“Un inizio è il tempo in cui occorre prendere massima cura dei più delicati equilibri.” Frank Herbert, Dune
“Un inizio è il tempo in cui occorre prendere massima cura dei più delicati equilibri” di Frank Herbert. Certamente sappiamo che all’inizio del periodo dell’amministrazione della Capitale della Repubblica Italiana, Virginia Raggi deve aver tenuto scarsamente, nel dovuto conto, questa frase, semplice e complessa al tempo. Frase comunque strategica ma che va conosciuta avendo ad esempio letto Dune. La sensazione che si ha a ormai gran tempo scorso (giugno 2016) che la sindaca abbia ragionato poco e male prima di vincere quasi fosse stata l’unica a non sapere che avrebbe vinto. Per ripartire da “un qualche inizio” nel mio dialogo a distanza (come cittadino ovviamente) la prima cosa che devo tenere nella giusta considerazione (e averne cura) sono i “delicati equilibri di cui sopra: Virginia Raggi è la sindaca di Roma ed io non sono nessuno, se non uno che l’ha votata e l’ha fatta votare. Per dare un inizio sensato a questo post, me ne vado addirittura a quando Gianni Alemanno, il vero precedessero della Raggi, vinse, inaspettatamente, le elezioni comunali battendo Francesco Rutelli che, all’inizio della corsa a due, era dato al 53% contro un risicato 30% per Alemanno.
Il successo di Alemanno ha origine/inizio/spiegazione un lunedì piovoso a Roma ed era il 25 febbraio del 2008. Quel giorno Alemanno affida a Umberto Croppi la comunicazione della propria campagna elettorale e Croppi sa quello che deve fare. Sa, soprattutto, cosa si celi dietro alla frase che continuo ad utilizzare per farmi capire. Come è andata finire lo sapete tutti: Alemanno inchioda al primo turno Rutelli ad un insufficiente 45,8% (lui prende il 40,7%) e poi, con 53,7% contro 46,3%, al ballottaggio, stacca di quasi sette punti l’ex sindaco margheritino. Mas non è di questa vittoria e di queste percentuali che volevo scrivere. Sono più interessato a segnalare alla Sindaca alcune lettere che personaggi pubblici scrivono al Sindaco Alemanno, quando lo stesso, tradendo l’amico, il benefattore, l’artefice intelligente di quella vittoria, lo mette fuori dal governo della città. E Alemanno, senza guida e senza lo scudo di una visione culturale, rimane in balia di persone che non avevano certo strumenti etici per impedire che a Roma dilagasse l’asse criminale Odevaine-Buzzi-Carminati. A Roma e a Ostia. Vanno lette quelle lettere per rifarsi al concetto di inizio perché, a prescindere da come la pensi oggi la Raggi sula propria attività, è difficile intravedere una politica ragionata di reclutamento della classe dirigente capitolina, di selezione e di formazione di tale classe. E’ difficile intravedere uno sforzo di visione, di scelte strategiche per arrivare a ridare a Roma una identità. Parole e concetti come città eccentrica, città diffusa, mente locale, periferia come nuova forma urbis, città contemporanea, superamento della dicotomia centro/periferia, città emergente, risignificazione degli spazi, identità collettiva, micro città, innovazione sociale, crescita economica e civile, informatica, efficienza energetica, mobilità intelligente, conoscenza, sostenibilità, valore alla partecipazione, qualità della vita, valorizzazione ambientale, piattaforma interdisciplinare, finanza sociale, gestione intelligente dei rifiuti, sistemi innovativi di coltivazione, orti intelligenti, food-lab, spin off, monitoraggio ambientale, sperimentazione, nuovi modelli di business, trasmissione e condivisione di dati, centro di formazione e informazione, materiali innovativi, tessuti intelligenti, architettura sostenibile, identità in musica e suoni, street art, ridisegnare il paesaggio, appartenenza, iniziative culturali, interazione, realtà aumentata, urban gaming, social network di prossimità, social app, visual identity, brand identity. Il turnover è troppo alto, Sindaca, per non avere noi il sospetto che nel manico qualcosa non funziona. Alcune ora addietro ha spedito a casa Stefano Bina, amministratore delegato di AMA. AMA è come dire, con ATAC e con le buche, il 33 % di cosa i 770.000 si aspettavano da Lei. Attenzione quindi ai numeri assoluti o lei potrebbe anche rivincere a Roma ma il Paese non avrebbe, per un’altro decennio, una capitale degna di questo nome.
Un buon “nuovo inizio” sarebbe cominciare da una intelligente, sia pur riservata, autocritica e da una mappa cognitiva tridimensionale (non dico proprio con approccio quantistico ma quasi) che, se venisse finalmente concepita e disegnata, ci farebbe credere che dopo la grande fuga degli elettori da Ostia non ci troveremmo a vedere astenersi centinaia di migliaia di cittadini che nelle tornate precedenti avevano votato M5S. Perché di questo si tratta: non di numeri in percentuale ma persone in carne ed ossa che, deluse, amareggiate, incazzate si ritirano nell’indifferenza e nell’apatia mettendo in serio pericolo il senso del dettame costituzionale e democratico. Non è una storia a cui si può fare “spallucce”. Le faccio seguire le lettere di cui sopra, tenendo conto che a Lei nessuno ha scritto lettere di tal genere quando ha voluto/dovuto mandare a casa i collaboratori/dirigenti, bene o male, scelti da lei. Anche questa solitudine epistolare non è un buon segnale. Anzi, è la conferma dell’indifferenza che avanza.
Oreste Grani/Leo Rugens

Lettera di Alessandra Mammì

Lettera di Pierangelo Buttafuoco