“Il futuro è già qui” recitava un titolo di Giancarlo Elia Valori

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Quasi dieci anni addietro, a Parigi (e non quindi a Vibo Valentia dove, per altro “titolo” e finalità, recentemente, questo marginale e ininfluente blog ha ricordato  VALORI, IL MASSONE PIÙ POTENTE D’ITALIA, IL 28 OTTOBRE SCENDE A VIBO VALENTIA), venne presentato uno dei tanti libri scritti da Giancarlo Elia Valori (quello) dal titolo particolarmente impegnativo, “Il futuro è già qui”.

Antoine Bernheim, David de Rotschild e Tarak Ben Ammar hanno presentato questa sera (così recitava con il suo inconfondibile stile il blog Dagospia il 13 ottobre 2009) a Parigi, ‘Il futuro è già qui, al fianco del suo autore Giancarlo Elia Valori, nel corso di una serata di prestigio all’Ambasciata d’Italia. Per la presentazione francese dell’opera di Valori, già vincitrice del Premio Ischia Mediterraneo 2009, era presente un parterre ‘top’ del mondo dell’economia.

Il dibattito, che ha spaziato dagli scenari dell’attuale crisi mondiale, alle prospettive del Mediterraneo, ai principali temi internazionali, è stato introdotto dall’Ambasciatore d’Italia a Parigi, Giovanni Caracciolo di Vietri.

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«Il futuro è già qui – ha detto l’ambasciatore – è un esercizio intellettuale complesso, che nasce da conoscenze profonde dell’autore in materia di economia, di politica, di relazioni internazionali, militari e di sicurezza. Non un libro ‘da comodino, ma un’opera che reclama l’attenzione costante del lettore, che deve essere studiata, analizzata e deve essere oggetto di riflessioni».

Riflessioni e attenzioni che i tre rappresentanti del mondo economico al fianco di Valori hanno proposto ad un pubblico nel quale erano presenti fra gli altri il presidente del Consiglio di amministrazione della Saint-Gobain, Jean-Louis Beffa, il direttore dell’Ice di Parigi, Leonardo Radicati, il presidente di Telecom Italia, Gabriele Galateri e il presidente di Credit Agricole, Renè Carron.

Il produttore Ben Ammar ha proposto riflessioni a tutto campo, soprattutto su temi di politica internazionale, come la pace in Medio Oriente, il Mediterraneo e l’immigrazione. Sul Medio Oriente, ha sottolineato che il Nobel al presidente Barack Obama è stato «un modo di dire al presidente del più grande paese del mondo, fate in modo che l’anno prossimo si raggiunga la pace in Medio oriente».

ROMAIN ZALESKI ELIA VALORI E SERGIO BALBINOT

Sul Mediterraneo ha ricordato come il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi abbia fatto «quello che mai nessuno aveva fatto prima, ha chiesto scusa per il passato dell’Italia in quel paese». Ed è questa la chiave, ha aggiunto, per risolvere anche i problemi di immigrazione: «il diritto a spostarsi, a viaggiare ha sempre fatto parte dell’umanesimo. Se l’Africa non conosce l’Europa, un giorno avremo tutti capi che non hanno viaggiato, come Saddam o Ahmadinejad».

Per il presidente di Generali, Antoine Bernheim, «se si arriva a scambi importanti» fra l’Europa e l’Africa, «si ridurranno i flussi migratori e ci sarà maggior sviluppo nei paesi africani». Bernheim ha discusso anche un tema forte del libro di Valori, il futuro del petrolio: «non sarei così pessimista – ha detto – io penso che abbia ancora un futuro, anche se il prezzo del barile dovrebbe essere un po’ più alto». Quanto alla crisi, per Bernheim si tratta di un problema «più grave del riscaldamento climatico» e «il pessimismo di Valori è più che giustificato».

