribune

Gesso conservato alla Gypsoteca di Possagno

Quando ascolto discettazioni di ogni genere e specie sulla politica estera statunitense, incluse quelle degli stessi cittadini americani, discettazioni che generalemente tendono a pronosticare un inevitabile declino del paese, penso sempre che chi sta parlando della prima potenza economico-militare-culturale del mondo ne sappia molto più di me.

È certo che una mia cara zia americana, alla notizia della prequisizione della reggia di Trump, abbia pensato di stappare una bottiglia di grappa (solo le condizioni di salute glie lo hanno impedito) per festeggiare l’evento che stavo aspettando da un paio di anni. Altrettanto certo che il presunto “rincoglionito” attuale presidente abbia deciso che gli USA torneranno a produrre i chip a casa propria dopo avere tirato una sberla a Xi (io la leggo così la visita della Pelosi secondo alcuni in pista per dirigere gli uffici di Via Veneto) il quale non ha potuto fare altro che sbraitare e tirare qualche missile giusto per non perdere la faccia ed essere sputazzato dai suoi.

Osservo che nessuno sembra avere le idee chiare sul perché Biden abbia causato la guerra in Ucraina e provocato la Cina – esclusi i sostenitori della tesi imperialista americana per i quali esiste un solo cattivo sul pianeta a fronte di innocenti vittime – il che mi fa pensare che se chi parla non sa allora potrebbe essere che le ragioni di Biden siano più difensive che offensive, il che non farebbe fare agli USA una bella figura. Del resto se i russi possono permettersi di negare che gli ucraini li abbiano colpiti duramente in Crimea, non vogliamo concedere allo Zio Sam di tacere le ragioni delle sue mosse? Tacere forse è meglio che ingannare, non credete?

Tornando al caso Trump, uno che viene accusato apertamente di essere un burattino di Putin e che a Xi chiese di comprare grano americano per favorire la sua rielezione, verrebbe da dare ragione a chi pronostica un rapido crollo del vero originale autentico “impero del male” tuttavia, nel mio ferreo ottimismo, ritengo che fino a quando l’FBI esisterà i cittadini americani possono dormire abbastanza tranquilli e che trovo naturale che le democrazie possano ammalarsi di cancro, si chiami esso Berlusconi, Meloni, Salvini, Le Pen o Trump, il più pericoloso di tutti per la democrazia e la pace nel mondo.

C’è da chiedersi perché le dittature non si ammalino di cancro, pensiero ingenuo dato che sono esse stesse il cancro delle società moderne, tanto è vero che di solito muoiono con il dittatore (fatte salve le debite rare eccezioni) sicché prima di vedere il tramonto degli Stati Uniti d’America, guarderei con attenzione l’evoluzione di quell’aspirante Imperatore, che sarà pure il più intelligente di tutti sotto un unico cielo, ma pur sempre un soggetto destinato a terminare i suoi giorni.

George Washington, invece, un bel giorno diede le dimissioni, diciamo così e Canova che ne conosceva lo spirito e gli ideali lo rappresenta appunto da generale della Roma repubblicana: né Cesare né imperatore.

Chi pensasse che ciò che serve alla Cina o alla Russia sia un potere assoluto, è di fatto complice di una visione conservatrice che, fortunato lui, può esprimere liberamente vivendo in una democrazia, trascurando il fatto che se in Russia o in Cina qualcuno si mettesse in testa di fare il Trump della situazione ad aspettarlo troverebbe le patrie galere o il veleno.

Per concludere il mio pensiero va a un giovane Washington che ha ricevuto tale nome di battesimo in quanto primo figlio maschio per perpetuare una tradizione famigliare che risale a un lontano antenato siciliano, non proprio un gattopardo a mio parere.

Alberto Massari

P.S. Negli ultimi vent’anni si è sviluppata nella zona del Grappa una intensa attività sportiva, un po’ pericolosa, praticata da migliaia di individui provenienti da tutta Europa che sfruttando le correnti ascensionali generate dalla differenza termica tra la laguna di Venezia, la pianura e la sacra montagna volano ore e ore sopra trincee, opere d’arte e capannoni, alla ricerca di emozioni e ispirazione.