Il labirinto di Cnosso e i filo investigativo d’Arianna

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La puntata precedente (Cristoforo significa colui che porta il Cristo. Oppure altro) per chi l’avesse letta, finisce con queste parole: “…la trasmutazione del metallo vile in oro avviene nello stesso modo in cui l’ostia si trasforma nel corpo di Cristo”.

Con l’identico processo si ricorre alla mitologia greca. Teseo che lotta nel labirinto di Cnosso è l’alchimista che combatte tra le difficoltà della Grande Opera, difficoltà dalle quali si esce solo possedendo il filo d’Arianna, ossia la necessaria conoscenza segreta che fornisce la chiave del lavoro da svolgere; Dedalo ed Icaro, che nel mito evadono dal labirinto usando ali di cera, rappresentano le materie volatili. Ma il culmine dell’attenzione mostrata dagli alchimisti per i miti greci è raggiunta nell’interpretazione delle vicende di Giasone e del Vello d’oro.

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Il Vello d’oro, il cui possesso dà l’abbondanza, è la Pietra Filosofale; Giasone che parte sulla nave Argo è l’alchimista che intraprende la via umida; le fatiche dell’eroe sono altrettante allegorie delle operazioni da compiere per arrivare al perfezionamento dell’Opera. Per spiegare questo ed altri miti alla luce dell’alchimia, l’abate Pernety (1716-1801) scrisse Le Favole greche ed egiziane svelate. Lo stesso autore, nell’intento di facilitare la comprensione dei trattati di alchimia, compilò anche il Dizionario mito-ermetico, che a sua volta non è un modello di chiarezza, poiché attribuisce a molte voci significati troppo generici o troppo oscuri.

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A volte l’allegoria percorre l’intero testo e non soltanto alcuni brani. Il Libro delle figure gerogljfiche, scritto agli inizi del XV secolo con la firma dello scrivano parigino Nicolas Flamel, nasconde, sotto la forma di autobiografia reale e documentata, il resoconto del cammino mistico dell’autore. Nel nucleo centrale della narrazione Flamel ricorda come un giorno sia entrato in possesso di un manoscritto di alchimia molto vecchio, largo e dorato, composto da tre gruppi di sette fogli ciascuno. Dopo averne studiato invano il contenuto per molti anni. Egli si era deciso ad andare in pellegrinaggio a S. Giacomo di Compostela, in Spagna, per chiedere la grazia di una giusta interpretazione. Adempiuto al voto, sulla via del ritorno aveva incontrato un mercante bolognese ed un ebreo convertito, Mastro Canches.

In compagnia di quest’ultimo Flamel aveva concluso, via mare, il viaggio verso la Francia, ma al momento dello sbarco l’amico ebreo era morto, non senza aver prima rivelato il significato dello strano libro. Dopo altri tre anni di studio e di lavoro, Flamel era riuscito finalmente ad ottenere la sua prima trasmutazione. Per molto tempo si è discusso se lo scrivano Nicolas Flamel, realmente esistito a Parigi tra la fine del ‘300 e gli inizi del ‘400, sia stato davvero un alchimista e se davvero sia da considerare l’autore del Libro delle figure gerogljfiche. Per i seguaci dell’alchimia la questione è irrilevante, ciò che conta è il significato riposto. Il manoscritto vecchio, largo e dorato simboleggia un sapere antico, di vasta dottrina, che ha per oggetto i metalli.

Nicolas Flamel

I ventuno fogli sono le sette operazioni dell’alchimia, da ripetersi tre volte. Il pellegrinaggio a Compostela è l’allegoria della strada da seguire per giungere all’illuminazione, da ottenersi con la fede e la devozione. Nel terzetto Flamel – mercante bolognese – Mastro Canches è la dissoluzione della materia prima. Analogamente, anche altri elementi della biografia possono essere colti allegoricamente.

Nella storia della letteratura alchemica il moltiplicarsi degli strumenti di occultamento dei contenuti cammina di pari passo con il proliferare degli scritti. Non è un caso se si considera che i libri di alchimia si sono fatti più frequenti via via che la trasmissione orale della dottrina, da maestro a discepolo, diventava sempre più rara. E’ da supporre che nel momento in cui l’insegnamento e il contatto personale iniziarono ad essere un’eccezione, i maestri abbiano sentito la necessità di affidare alla scrittura il proprio sapere, premurandosi però di nasconderne le chiavi. Il lettore poco saggio o frettoloso avrebbe così intravisto soltanto le meraviglie del giardino alchemico.

Ogni sapere sarebbe stato riservato al lettore capace di meritarlo con un paziente, quotidiano lavoro di meditazione ispirato a quel motto dell’alchimia che raccomanda: “Prega, leggi, leggi, leggi, rileggi, lavora e troverai”.  In realtà la difficoltà di accesso non serve soltanto a tener lontano i curiosi e gli indegni; è anche lo strumento idoneo a trasformare i meccanismi mentali del lettore, rompendo il suo ordine logico e risvegliando in lui regioni di coscienza oscurate, le uniche a consentirgli di comprendere l’essenza della Grande Opera. 

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La rottura del piano razionale come mezzo indispensabile per poter accedere allo stato di risveglio, di illuminazione, in cui tutto acquista un senso, è lo stesso perseguito dallo Zen e da altre dottrine esoteriche. Il cifrario più difficile da sormontare non è dunque quello esterno al testo, che – quando è presente – può essere ricostruito con qualche sforzo. Il vero cifrario, che rende impenetrabili i testi, è quello non convenzionale che proviene naturalmente dalla realtà che cela. Come scrive Butor: “È dunque vano indagare quale aspetto del simbolismo sia destinato a sviare. Tutto svia e rivela in pari tempo.”.

FINE.

 Oreste Grani/Leo Rugens

 

GLOSSARIO

Albedo e nigredo: due fasi della Grande Opera.

Elisir: insieme alla Pietra Filosofale, è un prodotto finale della Grande Opera. Gli si attribuisce il potere di rinnovare le energie vitali.

Ermetismo: insieme delle dottrine attribuite ad Hermes Trismegisto, mitico inventore dell’alchimia.

Filosofo: alchimista.

Fisso: ciò che non si sublima o non evapora.

Grande Opera: l’insieme delle operazioni che deve compiere l’alchimista per pervenire al successo.

Pietra Filosofale: insieme all’Elisir, è un prodotto finale della Grande Opera. Gli si attribuisce il potere di trasmutare le sostanze.

Rebis: corpo che, pur essendo unico, è composto contemporaneamente di maschio e femmina o comunque di due cose opposte.

Sale, Zolfo e Mercurio: i tre principi che, secondo l’alchimia, combinandosi in modo diverso, formano le diverse sostanze. Non coincidono con ciò che noi chiamiamo comunemente sale, zolfo e mercurio.

Trasmutazione: è lo scopo ultimo dell’alchimia. Va intesa in un doppio senso: come possibilità dell’operatore di ottenere a piacimento il mutamento di una sostanza in un’altra; come possibilità per l’operatore di ottenere una trasformazione di se stesso sul piano spirituale.

Via secca e via umida: i due modi in cui può essere compiuta la Grande Opera. La via secca è breve e pericolosa, la via umida più lunga e sicura.

Volatile: ciò che si sublima o evapora per azione del fuoco.

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la Redazione