16 ottobre 1943 memoria per il futuro

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Il 16 ottobre 1943, un commando di forze speciali arrivato appositamente dalla Germania effettua il rastrellamento di 1254 persone che vivevano al Portico d’Ottavia a Roma; il 18 ottobre, 1022 furono caricati su un treno alla Stazione Tiburtina e inviati ad Auschwitz, solo 16 ritornarono di cui una sola donna. Erano italiani di origine ebraica.

Erano trascorsi cinque anni dalla promulgazione delle leggi razziali che avevano impoverito la piccola comunità, ignara perlopiù della notte nera che l’avrebbe inghiottita.

Gli storici hanno scoperto che gli internati nei lager, consapevoli di ciò che sarebbe toccato loro, come estrema forma di difesa seppellirono nei terreno tutte le possibili testimonianze di quanto stava accadendo, consapevoli che solo dalla conservazione dei documenti si sarebbe potuta ricostruire la storia del più grande orrore mai concepito.

Seppellire per salvare la memoria, scavare negli archivi per rintracciare le prove che inchiodino i responsabili, anche questo fa parte del mestiere dello storico, investigatore per eccellenza e interprete degli avvenimenti. Mestiere antico e difficile quello dello storico, delicatissimo quando si imbatte in  ciò che si è voluto rimuovere, dimenticare e occultare. Mestiere che richiede un equilibrio e un amore della verità senza limiti, tanto più quanto si scava in terreni recenti o pericolosi.

Nei tanti campi dell’Europa sono disseminate ossa, acciaio, speranze, illusioni e verità inaccettabili; nella coscienza dell’Europa si stanno intanto risvegliando prepotenti le paure dell’altro.

 

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Giovanni Floris e Amedeo Osti Guerrazzi presso il Portico di Ottavia a Roma

 

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A ricordare il 16 ottobre 1943, tra gli altri, abbiamo visto insieme a Giovanni Floris dagli schermi de la 7 Amedeo Osti Guerrazzi, storico militare e ricercatore presso la Fondazione Museo della Shoa, docente abilitato di Seconda fascia in Storia contemporanea che svolge attività didattica anche presso università estere (Germania, Irlanda, Israele) oltre che la Sapienza a Roma e fa parte del comitato scientifico degli “Annali” della Fondazione Ugo La Malfa. Autore di numerose monografie e articoli, prende le mosse dalla storia del sindacalismo agli inizi del Novecento e incentra la sua ricerca sull’Esercito italiano durante la Seconda guerra mondiale e sulle persecuzioni antiebraiche in Italia ed è relatore presso convegni internazionali.

Amedeo Osti Guerrazzi è tra l’altro autore di una serie di interviste ad alcuni testimoni del tempo i cui racconti vanno ascoltati e ri ascoltati; lo potete fare nel sito

www.mudeodellashoah.it

Il 25 settembre 2018, il prof. Osti era presente nella sala del Museo storico dei Granatieri di Sardegna dedicata ad Armando Diaz in occasione della presentazione del Corso di Formazione alla Polis ideato da HUT8 Progettare l’invisibile, Libera Accademia di Roma e Università popolare dello Sport in qualità di “conversatore” su temi inerenti la storia dell’esercito italiano.

Sarà quindi , a breve, uno dei “docenti/conversatori” di cui si avvarrà il Corso.

E fatecelo scrivere con narcisistica fierezza: man mano che presentiamo le intellettualità che ci onorano della loro collaborazione sentiamo di aver fatto il nostro dovere in ore complesse come quelle che non si può negare, stia vivendo la Repubblica.

Ore di transizione e di possibili cambi paradigmatici culturali  e come tali di possibili fragilità.

La Redazione

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Amedeo Osti Guerrazzi