Il banchiere David de Rotschild ha osservato che «il mondo è passato vicinissimo al baratro» con questa crisi e che «è stato sfiorato il fallimento del sistema bancario. Ora – ha aggiunto – anche se il sistema bancario non è del tutto sano, ne è globalmente uscito». Per Rotschild, il mondo, dopo la caduta, si trova «in piano» ma non ancora all’uscita dalla crisi: «non bisogna fare gli ottimisti ad ogni costo. Fin quando si distruggono posti di lavoro non possiamo dire di avere la crisi dietro le spalle».

Valori ha parlato di alcuni temi forti del suo libro, in cui – ha detto – «ho analizzato uno per uno, nella loro realtà attuale e nelle loro future implicazioni, gli elementi essenziali attorno ai quali ruotano i destini dell’umanità: il petrolio, la crescita demografica dei paesi in via di sviluppo, l’invecchiamento della popolazione del mondo occidentale, il riscaldamento globale e le attività finanziarie».

VALORI E BERNHEIM

L’opera, ha ricordato non dimentica aspetti «ideologici, culturali e religiosi» come la minaccia del fondamentalismo islamico, le ambizioni della Russia, l’ascesa di Cina e India e «soprattutto, il ruolo importante dell’Italia in Europa e nel bacino del Mediterraneo». Il futuro, per Valori, è «scrutare il mondo ‘nelle nebbie del domani», ha detto con riferimento «al titolo di un vecchio libro di Johann Huizinga». Un’attività che ha voluto divulgare con la sua opera e che «finora è stata un esercizio intellettuale utile ma ristretto a piccoli gruppi di intellettuali e di decisori politici ed economici».

Nel nostro Mediterraneo (e non solo da queste parti) gli avvenimenti convulsi stanno andando in altro modo o, viceversa, come esattamente era scritto tra le righe di quel libro pre-veggente? Visto quanti e quali potenti del Pianeta erano presenti ad ascoltare/testimoniare, ci si dovrebbe chiedere non solo chi sia GDV ma chi, in realtà, governi il divenire delle cose o, meglio, in modo più sofisticato e complesso, se esse siano ormai governabili da alcuni.

In quella occasione pubblica, finalizzata non certo ad alimentare con qualche copia in più venduta il credito bancario di Giancarlo Elia Valori e la parte (o meglio le parti?) che rappresenta quando scrive/parla/agisce, vicino a lui e in platea c’era l’Europa che in quel preciso momento contava “in banca” e nei retrobottega delle Logge più influenti, se non del Mondo, certamente di una parte d’Europa.

Sarebbe interessante (ma io non ho strumenti culturali sufficienti) capire, oltre ha chi è passato realmente a migliore o peggiore vita, come stiano le cose nella mappa delle relazioni di potere fissata da quella serata rispetto, ad esempio, a quanto, nel frattempo, è avvenuto negli USA dove è spuntato il fungo Donald Trump, o all’esito sostanziale del groviglio siriano, o all’evoluzione della dittatura turca.

Per finire nel vicino (sempre più lontano se le cose non si ragioneranno) binomio Egitto-Libia.

Oreste Grani/Leo Rugens

P.S.

Ho fatto riferimento ad un nostro post del 8 ottobre 2017 relativo alla presenza di Giancarlo Elia Valori, accompagnato da Nicolò Pollari, a Vibo Valentia. Non scrissi quel post casualmente. Tantomeno lo cito oggi senza un perché. Anzi, per non rimanere nel vago, aggiungo un articolo pregno di informazioni comparso sulla testata l’Espresso il 21 settembre 2016 a firma di GIANFRANCESCO TURANO e da cui si deduce che alcune ritualità avvengono proprio a Vibo Valentia, dove le complessità di questo Paese si intrecciano e prendono forme impensabili/incompatibili con ogni forma di razionale pensiero o se doverosamente sottoposti ad una non superficiale lettura. Come un giorno si potrebbe arrivare a capire. Intendendo dire che è dovere di provare a capire perché si scende in Calabria, o a Vibo, in particolare, o raccogliere consensi elettorali, provenendo dal profondo Nord. A Vibo si può scendere per presentare libri,  sdraiarsi per sette ore seminudo a fianco ad uno scheletro, sancire patti politici con ricadute nazionali. Come da troppo tempo sa chi sa.

