Il presidente della commissione difesa Gianluca Rizzo riceve i marò
Bene presidente Rizzo. E intendo dire che almeno dopo la fuga dei precedenti governi lei ha disposto questo incontro e questo gesto di solidarietà. Noi, nella nostra ininfluenza e marginalità, le chiediamo di andare oltre, decidendo di fare luce sul perché all’epoca i fucilieri furono imbarcati per svolgere funzioni che, viceversa, tecnologia (parlo degli inibitori a distanza denominati DESTO che sono stati ideati proprio per spegnere a distanza i motori di piccole imbarcazione sospettate di essere condotte da terroristi o pirati pronti all’assalto) di nostra produzione (all’epoca realizzata in Finmeccanica) avrebbe potuto assolvere il compito protettivo senza scatenare questo casino, reso ancor più osceno per i fatti dolorosi (la morte degli innocenti e la vita infernale che hanno dovuto fare i nostri militari) e i costi pubblici sopportati.
Lo abbiamo scritto inutilmente a suo tempo. Lo ribadiamo oggi, convinti che la condizioni politiche etiche morali siano cambiate.
Oreste Grani/Leo Rugens
I MARÒ SALVATORE GIRONE E MASSIMILIANO LATORRE (PER NATALE?) TORNANO ENTRAMBI A CASA
Con discrezione ma con la dovuta autorevole fermezza (ma come scrivo?), alla Farnesina, qualcuno, scelto dal neo ministro Paolo Gentiloni, a sua volta consigliato, nel groviglio della spinosa vicenda dei “marò”, da un vecchio ed esperto amico, sembra riuscire dove decine di vanagloriosi chiacchieroni, fino ad ora, hanno fallito e, grazie a questi passi prudenti e rispettosi della complessità indiana che qualcuno si prepara a compiere, i marò sembrano, finalmente, aver trovato la strada di casa. Per l’esattezza, uno l’ha già trovata e si sta lavorando perché avvenga la “liberazione” (natalizia?) dell’altro.
In attesa che il miracolo relazionale/affaristico/militare/religioso avvenga, noi che, quando tutti davano risolta la vicenda, ci permettevamo di essere scettici, riblogghiamo tutti i post che Leo Rugens ha dedicati alla vicenda perché, a cose risolte, non finisca tutto, come al solito, a tarallucci e vino.
Oreste Grani/Leo Rugens
LA QUESTIONE MARÒ (SEMBRA INCREDIBILE!) SI COMPLICA ANCORA
Quindi, Massimiliano La Torre è tornato, per quattro mesi, in Italia, grazie alle sue sole forze, cioè al fatto, paradossale, che un cedimento (legittimo visto i rospi che ha dovuto ingoiare) del fisico, gli ha fatto conquistare la clemenza della Corte indiana. A nulla quindi erano serviti i milioni spesi (siamo, certamente, a più di due milioni, di sole spese vive, compreso l’indennizzo pagato alle famiglie dei pescatori uccisi) per risolvere la questione che, dal primo momento, è apparsa mal gestita e poi, successivamente, ancor peggio, mandata avanti. Continue improvvisazioni, continui cambi di rotta diplomatici e di approccio giuridico. Eppure, sarebbe bastato che i veri responsabili di tutto, Ignazio La Russa e Mario Monti, si fossero consegnati, in garanzia, in cambio dei marò e tutto sarebbe andato per il meglio: nel senso che, i fucilieri, (quasi) innocenti, sarebbero stati liberati e, finalmente, un paio di “politici” avrebbero pagato per i danni provocati alla collettività. Immaginate quanti inibitori elettronici (vedi post TUTTA QUESTA STORIA SENZA FINE DEI MARÒ, SI POTEVA EVITARE. LO SI EVINCE DA FONTI FINMECCANICA), atti a difendere il naviglio dai possibili attacchi dei pirati, apparecchiature di fabbricazione italiana atte a spegnere a distanza i motori degli assalitori, avremmo istallato a bordo delle navi mercantili, grazie ai milioni che continuiamo a spendere in questa vicenda? Perché, di tanta incapacità e colpa, non è possibile chiedere i danni a Monti e, soprattutto, a Ignazio La Russa? Il senatore Salvatore Tito Di Maggio sposa la tesi da noi sempre sostenuta della grave colpa di Ignazio La Russa e sollecita (inutilmente) da mesi una commissione d’inchiesta. Forse è ora che qualcuno si svegli anche e soprattutto alla luce del fatto che la Provvidenza ha fatto in modo che divenisse, in queste ore, figura di rilievo della magistratura indiana, uno degli ex avvocati dei due marò. Avete capito? Uno dei difensori dei nostri soldati, ora è diventato un magistrato giudicante quello stesso caso. O la faccenda si risolve in un quarto d’ora (si fa per dire!) o, per non far vedere che è “parziale”, l’ex avvocato, ora giudice, potrebbe rifilare, ai derelitti marò, 14/15 anni. Capite l’ulteriore difficoltà? Forse, per tutti i santi, questa cosa, non solo non doveva succedere ma, chi l’aveva voluta (imbarco dei fucilieri in accordo con gli armatori), doveva essere chiamato a risponderne. Proviamo, almeno, come propone il senatore Di Maggio, a istituire una Commissione d’Inchiesta.
