“Requisiti per entrare nell’intelligence”, digitano alcuni, oltre al solito “Quanto si guadagna nei servizi segreti?”: cominciamo a migliorare!

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Esiste una regola non scritta nel mondo dell’intelligence italiana: ad un appartenente all’istituzione non chiedere mai come abbia fatto ad entrare nei servizi. Tanto la risposta la conoscono tutti.

La prendo alla larga utilizzando il solito metodo dei “cerchi concentrici”.

Leo Rugens considerava e considera Claudio Scajola, un soggetto estremamente pericoloso per gli interessi della collettività (lo Stato repubblicano) e, come tale, riteneva e ritiene che debba essere trattato. In particolare modo, oltre a voler ricordare che gli esordi di “sciaboletta”, nella cronaca giudiziaria, furono dovuti al suo coinvolgimento in “connessioni” (è il termine tecnico che più rende) tra politica e criminalità organizzata (il Casinò di Sanremo e il ruolo, sul territorio ligure, di quella istituzione nel lavaggio di capitali illeciti) da anni segnaliamo che la sua pericolosità è (speriamo di poter dire “era”) dovuta al fatto che qualche testa di cazzo, al momento opportuno, lo aveva nominato Ministro dell’Interno, consentendogli così (come abbiamo sempre denunciato), di organizzarsi un proprio servizio segreto.

Come spero, ormai, sia chiaro a tutti, dopo la lettura dei giornali di questa settimana. Aggiungo che mentre gli assassini delle Brigate Rosse uccidevano l’onesto Biagi, questo mascalzone lo irrideva, definendolo un “rompicoglioni”, petulante e avido di prebende. Per Dio, cosa si aspetta a fare giustizia giusta? Come vedete, taccio della casa al Colosseo!

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Quando Leo Rugens focalizza l’attenzione su questi aspetti della vita collettiva e sulla delicatezza delle nomine in questo settore dell’organizzazione dello Stato (la Sicurezza Nazionale), tenta di allarmare i cittadini sulla pericolosità che menti criminali, con nessun senso della cosa pubblica e dell’interesse nazionale, vengano piazzati a farsi i cazzi propri nei settori strategici della convivenza civile. Quando Claudio Scajola fu nominato Ministro dell’Interno, era già un soggetto attenzionato in quanto sospetto criminale a proposito della vicenda del Casinò. Per frequentazioni e modalità di comportamento, era già sospettabile. Quando viene elevato al rango di garante della ordine pubblico, Claudio Scajola era già descrivibile, da un attento maresciallo dei Cc, come persona dedita a frequentazioni pericolose. Non avrebbe potuto avere un NOS (in un Paese serio) e, invece, qualcuno, lo nominava “Capo” preposto alla sicurezza di tutti gli Italiani. Questi sono i paradossi nel nostro bel paese.

È di questo che dovete chiedere conto alla classe dirigente smontante.

Claudio Scajola fu  scelto  tra i migliori di Forza Italia per fare il Ministro ma non da quel delinquente, terrorista, un po’ nazista  di Beppe Grillo. Non vi fate distrarre dal falso duello Renzi/Grillo: cosa c’entra Grillo con Scajola, se non che sono entrambi liguri? Invece Scajola, Matacena, Dell’Utri appartengono al partito berlusconiano con cui tratta quotidianamente Matteo Renzi e con cui, di fatto, governa la cosa pubblica. Tutti i vertici della rete delle reti, ad esempio, recentemente rinnovati, sono stati decisi insieme. Matteo Renzi e Silvio Berlusconi (che siano in quel momento rappresentati da Del Rio – cooperative – e da Denis Verdini – Toscana sordida ) stanno spartendo la cosa pubblica, ancora una volta, in un ennesimo riadattamento del consociativismo PCI-DC.

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Che c’entra Beppe Grillo? Che c’entra una espressione ipocrita quale è “metterci la faccia”, come dice Matteo Renzi, quando la questione è, tecnicamente e sessualmente, “fare il frocio con il culo degli Italiani”?