P.S. al P.S.

In questo Paese (certamente anche avvolto da misteri misteriosi), ciclicamente, grazie a grandi scrittori e intellettuali di valore, non poche realtà complesse sono state esplorate e semplificate perché ci si potesse avvicinare, anche da profani, senza eccessivi timori referenziali.

Oggi in questo P.S. al P.S. cito deliberatamente l’opera letteraria di Vincenzo Cerami “Un borghese piccolo piccolo” e vi riporto una scheda/trama del romanzo. Ci fecero anche un film, con Sordi protagonista che mi sembrò molto bravo a me che in fin dei conti non mi mai entusiasmato, sia come attore che come uomo.

libro Un borghese piccolo piccolo

Un borghese piccolo piccolo

Romanzo del 1976 scritto da Vincenzo Cerami.

Il romanzo racconta la vicenda di un impiegato di un ministero, molto vicino ad andare in pensione, di nome Giovanni Vivaldi, il quale ha una moglie di nome Amalia ed un figlio che ha il diploma di ragioniere di nome Mario. Dall’opera è stato tratto un film omonimo con Alberto Sordi nella parte del protagonista.

Il libro inizia con Giovanni e Mario che sono al lago a pescare, come tutte le domeniche. Dopo un po’ decidono di ritornare a casa per cenare; tornati a casa mangiano con Amalia e discutono di come potrà Mario trovare un lavoro. Il giorno dopo Giovanni, mentre è al lavoro, apprende che si terrà un concorso per 1200 nuovi posti allo stesso ministero in cui lavora. Giovanni decide di iscrivere Mario, ma sapendo che lui non potrebbe farcela, va a chiedere al capufficio se può favorirlo. Il dirigente gli spiega che nel concorso vi sono due prove, una orale e una scritta; in quella orale può favorire Mario, ma in quella scritta no. Il capufficio, però, vedendo Giovanni abbattuto, gli chiede se è disposto ad entrare nella Massoneria, in modo da poter conoscere anche lui il contenuto del test, usufruendo dei “vantaggi” di cui godono i membri della loggia.

Giovanni accetta e il capufficio allora gli presta dei libri che trattano di Massoneria, dicendo che deve leggerli e poi ridarglieli. Appena tornato a casa Giovanni ordina al figlio di ripassare matematica e italiano, e nel mentre legge i libri datigli. Dopo qualche giorno Giovanni entra nella Massoneria, e qualche settimana prima del concorso ottiene dal capufficio le risposte dell’esame, che fa imparare a memoria a Mario. Il giorno del concorso Giovanni e Mario si stanno recando al ministero, ma dei rapinatori che stanno scappando sparano e accidentalmente colpiscono Mario che muore. Il giorno dopo si tiene il suo funerale, e dopo un mese la signora Amalia, per il dolore della morte del figlio, rimane vittima di una trombosi. Qualche mese dopo Giovanni si abitua al nuovo modo di vivere, va a lavorare e alle riunioni massoniche come sempre e ogni settimana va in questura per vedere se riconosce tra i sospetti l’assassino di Mario. Un giorno, quando si reca in questura per vedere i nuovi sospettati, riconosce l’assassino ma non dice niente.

L’assassino viene rilasciato e mentre ritorna viene seguito da Giovanni che lo cattura e lo porta nella sua baracca vicino al lago dove con del fil di ferro lo lega e lo imbavaglia quasi fino a strozzarlo e lo tortura per diversi giorni. Nei giorni seguenti l’assassino muore, Giovanni seppellisce alla meglio il corpo vicino alla baracca e se ne va. Successivamente va in pensione, ma proprio lo stesso giorno dell’agognato traguardo Amalia muore. Dopo i funerali Giovanni ritorna a seppellire meglio l’assassino. Poi ritorna alla sua vita di prima.

 

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