“Quello, il presidente, il giorno dopo ti taglia un orecchio”

Nur-Sultán, 12 de mayo de 2022. El Excelentísimo Señor Andrian Yelemessov presentó al presidente de Cuba, Miguel Díaz-Canel Bermúdez, las Cartas Credenciales que lo acreditan como Embajador Extraordinario y Plenipotenciario de la República de Kazajstán en Cuba. El embajador Yelemessov será el primer embajador de este país centroasiático residente en La Habana.
Este hecho fue resaltado como histórico por el Presidente cubano, quien celebró que al cumplirse los 30 años de relaciones diplomáticas, las autoridades kazajas hubieran adoptado una decisión que demuestra la importancia que otorgan a las relaciones bilaterales.
Díaz-Canel envió un saludo a su par Kassym-jomart Tokáev y reconoció el respaldo de Kazajstán a la integración de Cuba a la Unión Económica Euroasiática como país observador.

Tra i tanti nani e ballerine incontrati durante la vicenda Shalabayeva, una aveva come nome e cognome di copertura proprio quello di una étoile del Teatro Bol’šoj oltre ad avere fattezze e abilità da rondine, il migliore resta il prete che si auto definì “la spia del Papa” mentre avrei avuto il piacere di incontrare quel curioso contante pugliese, Son Pascal, del quale il Corriere finalmente se ne occupa nel 2022 cioè sette anni dopo di noi.

A leggere l’intervista mi viene da pensare che anche in quella occasione il mio fiuto mi aveva condotto a una figura di grande interesse, come avrete modo di leggere l’intervista se già non l’avete letta.

A essere sinceri il nostro eroe, secondo la leggenda, un giovane italiano che in cerca di fortuna a Londra trova una giovane kazaka della quale si innamora e che gli apre le porte del Kazakhstan, il paese più importante del mondo, sembrerebbe esattamente ciò che hanno accusato di essere i suoi detrattori e se oggi vive a Dubai il perché è presto detto, dato che si dice che lì viva il suo mentore, il Presidente Nursultan Nazarbayev.

Osservo una certa caduta di stile nel nostro eroe laddove vanta un rapporto con quell’ubriacone di Depardieu suggellato da saune e puttane (ho sempre avuto e sempre avrò grande rispetto per le donne che campano di quel mestiere) che lui o il Corriere definisce “donne” (che sia etero non depone a suo favore anzi mi fa un po’ schifo a meno che non faccia parte del suo mestiere oltre a essere un musicista).

Ora apprendo che S.E. Andrian Yelemessov, ambasciatore kazako a Roma reso immortale da un ritratto su Il Foglio che lo descriveva resistente addirittura alle radiazioni di Chernobyl (Ucraina!), è un caro amico di Pasquale Caprino (Son Pascal) il quale lo inchioda quale regista dell’operazione Shalabayeva i cui attori principali sono (a loro insaputa?) valorosi poliziotti che di recente sarebbero stati riconosciuti innocenti del reato di sequestro di persona. Ma del capo di quei servitori dello Stato, il Ministro Alfano Angelino, proprio nessuna si vuole ricordare? E dire che una vocina mi diceva che viveva circondato da russi, addirittura.

A proposito di Yelemessov, pare che sia addirittura diventato il rappresentante del Kazakhstan a Cuba a maggio di quest’anno, il fedelissimo del fu presidente che gli avrebbe fatto tagliare le orecchie secondo Caprino, mi domando in che rapporti sia con l’attuale capo del suo paese, giusto una curiosità e mi chiedo se anche a La Habana faccia intonare “Felicità” a ospiti e figli.

Già perché Al Bano, console onorario del Kazakstan per la Puglia, oltre a essere un mito per Caprino (non ci credo la lui dice così) lo era per Sua Eccellenza e per Putin (che oggi rinnega spudoratamente) forse un po’ meno per Nazarbayev che proprio filo russo non è mai stato, vero mafioso kazako-comunista di certo sì.

Insomma, perché proprio oggi il Corriere scopra Son Pascal è la vera notizia; alla domanda mi viene da rispondere che il nostro, in difficoltà, stia battendo cassa con chi di dovere e il compiacente quotidiano si sia prestato.

Alberto Massari

Son Pascal: «Ero una pop star in Kazakistan, cacciato come spia»

corrieredelmezzogiorno.corriere.it

Francesco Parrella
Mezzogiorno, 9 agosto 2022 – 08:05
Pasquale Caprino, che in Italia ha anche partecipato a Pechino Express, ora vive a Dubai: «Sono riuscito a far pagare un milione a Depardieu per un film. Lui poi mi invitò a cena. Ho duettato con Al Bano, l’ho chiamato poche settimane fa per farlo venire a un matrimonio»