Ma quale faccia! Quella a cui si riferisce il sommo maestro Tinto Brass? Come si può parlare, con gli stessi toni, del Ministro Lupi e di Beppe Grillo se non che, da sempre (l’attore comincia la sua denuncia pubblica dei guasti della partitocrazia e della criminalità tutt’uno con essa, la sera del 18 febbraio 1992 – Teatro Smeraldo, Milano!), Giuseppe Grillo da Genova, “prevedeva” che l’Expo 2015 sarebbe stato il trogolo ottimale per i maiali onnivori della Lega delle Cooperative, di Comunione e Liberazione (Compagnia delle Opere), dell’ex PCI, dell’ex Dc, e della degenerazione dell’Istituzione massonica (gratta gratta, troveremo, anche in queste vicende, dei gaglioffi che cercavano di spaventare le persone semplici di spirito spacciandosi per membri – cazzoni – di autorevolissime logge massoniche) e che, viceversa, la volpe Lupi risulta essere intimo (vedremo se sono millanterie o reali frequentazioni) di questi malfattori? La Lega delle Cooperative, con i tantissimi (presenti ovunque) global service, opera con il nero come dio risolutore di tutti i vincoli dettati dal rispetto della dignità dei lavoratori. È ora che digitiate  Manutencoop Facility Management Spa o CNS e, capiate, da soli, chi c’è dietro ad ogni cesso pulito (male), o riparato (a prezzo d’oro) nella Pubblica Amministrazione d’Italia. In troppi giornalisti scoprono ora che, per la Guardia di Finanza, la quasi totalità (80%!) degli appalti relativi alla Pubblica Amministrazione, è truccata. Ricordate l’appello che abbiamo rivolto ai cittadini onesti eletti nel M5S di vigilare, a Parlamento insediato, in modo particolare, su CONSIP e (spero che ormai vi sia chiaro il motivo!) sul COPASIR? La partita della legalità si gioca intorno al controllo dei frattali che si generano partendo da queste sigle. E qui veniamo al cuore del problema. I Servizi segreti, lo continuiamo a ripetere, devono essere l’ anima della Nuova Repubblica. Senza una vera rivoluzione culturale che li rifondi, l’Italia non ha futuro. In questa vicenda del Expò 2015, ad onore del vero, i servizi segreti, da oltre un anno, hanno saputo e voluto, redigendo con scrupolo e opportuna sensibilità previsionale, più rapporti, allertare (inascoltati) le istituzioni politiche dei rischi che la manifestazione stava correndo e dei gravi danni che il Paese ne avrebbe ricevuto. Così andava fatto; così, finalmente, è stato fatto; così andrebbe fatto sempre; così, se capiamo i segnali che arrivano dalle Agenzie, d’ora in poi, si farà. La qualcosa detta da Leo Rugens, che è stato, per decenni, feroce critico dei metodi di gestione dei nostri servizi (attaccare l’asino dove il padrone politico di turno voleva), ha valore doppio.

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Come vedete e come abbiamo sempre sostenuto, oltre a tutto il resto, il problema è chi debba custodire i custodi della Repubblica. In questo Paese, Cesare Previti è stato Ministro della Difesa (cioè “servizi”); Claudio Scajola è stato Ministro dell’Interno (cioè “servizi”); Gianni Letta è stato il loro sottosegretario supervisore (cioè “servizi”). In questo Paese, noti simil-camorristi (Cosentino), sono stati nominati sottosegretari. Lo si sapeva prima della nomination che non avrebbero mai potuto avere un NOS per “pittare” i muri esterni di una caserma dei Carabinieri! In questo Paese, costosissime indagini documentate (furono filmati i ripetuti ingressi al Ministero del Tesoro del forniture di cocaina del signor Sottosegretario Miccichè) quasi finivano nel nulla.

Finalmente (e lo diciamo quasi canticchiando quel brano splendido intitolato “Todo cambia”), qualcosa si muove. Ora sì che è possibile cominciare a rispondere, a chi chiede nel web “Quanto si guadagna nei servizi segreti?” oppure, “Come si entra nei servizi segreti?”, o, ancora ieri, “Che caratteristiche si devono avere per accedere ai servizi segreti?”.

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Se il vento gira, se le condizioni politiche e, soprattutto, culturali, cominciano a cambiare, se l’Intelligence si vorrà fare, colta, coraggiosa, salda nella difesa dei valori democratici e repubblicani, finalmente gelosa e orgogliosa del suo alto compito strategico, certamente non sarà Leo Rugens a tirarsi indietro rispetto alla dibattito necessario alla costruzione di uno Stato Intelligente, ultima speranza per ridare sovranità all’Italia e difesa onesta di quanto gli Italiani ancora si meritano nella comunità internazionale. Per non farci mai più trattare da scolaretti indisciplinati.Per non farci più beccare in piccoli opportunismi doppiogiochisti, dettati da meri motivi di cassa. Mai più agire avendo, come movente, in modo esclusivo, il “leccaculaggio” del politico di turno. Le nuove forme giuridiche previste per il reclutamento nelle Agenzie devono divenire sostanza. Dobbiamo poter rispondere, con trasparenza e senza tema di smentite, che al servizio della Nazione si entra e si fa “carriera”, per merito. La dea da venerare, in particolare, nelle Agenzie di Intelligence (AISE/AISI), deve essere la Meritocrazia. Non a caso l’intellettuale Roger Abravanel, persona vicina, per fede religiosa e convincimenti culturali agli ambienti israeliani, è il massimo sostenitore del valore della meritocrazia quale motore e garanzia di una società sicura. Cittadini navigatori che, onestamente, vi rivolgete alla rete per sapere “Come si entra nei servizi segreti?”, vi dico ancora una volta la mia: non so come si è entrati, fino a ieri (anzi, lo so ma sono stanco di dirlo) ma ritengo che, da ora in avanti, si potrebbe entrare per merito. Avvertendovi che senza studio, sacrifici, dedizione assoluta (per anni!) alla propria vocazione, la Strategia di Sicurezza Nazionale non potrà e non dovrà essere il vostro campo lavorativo. L’Intelligence culturale potrà essere praticata e servita (ricordate l’etimologia della parola) solo da un corpo scelto pronto a tutto. Considerato “scelto”, per criteri culturali riconducibili alla scienza della transdisciplinarietà, in campo intellettuale e, per irreprensibile stile di vita, in campo etico/morale.

Leo Rugens