Oreste Grani/Leo Rugens
TUTTA QUESTA STORIA SENZA FINE DEI MARÒ, SI POTEVA EVITARE. LO SI EVINCE DA FONTI FINMECCANICA
Oggi è il 12 luglio 2013 e sarebbe opportuno chiedere a chi di dovere che fine abbiano fatto i “Marò” detenuti in India. Anche perché si avvicina l’udienza (drammatica?) del 31 luglio p.v. Leo Rugens non ha altro modo che ribloggare uno dei tanti articoli che ha dedicato alla vicenda. Sceglie questo perché contiene le notizie certe di come tutto quanto è accaduto poteva non accadere. Quello che segue è il testo di quel giorno. Abbiate l’onestà di scrivermi è dirmi che mi sbaglio e che l’unica soluzione era imbarcare i Marò e sparare ai due innocenti pescatori. Oreste Grani o Leo Rugens che dir si voglia.
Come è ovvio, il mondo ha dimenticato, facilmente e subito, che il piemontese, grande grosso e ciula, Guido Crosetto, è stato Sottosegretario alla Difesa. Il sottosegretario alla Difesa, in un paese normale, dovrebbe, in quella posizione politica delicata, essere una persona che capisce di cose militari. Crosetto è sicuramente una brava persona ma sarebbe stato opportuno, durante tutta questa contorta e, in alcuni passaggi, incomprensibile vicenda dei “marò” che, autorevoli giornalisti della grande stampa d’opinione italiana, gli ricordassero che proprio lui è depositario di non poche “complessità implicite nelle relazioni Italia-India, intorno al tema “armi e affari”. Di cosa parlava, infatti, il gigante, se non di armi (e che armi trattandosi dell’aereo da combattimento Eurofighter Typhoon) quando dichiarava alla rivista specializzata “EF World” nel luglio 2011: “L’interesse che circonda il Typhoon è notevole e non conosce confini geografici. Alcune campagne sono indubbiamente infuocate (!?) e vengono monitorate molto da vicino dai responsabili dell’esportazioni, come avviene per tutte le altre. In termini di numeri e importanza strategica, l’India rientra senz’altro in questa categoria, come dimostra la mia presenza e quella dei miei colleghi provenienti dagli altri Paesi partner del programma, al Bangalore Air Show dello scorso febbraio (2011 ndr) Le richieste di informazioni e di offerta sono in aumento, a dimostrazione dell’assoluta qualità del veicolo“. Vediamo meglio di cosa stiamo parlando.
