Un dubbio e una proposta circa la latitanza dell’arrestato Luigi Abruzzese
“Per noi – afferma Gratteri – è stato un sospiro di sollievo arrestarlo e ora aspettiamo che la gente, soprattutto i commercianti, credano di più nello Stato e vengano a denunciare. Questo è il momento giusto per togliersi di dosso questa cappa che è la ‘ndrangheta“.
Dizionario Treccani: timpa (o témpa) s. f. (anche timpóne o tempóne s. m.) [voce di origine mediterranea]. – Termine diffuso in varie regioni dell’Italia merid., che significa in genere collina, rilievo, oppure dirupo, salto, burrone (cfr., per es., il toponimo Timpa Grande, in Calabria). In partic., in Basilicata e in Puglia indica i rilievi d’altopiano, collegati al grande tavolato cretaceo, spesso incisi da profonde e strette forre (gravine); nella regione etnea indica invece i burroni e i salti, con pareti a picco, che interessano i pendii del vulcano, di origine varia (frane, fenomeni esplosivi ed erosivi, ecc.).
“Timpone rosso” è la denominazione dell’operazione che ha portato all’arresto del pericoloso e giovane ‘ndranghetista Luigi Abruzzese e che ha spinto Nicola Gratteri a mostrare uno splendido ottimismo della volontà nella dura e difficile lotta alla ‘ndrangheta. Il magistrato sa che il governo a cinque stelle giallo verdognole è una opportunità da cogliere al volo per cominciare a pensare di attrezzare le istituzioni di uomini e mezzi capaci di cominciare a sgretolare il potere del crimine organizzato. In proposito ci farebbe piacere sapere come immagina la nascente Commissione antimafia, che noi vediamo un tutt’uno con il Copasir, la Commissione giustizia e gli organismi preposti alla gestione dell’economia del Paese.
Ma questo non basta, visti i legami e la dimensione sovranazionale della criminalità organizzata, sicché anche il Ministero degli Esteri, attraverso una ridefinizione degli accordi o meglio della strategia politica nazionale (chi siamo e dove vogliamo andare) dovrà essere coinvolto. A dirla tutta, ma è quasi banale, spetta al Presidente del Consiglio in persona prendere in mano le redini della questione e puntare a una riflessione di dimensione internazionale circa il ruolo degli Stati e delle loro intelligence nei rapporti inconfessabili con la criminalità organizzata.
Della vicenda Abruzzese, ciò che colpisce è la latitanza in Germania, paese che si accorge della mafia o della ‘ndrangheta quando accadono fatti di sangue nel suo territorio, a turbare le coscienze dei cittadini. Ho sentito spesso ripetere, da Gratteri stesso, che i tedeschi non avrebbero leggi e strumenti affini capaci di inquadrare il fenomeno “mafioso” quindi di considerare nella loro piena gravità i reati che una associazione a delinquere super organizzata compie sul loro territorio.
Mi chiedo come sia possibile che un paese dotato di una intelligence colta e sofisticata non sia capace di produrre misure adeguate a contenere un fenomeno pericolosissimo, sicché viene da pensare male, molto male.
È sempre Gratteri che parla dalle colonne del Corriere il 16.5.18: «Dove c’era la possibilità di comperare [soprattutto dopo la caduta del muro di Berlino] la ndrangheta compra perché il problema dell’elite della ‘ndrangheta non è quello di arricchirsi ma di giustificare la ricchezza. Se il potere politico dovesse ammettere l’esistenza e la presenza della mafia in Germania, dovrebbe dire anche che c’è da venticinque-trent’anni. E a questo punto è legittimo chiedersi in questi venticinque-trent’anni cosa fatto la politica? Per quale motivo l’ha nascosta? Per non spaventare gli abitanti? Per non scoraggiare gli investitori stranieri?».
L’utilizzo strumentale del crimine organizzato risale alla notte dei tempi, forse è inevitabile, eppure mi sembra che la faccenda sia un po’ scappata di mano se, come ho sentito dire, la forza finanziaria del mondo criminale sia capace di mettere in ginocchio uno stato e se, in Italia, si parla di un giro di affari di oltre 400 miliardi di euro (oltre 100 li trovate nei giochi d’azzardo).
Quindi, viene da pensare che se i tedeschi lasciano che dei criminali del calibro di Abruzzese si sentano più al sicuro fuori della Calabria e della Lombardia, un qualche tornaconto lo debbano avere, ancora una volta a nostre spese o a spese di onesti cittadini e imprenditori tedeschi.
In conclusione, senza un dialogo di ampio respiro e con orizzonti esterni all’Italia e all’Europa unita a una robusta “propaganda” culturale e formativa rivolta a cittadini e decisori sarà impossibile impedire che il crimine organizzato prosperi e distorca il gioco democratico del Paese.
Alberto Massari
NOTA al Video
“Gli anni 90, come abbiamo più volte detto, hanno rappresentato l’epoca d’oro della musica dance. I gruppi che creavano quel memorabile tunz tunz erano quasi sempre italiani. Quello che vi presentiamo oggi si chiama MoDo ed è passato alla storia della dance music per un tormentone tanto in voga nel 1994: “Eins, Zwei, Polizei”. Questo primo successo di MoDo, in realtà, è ripreso da una vecchia filastrocca per bambini che serviva per far imparare loro i numeri fino a 10. La filastrocca faceva così:
Eins, zwei Polizei
drei, vier Offizier
fünf, sechs alte Hex’
sieben, acht gute Nacht
neun, zehn schlafen geh’n.
Eins Zwei Polizei
Drei Vier Grenadier
Funf Sechs Alte Hex
Sieben Acht Gute Nacht
Ja Ja Ja Was ist los? Was ist das?
Uno Due Polizia
Uno Due Polizia
Tre Quattro Granatiere
Cinque Sei Vecchia Strega
Sette Otto Buona Notte”
Si Si Si Che Succede? Che Succede?
Grazie Massari, come sempre lucido. Direi che l’indicazione dello stretto rapporto tra Antimafia e Copasir non solo va raccolta ma rilanciata, ringraziando, sin da adesso, chi, dentro e fuori del Parlamento e dalecIstituzioni preposte vorrà approfondire questa indicazione strategica.
Buona giornata a tutti. Oreste Grani
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