Mario Draghi, ovvero come capire chi esso sia e a quale disegno di potere appartenga

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Una cosa giusta il torrentizio Matteo Renzi ha detto in difesa della sua ex-preferita Maria Elena Boschi e mi riferisco a cosa ci possa essere dietro a questo non coraggio di affrontare il problema complessivo delle banche italiane, non limitandosi alla vicenda Banca Etruria. Renzi è cresciuto nella Toscana massonica, lui non massone, suo padre non massone, certamente amici entrambi di massoni. Renzi, ad onor del vero, quando ha pensato che fosse arrivato il suo turno, ha “bussato”, in Italia e negli USA, ma nessuno ha aperto. Può sembrare incredibile ma anche per Berlusconi era successa una cosa simile, tanto che lo zanza cazzafrullone si era dovuto organizzare in autarchia, in accordo con altri ambienti a lui più consoni e con meno tradizione culturale. Dopo il fallimento della P2 (di cui Berlusconi era consapevole affiliato da molti anni prima che scoppiasse lo scandalo), Silvio Nazionale si era dovuto accontentare di una sua loggia (Del Drago) e a frequentazioni di massoni affiliati a logge sorte nell’est europeo. Renzi e Berlusconi accumunati dallo stesso destino massonico di bussanti rifiutati. E rancorosi. Ecco perché ora Renzi chiede chiarezza su Banca d’Italia che sa essere una dependance delle ur-lodges frequentate e “sostenute” da quello che invece è un “gran maestro” rispettato e temuto: Mario Draghi.

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Draghi, come ci siamo permessi di postare mai smentiti il 30 novembre 2014, rimasto orfano di entrambi i genitori quando era quindicenne, fu avviato a diventare ciò che è, da persone di grande potere (e cultura) che, avvenuta la disgrazia, gli si erano affezionate, conoscendolo e apprezzandolo, qualche anno dopo, all’Università di Roma, tramite Federico Caffè che era docente di Draghi. Draghi era un ragazzo intelligente che accettò subito la logica della fratellanza e della grande famiglia. Due nobel si mettono a spingere Super Mario da dietro e lo mandano a finire la formazione al MIT. Certo siamo di fronte ad una storia veramente misteriosa se si pensa che il “padrone/custode” dell’Euro, si è formato impregnandosi di visione professionale ebraico-statunitense, dopo essere stato impostato dai gesuiti qui in Italia e aver discusso una tesi di laurea con Federico Caffè, dove il testo, che alcuni ricordano di aver letto, era, in molti passaggi, fortemente critico nei confronti di una moneta unica europea.

Mi raccomando che non scrivo queste cose per gareggiare nella disciplina di moda oggi, cioè per disinformare ma per non sottovalutare che la formazione è la formazione e che i maestri sono i maestri. E che in un personaggio che si può classificare fra i primi 8/9 più potenti del mondo eviterei di prendere per oro colato quel che si vede e mi sforzerei di provare ad estrarre dalla sua storia e dai suoi comportamenti una eventuale altra verità che non si dovesse cogliere da un esame superficiale. Ad esempio, dal momento che è vivo, io andrei a chiedere, se fossi un giornalista o un politico con importanti responsabilità anche in tema di sicurezza internazionale, ad uno come Cirino Pomicino cosa pensava ai bei tempi dell’IRI e cosa pensi oggi di Mario Draghi. Sono ore difficili per l’Umanità  e chi pretende di giocare al gioco della politica e della convivenza tra i popoli deve fare un grandissimo sforzo per capire chi sono i protagonisti delle vicende e cosa, eventualmente, arrivino a pensare nel segreto della loro mente e del loro cuore quelli che giocano a Risiko.

Giustamente vi potrebbe sfuggire chi siano stati Franco Modigliani e Robert Solow per cui vi allego due brevi biografie.