Nelle stesse giornate, il personale della Comunicazione e dei Rapporti istituzionali di Finmeccanica, redigeva questo testo: “Risultati di primo piano in India, dove l’Eurofighter Typhoon è stato di recente giudicato superiore a numerosi concorrenti di livello durante il processo di selezione del nuovo caccia in servizio nel subcontinente asiatico nell’ambito del Programma MMRCA (Maedium Multi Role Combat Aircraft), attualmente ritenuto il più importante nel mercato internazionale dell’aerospazio“. Puntualizzavano gli specialisti redattori del “FINMECCANICA magazine”: “La notizia è filtrata sulla stampa indiana a partire dal 28 aprile (2011 ndr): il Typhoon figura nella rosa dei candidati per la gara d’appalto relativa alla fornitura di 126 (centoventisei!) nuovi caccia al Ministero della Difesa indiano. Il programma dal valore potenziale di 10-11 miliardi di euro, viene ritenuto il più importante nel mercato internazionale: per il vincitore, infatti, la produzione proseguirà per oltre un decennio. In india solo l’Eurofighter Typhoon e il Rafale della Dassault hanno ricevuto l’invito per la fase finale della gara“. E via così. Avete letto cifre e riferimenti macroscopici che un giorno mettiamo in mano ai Crosetto, ai La Russa (suo ministro di riferimento in quegli tessi periodi), ai Guarguaglini o a sua moglie Grassi; un giorno ai Carlo Gualdaroni, un giorno ai Sabatino Stornelli, un giorno ai Walter Lavitola, un giorno al nazista Mokbel. Senza dimenticare gli Orsi, amico caro di Bobo Maroni. Sarebbe tutto di per sé già gravissimo, vista la pochezza e la fine dei personaggi se, nella stesse ore, sempre sull’autorevole testata di Finmeccanica, “dotata” di un temutissimo direttore editoriale (si sussurrava che fosse protetto dagli USA) tal Lorenzo Borgogni, non fosse stato pubblicato un articolo dedicato al tema/business della (udite, udite!) pirateria del mare. Da una attenta (si fa per dire) lettura dell’articolo si apprende che, in questo campo, SELEX Sistemi Integrati può giocare un ruolo chiave progettando e realizzando innovativi sistemi per azioni di antipirateria. La Società, infatti, ha ideato Pompeius e DESTO: il primo già sperimentato con successo nel Golfo di Aden e precisamente a bordo di una nave dell’armatore D’Amico (ma senti, senti!); “il secondo, DESTO-Directed Electromagnetic STOpper, è un sistema frutto di recentissimi piani di ricerca e sviluppo che permette di SPEGNERE A DISTANZA I MOTORI DEI VEICOLI, IN PARTICOLARE DI PICCOLE IMBARCAZIONI (non posso crederci!), con un impulso elettromagnetico direzionale“.
Guido Crosetto ci può dire di cosa si tratta? Ci può dire perché a bordo delle navi mercantili italiane non c’erano a bordo queste “diavolerie” invece dei due “fucilieri”? Ci può dire lei che ci appare più trasparente del fosco Ignazio La Russa, chi è stato “tirchio”, chi furbo, chi criminale in questa vicenda che sta costando milioni di euro e figuracce senza limiti? In più, cortesemente, ci dice come e perché l’India ha rinunciato ai 112 caccia TYPHOON a favore dei Dessault francesi? Oreste Grani PS Si leggaFinmeccanica rinnova il modo di vendere l’Eurofighter Typhoon per conoscere la storia PPS Sogno o son Desto?
Finmeccanica: Presenta ‘Desto’ Un Dispositivo Anti Kamikaze
(ASCA) – Parigi, 20 giu – Un sistema capace di bloccare anche i kamikaze o velivoli sospetti attraverso impulsi elettromagnetici di brevissima durata e con potenze di picco molto elevate, che agiscono sui meccanismi elettronici di bersagli mobili. Questo e’ il Desto (Direct electromagnetic stopper) sviluppato da Selex sistemi integrati, del gruppo Finmeccanica (EUREX: FMNG.EX – notizie) e presentato al salone dell’aerospazio di le Bourget. In particolare, agendo sulle connessioni elettriche ed elettromagnetiche dei motori di bordo, sia di automobili, sia di piccole imbarcazioni, il dispositivo e’ in grado di impedire che veicoli non autorizzati si possano avvicinare ad aree sensibili, quali infrastrutture critiche, varchi in zone militari o piattaforme petrolifere. Il sistema Desto, che ha una portata di 60 metri, potrebbe essere inoltre impiegato per bloccare gli Uav (unmanned aerial vehicles) e missili, inibire le comunicazioni e l’esplosione di Ied (improvised explosive devices), riuscendo cosi’ a garantire un elevato livello di sicurezza nelle aree immediatamente vicine ad aree sensibili.
Ogni volta che sento Marò, mi vengono in mente gli elicotteri, caciotte, Lega, la Russa, Finmeccanica, Dell’ Utri ed Annamaria Fontana.
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