Mi potrei innamorare in tarda età di Danilo Toninelli e della sua criniera leonina

Toninelli  

Danilo Toninelli ha certamente dei limiti di esperienza (ma si sapeva) nell’agone politico, ma prova a far bene e onestamente (è insediato da soli sette mesi) il suo dovere di ministro di un ministero cruciale per battere la corruzione e le spinte delle lobby malavitose. Toninelli, il carabiniere, si batte e va sostenuto con tutte le nostre forze di donne e uomini liberi. A volte troppo ingenuo? Meglio. Altre troppo semplice? E sti’ cazzi? Vorrete mica cambiarlo con Antonino Pietro Gullotti (scelto ciclicamente da Giulio Andreotti per stare al posto giusto nel momento giusto)? O con Gaetano Stammati (il massone formatore di Luigi Bisignani)? O meglio/peggio con Franco Nicolazzi, opportunamente pluricondannato, ma sempre a guai ormai fatti? O con Giovanni Prandini, detto, da chi sapeva cosa stava dicendo, “Prendini”? E a venire fino a noi (salvando pochi tra cui Giovanni Zamberletti) lo cambiereste con Enrico Luigi Micheli o Nerio Nesi? E poi da quando quel ministero cruciale cambia nome (ma non la sostanza) lo potreste paragonare con il berlusconiano Pietro Lunardi? Cambiereste Toninelli con Altero Matteoli, plurinquisito/condannato che solo la morte ha salvato dal carcere? E fino a ieri risalendo fino ad oggi, lo cambiereste con quell’ipocrita di Del Rio o con Matteo Renzi che ha fatto il ministro ad interim dove oggi abbiamo Toninelli? A prescindere dai Rolex lo cambiereste con il furbo baciapile ciellino Maurizio Lupi? Non ho citato Tonino Di Pietro per due ordini di motivi: il primo che ha sprecato un’occasione (cosa che non deve succedere con Toninelli) e l’altra che ha accettato come suo Capo di Gabinetto, Vincenzo Fortunato. Sarebbe come a dire, sto qui ma non conto un cazzo. Mi piace il post che riproduco. Mi piace per come pedissequamente elenca quanto si sta facendo e come lo si proverà a fare. Quasi tutti i lavori elencati hanno una storia pregressa di malaffare a cominciare dal Mose e di gravissime commistioni con le mafie territoriali o meno. Intorno ai Lavori Pubblici e alle Infrastrutture (porti in particolare) gentaccia ha saccheggiato le casse pubbliche per decenni (loro, i loro compagni di partito, i loro cugini, i loro fratelli, le loro morose) e ora il tema è che Toninelli ferma il mondo? Toninelli sta cercando solo di fermare lo spreco e il saccheggio che hanno contribuito a formare nel tempo buona parte del debito pubblico. Stiamo parlando di un mondo di sparvieri spietati (vogliamo aprire il capitolo di quanti viceversa onesti lavoratori si sono spaccati la schiena e quanti sono morti per arricchire questi parassiti in cantieri che mai avrebbero potuto fare i profitti che producevano se fossero stati resi sicuri a norma di legge?) dove, tanto per fare un esempio che riguarda non i ministri ma alcuni sottosegretari come l’andreottiano Vito Bonsignore, a cui Marcellino Gavio (ma veramente ho scelto nel mazzo) per toglierlo dalla fastidiosa condizione di socio nella mitica SATAP, gli versò 287 miliardi di vecchie lire (ma non si sarebbe fermato neanche di fronte a milioni di euro). Tenete conto che lo stesso Bonsignore, tramite la SILEC, dopo poco quella “transazione” vinse un appalto per miliardi per costruire la Ragusa-Catania e la Termoli-San Vittore. State parlando di un Paese in cui quelli che hanno fatto il debito pubblico avevano tra i loro affiliati dei politici (che poi vengono anche assolti invece di essere presi a calci in culo e non metaforicamente) che possedevano il 15% della delle azioni della Serravalle, cioè un’autostrada pubblica.