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Chi fosse Federico Caffè, viceversa, lo trovate, in parte, nella scheda che a suo tempo avevo già pubblicato. Torno alla narcisistica segnalazione: chi sia Mario Draghi, che ricordiamo ragazzo ai Parioli e schivo all’Università durante i primi anni del ’68 (Draghi è del 1947 e nel 1968 aveva 21anni), caratterizzato da quella particolare deambulazione, un po’ sulle punte, sempre con il baricentro spostato in avanti, lo abbiamo già detto più volte in questo marginale ed ininfluente luogo telematico. Oggi lo ribadiamo, aggiungendo che abbiamo da sempre l’idea, coincidente con quella di Cirino Pomicino, che Draghi sia poco “italiano”. Sperando che Pomicino non abbia cambiato idea. Aggiungo oggi, in prima mondiale, che potrebbe, paradossalmente, essere anche poco “europeo”. O, meglio, vista la formazione forgiante, una personalità doppia, ma sostanzialmente/completamente al servizio del disegno statunitense consistente in un mondo senza Europa degli Europei, terra esclusivamente lasciata a ragionare di utilità di cambi intorno all’unica cosa alla fine cresciuta da queste parti che è la finanza, gli indebitamenti, le tasse, l’inflazione. La verità è che Draghi (un uomo tanto potente non deve tenere in nessuna considerazione questa mia ipotetica fake news dedicata a lui) è stato messo, dalla massoneria americana che lo ha protetto e spinto, a capo dell’Europa perché così, al di là del gioco delle parti, nella stanza dei bottoni, si decidessero vita, morte e miracoli di tutti voi europei. Non possiamo diventare nulla, stretti tra re, regine e massoni filoamericani. E non siamo diventati nulla. Oggi vi raggiunge la notizia che su 8.800 ricercatori di valore che abbiamo inItalia ne consolideremo solo 200. Draghi che non è, per sangue, un re, è però un massone “americano”. E come massone americano, per ordini di loggia, non ha nessun interesse a che esista una qualunque forma di bioinformatica italiana. Tanto per fare un esempio. E quella che eventualmente dovesse svilupparsi deve stare sotto schiaffo dei burattinai. E non chiamate complottismo questa chiave interpretativa o metto mano alla fondina.  Per niente italiano e, per tanto, certamente non europeo, Draghi, fedelmente agli intendimenti dei suoi fratelli, ha prima disarmato l’Italia concorrendo a privarla di ogni luogo d’eccellenza produttiva (le privatizzazioni, attuate dal 1991 al 2001 e che nelle frattaglie perdurano) poi, piazzato in sfera internazionale, ha concorso a smantellare il tessuto connettivo assistenziale culturale microeconomico europeo.  Immaginate se uno come Renzi poteva, alla fine, scardinare assetti di tale dimensione e complessità. Tantomeno la sua ex Boschi. Intendendo, ex ministra.

Oreste Grani/Leo Rugens


LA SPARIZIONE DEL PROF. FEDERICO CAFFÈ, SCIENZIATO DELLA COMPLESSITÀ CHE SEMPRE SI ACCOMPAGNA ALL’ECONOMIA, E IL DESTINO MASSONICO DI MARIO DRAGHI

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Il primo massone che Mario Draghi ha conosciuto nella sua vita, è stato il suo relatore di tesi di laurea, Federico Caffè. Era il lontanissimo 1970 e il futuro governatore della BCE, da buon allievo gesuita, si era fatto scivolare, senza danni, il ’68 e l’atmosfera turbolenta che ne seguì all’Università e nella società civile. La sorella di suo padre (ex dirigente Banca d’Italia, ex dirigente Iri, infine Bnl quando era ancora banca IRI), quando Mario rimase orfano a quindici anni (anche la madre di Mario, mori in quel fatidico anno 1962), saggiamente, lo iscrisse all’Istituto Massimo di Roma (struttura scolastica retta dai Gesuiti) e successivamente, lo avviò in scia alla “carriera bancaria e manageriale” seguita da suo padre Carlo, fino alla morte. La tesi sostenuta, “Integrazione economica e variazione di tassi di interesse”, a chi l’ha letta o se la ricorda, sembra, ancora oggi, un testo molto critico verso il progetto di una moneta unica europea. A dire il destino e a come si cambia nella vita! Ma, come si dice, “solo gli stupidi non cambiano mai idea”.