«Dopo quasi dieci anni ero un po’ stanco del Kazakistan; poi la pandemia, gli affari che non erano più gli stessi, così da poco più di un anno con la mia famiglia me ne sono venuto a vivere a Dubai». Pasquale Caprino, 36 anni, in arte Son Pascal, cantante di Battipaglia, in provincia di Salerno, da anni è una star nell’ex Repubblica sovietica, un po’ come Pupo, Toto Cotugno o Al Bano lo sono in Russia, con l’aggiunta che Pascal canta anche in kazako. In Italia è stato il protagonista di Pascalistan , un docu-reality su Deejay Tv, e due anni dopo nel 2015 ha partecipato al reality Pechino Express su Raidue.
Ma la storia che lei è andato via dal Kazakistan perché l’hanno cacciata, è vera?
«Ma no, diciamo che una non simpatia verso di me c’è sempre stata. Ma la maggior parte delle persone mi ha sempre accolto bene. Poi certo, tra i cantanti locali, qualche gelosia, ma è comprensibile, c’è ancora un retaggio un pò nostalgico del periodo sovietico. A me hanno dato anche della spia, e c’è chi mi vede ancora come una minaccia».
Che ricordi ha di quegli anni?
«Uno in particolare. Quando ho conosciuto Gérard Depardieu. Era venuto in Kazakistan per girare un film su commissione, L’urlo della steppa , una roba improbabile, e tramite un amico italiano che soggiornava nel suo stesso albergo seppi che non l’avevano pagato. Così, per ingraziarmelo, chiamai subito un ministro amico mio e il giorno dopo gli furono dati i soldi, un milione di dollari. La sera stessa Depardieu per ringraziarmi mi invitò a cena, e siamo rimasti insieme due settimane, all’insegna dello sfascio totale: donne e saune. Poi una notte il portiere dell’albergo c’ha preso e c’ha portato al cosmodromo di Bajkonur. Un’esperienza accecante; e quando mi ricapita, io e Gérard seduti in tribuna vip a guardare il lancio dello Sojuz».
Nel 2013 ha duettato con Al Bano nel singolo Ainalain . Come vi siete conosciuti?
«Duettare con Al Bano era uno sfizio mio da sempre. L’ho conosciuto tramite un suo amico pugliese in viaggio d’affari in Kazakistan. Gli ho mandato una canzone da cantare e ne è nata una collaborazione. L’ho chiamato anche qualche mese fa per sapere se voleva venire in Kazakistan a cantare a un matrimonio, ma mi ha fatto capire che per via della guerra in Ucraina, non era aria».
Quindi pur vivendo a Dubai non ha lasciato il Kazakistan?
«Ci torno una volta al mese, per un quarto d’ora di intrattenimento a qualche festa di qualche oligarca: arrivo, canto, mi pagano, e torno a Dubai».
Ha provato anche ad entrare nel mercato russo, ma l’avventura è durata poco. Come mai?
«Mosca è una città che stanca molto. Da quelle parti la socialità è la vodka, e io sono uno che tiene alla salute, c’ho rinunciato. Poi parlo e rido molto, e lì non si fidano di tipi così».
In Italia ha fatto molto scalpore il caso Shalabayeva. In quegli anni lei era in Kazakistan, che risalto ha avuto?
«Non se l’è filata nessuno. Fu coinvolto anche il mio amico ambasciatore in Italia, una persona simpaticissima, che poi a pensarci che poteva fare? Se il presidente ti dice (il riferimento è all’ex presidente Nazarbayev, padre-padrone del Kazakistan, ndr ) “vai a prelevare quella donna e mettila su un aereo”, che fai, il paladino dei diritti umani? Quello, il presidente, il giorno dopo ti taglia un orecchio».
Torniamo a Dubai. Oggi di cosa si occupa?
«Canto sempre alle feste e nelle case dei ricconi: russi, kazaki, arabi. E poi mi sono inventato i voli in parapendio, una mia grande passione, sulle dune del deserto. Certo il cachet delle serate è dieci volte inferiore a quello che prendo in Kazakistan però qui si lavora tutti i giorni, è un paradiso fiscale: niente tasse».
Com’è viverci?
«Fa caldo, e c’è poca vita all’aperto. La giornata è compressa all’interno del lavoro. La mancanza di verde ti provoca anche una mancanza di ossigeno, tant’è che qui a livello creativo sto componendo proprio poco. Non mi piace, però mi consente di vivere bene. Come vita mondana s’incontrano pure un po’ di vip, ma è un fenomeno più tamarro ».
Nonostante la sua fama sia altrove, per il matrimonio con la sua compagna kazaka è venuto in Irpinia.
«I miei hanno casa a Laceno da anni, è il mio luogo del cuore, e poi ci siamo sposati d’estate: in montagna si stava più freschi»
C’è un artista campano con cui le piacerebbe duettare?
«Non c’è più purtroppo: Pino Daniele. Tra i viventi mi piacerebbe collaborare con Gragnaniello ed Enzo Avitabile. Di nuovi ne conosco pochi, ma mi piace Clementino».
L’Italia, il Cilento, ti mancano?
«L’Italia la respiro ogni giorno a Dubai. Qui va di moda costruire i ristoranti con maioliche capresi e giardini di limoni. Lavoro in un ristorante e mi sembra di stare in un giardino caprese».
9 agosto 2022 | 08:05
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