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Incontrato quindi il primo massone (importante e colto) della sua vita – Federico Caffè – un altro super “cannone”, il nobel Franco Modigliani, lo aiuta ad entrare, subito dopo (1971), nel MIT, cuore del mondo dove si trasformano i soldi in scienza, brevetti, innovazione tecnologica. Il grande economista, ebreo, massone e premio Nobel, non lo perde più di vista e, coadiuvato da Robert Solow (altro Nobel) ne cura il vero lancio verso il mondo che conta. In Italia è il massone (ex ufficiale dei Servizi, nel periodo a cavallo tra la fine del fascismo e l’immediato dopo guerra) Carlo Azeglio Ciampi che lo protegge e lo segnala/impone a Giovanni Goria prima e a Giulio Andreotti, poi. Questa storia la conosce bene il vecchio “partitocratico democristiano” Cirino Pomicino che, comunque, ha sempre disistimato Mario Draghi, imputandogli non pochi danni subiti dai risparmiatori a causa dei crack Cirio, Parmalat e, in generale, per il depauperamento del mondo industriale ex IRI. Dopo Goria ed Andreotti, super Mario, con tutti i governi successivi (destra, sinistra, centro) è sempre rimasto il vero “padrone” dei soldi degli italiani ricoprendo per un secolo (dieci anni – 1991/2001) la posizione di Direttore Generale del Tesoro. Quando lascia la poltrona, la lascia a Domenico Siniscalco che un giorno potremmo scoprire essere un massone. Dal 2005 al 2011, Draghi diviene Governatore della Banca d’Italia (si fa per dire!) e quando lascia, gli subentra Ignazio Visco, che, anche lui, potrebbe rivelarsi un massone. Quando diviene Presidente della Banca Centrale Europea il suo precedessore era Jean-Claude Trichet, certamente massone. Ci sono non pochi indizi, quindi (più dei canonici 3) per avere “certezza” sull’appartenenza di Mario Draghi alla Massoneria. Giustamente, tutta questa gente (Draghi per primo) possono sbattersene di smentire o, confermare. Per noi, viceversa, il dilemma dei prossimi tempi è porsi il problema (urgente) di sapere o meno, a chi abbia giurato fedeltà Draghi, con che ritualità, prima che qualcuno immagini che possa giurare fedeltà anche alla Repubblica Italiana. La nostra sgarrupata Italia, ha bisogno di tutto tranne che di un altro spergiuro, doppiogiochista, servo di non si sa chi, messo al vertice dello Stato. A chi abbia giurato fedeltà Draghi è urgente che, chi lo sa, lo dica. Anche se continuo a ritenere che difficilmente super Mario si farà rinchiudere al Quirinale. Sarebbe una “diminutio” non da poco. Oggi è tra i padroni del Mondo (tra i primi otto/nove umani che contano) ma se divenisse semplicemente il Capo dello Stato italiano, precipiterebbe, per come lui stesso ha ridotto l’Italia, al 254° posto o giù di lì. Non credo che al 67enne (sembra molto più giovane ma non lo è), convenga fare il massone di serie C.

Fine della terza puntata del tormentone ….  Mario Draghi 

Oreste Grani/Leo Rugens

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MARIO DRAGHI L’ANDROIDE MASSONE

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Date importanti quelle del 30 novembre del 2014 e del 15 dicembre 2017 per questo marginale e ininfluente blog.

In queste ore, in molti, state andando a leggere due post, entrambi, a suo tempo, dedicati a Mario Draghi. In quelle date.

Post arricchiti di spunti biografici del potente banchiere (in realtà è un burocrate della finanza sostenitore, con in pensiero e le azioni, di quanto torna utile a dare forma al sogno progetto di una spietata/sanguinaria globalizzazione, perseguita e ottenuta a qualunque costo, che sta mettendo in ginocchio miliardi di esseri umani) ma soprattutto che tendevano a suggerirvi l’estraneità di Draghi alla cultura italiana. Certamente nessuna forma di patriottismo gli mai riscaldato il cuore. Neanche una qualche vera passione ideologica. Neanche durante il 1968, quando in molti presero posizione. Ma non Mario Draghi. Nel senso che l’eterno ragazzo è nato in Italia ma il suo percorso di vita lo ha portato, giovanissimo, a formarsi ad un mentalità sopranazionale. Draghi è perfino un massone lontano da quella tradizione risorgimentale che potrebbe farlo ritenere anche un po’ italiano. Per intendersi, non è certamente un mazziniano o un garibaldino. Draghi, come vi direbbe Paolo Cirino Pomicino (quello), per scelte fatte in giovane età, risponde a chi lo ha fatto diventare Draghi. Punto. Ovviamente, chi lo ha iniziato, oggi è morto, ma l’appartenenza alla famiglia massonica a cui è affiliato, prevale su tutto nel credo di Draghi che tutto, come ho detto, deve alla Massoneria statunitense. E mi scusino i puristi specialisti della materia per come semplifico il ragionamento. Ma in queste ore è bene che chi è stato catapultato al governo dell’Italia sappia che razza di “drago” ha davanti e fin dove arrivano i rizomi delle istituzioni che lo hanno prima accolto e poi sostenuto.

Non ho detto che se ne debba avere un qualche timore referenziale, ma eviterei di considerarlo “umano” alla stregua delle persone che uno è stato abituato, nel lasso di vita vissuto, a conoscere o ad affrontare. Mario Draghi è più un androide che un umano e per misurarsi con lui è opportuno sapere che gli algoritmi che lo regolano (non parlo dei numeri legati alla finanza) sono una sola cosa con il suo esistere. Questo a partire da una adolescenza turbata e dagli studi con i gesuiti. Poi Draghi, come ho accennato, sia pur giovane, incontra all’Università di Roma, l’istituzione massonica rappresentata dalla geniale e carismatica figura di Federico Caffè. Continuate a leggere numerosi le schede/spunto che ho messo in rete in tempi non sospetti, e accesso dopo accesso, datemi la soddisfazione di indicizzare, anche sull’argomento Super Mario, questo marginale e ininfluente blog.

Oreste Grani/Leo Rugens