Dove dovrà provare a mettere ordine Danilo Toninelli (e qui è certo che siamo in difficoltà ma per altri motivi e non certo per disonestà) si è aggirato uno come Marcellino (non pane e vino) Gavio che con la liquidità e la capacità di credito della SATAP, oltre a liquidare Bonsignore, un giorno ha potuto acquistare ì’ASTRM con cui ha gestito la Torino-Milano e via via (come ho già scritto per fare esempi illuminanti prima della fase incandescente a cui non si poteva non arrivare intorno al prosciutto TAV) con il cash flow (capite di quali monetine parliamo e di chi gliele forniva passaggio a casello dopo passaggio a casello?) di questa (centinai di milioni di pedaggi) ha comprato tutto il resto. Possibile che nella comunicazione strutturata intorno al vertice del M5S non si sapesse organizzare, per tempo, una campagna di comunicazione (fosse stata anche asfissiante) su cosa ha caratterizzato il mondo criminale strutturato per condizionare da dentro e da fuori quel ministero prima dell’arrivo di Toninelli? Queste sono le colpe del MoVimento: forte su un certo tipo di comunicazione, evanescente sui temi strategici. E non dico cosa minore. Facile vincere le elezioni (come alcuni hanno sostenuto facendosi padri e madri dello spontaneo tzunami) quando non poteva accadere di perderle. Più difficile quando bisognava avere pronti i dossier (si chiamano così  ma non solo in chiave negativa e ricattatoria) quando si doveva difendere la Repubblica arrivata sulla soglia di una possibile liberazione, dalla restaurazione. Che è in atto. Continuo l’esempio di Marcello Gavio (nel frattempo morto) di cui ho lasciato già qualche riferimento nei passati post ma, come ho detto, avrei potuto scegliere altri e dove non fossi arrivato con la memoria avrei potuto ricorre al mio affezionato lettore “Garagista Asfittico” che di Gavio e delle bande affini vi avrebbe potuto saggiamente e preventivamente aprire gli occhi.

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Post programmatico quello che leggo e riproduco. Post coraggioso in quanto pericolosamente strategico. Signor ministro, quanto ha scritto sarà pericolosamente interpretato così anche dai teppisti che la odiano. Se non indosserà l’elmetto, dopo aver provveduto ad una sfumatura alta, questi criminali (e ci metto anche gli incensurati) e i loro lacché disinformatori, avranno partita vinta. Intorno alla TAV si va alla guerra e non per quattro votarelli. Chi le scrive è stato repubblicano e i numeri assoluti non mi condizionavano mai la mente. Anche con percentuali bassissime si può essere la coscienza critica di un Paese. Figurarsi con oltre 300 parlamentari di cui ancora il MoVimento dispone. Si uscirà malconci dalle elezioni in Abruzzo? Prevedibile. Si perderanno le elezioni in Sardegna? Possibile e doloroso. Si sarà sorpassati dal Salvini pro TAV alle lontane/vicine europee? Quasi certo. E sti’ cazzi? Se passano sulla TAV viceversa si scioglie il MoVimento. Forza e coraggio e non si distragga mai. Ne abbassi la guardia. Anzi, se è nei suoi poteri e se lo ritiene, rafforzi le relazioni con l’Arma dei Carabinieri (tramite il collega che ha la delega governativa), con la GdF (come è sempre opportuno), con i colleghi deputati e senatori che si interessano istituzionalmente della criminalità mafiosa, con il Genio Militare, con gli Ordini degli Ingegneri che viceversa come professionisti vivacchiano senza visione e ruolo (sono oltre 220.000 e non i soliti 200 nomi che prendono tutto il cucuzzaro).

La questione TAV è una questione ideologica se ideologia si intende visione strategica.

Cosa ultima ma non ultima. Agli atti di uno dei tanti tribunali della Repubblica c’è la dichiarazione di Alfredo Romeo, la volpe di Posillipo che dice: “I politici mi saltavano addosso come cavallette, volevano soldi, io sono una vittima, non un complice“.  Questa frase per discolparsi, Romeo la diceva a Camillo Davigo ai tempi di Mani Pulite. Tenga conto che, oltre 25 anni dopo, sono i dipendenti della Romeo Pulizie che puliscono alcuni ambienti del Senato della Repubblica. Se lei non è il ministro della Repubblica dei Gattopardi dove crede di essere? Ripeto: forza e coraggio perché siamo in guerra e non è detto che stiamo per vincerla. E continuo nei miei paterni consigli se mai un giorno mi dovesse leggere.

Le storie di corruzione e di saccheggio sono un intreccio di finanza e banche (non le confonda perché sono due cose diverse), cemento (ho scritto cemento ma avrei potuto dire materiali bituminosi o di controllo elettronico), burocrazie complici, massonerie (ho usato il plurale), comitati d’affari sempre pronti ad insediarsi. I signori degli appalti hanno fatto delle aste e dei concorsi truccati una scienza per iniziati in cui è difficile capire addirittura come si fa a gareggiare. E in questo schifo il “federalismo leghista” è diventato, dopo il primo momento pseudo rivoluzionario, sinonimo di corruzione e spartizione sul territorio. Il leghismo è stato la scuola dove l’ultima generazione di imprenditori e di politici “locali/provinciali” ha appreso l’esistenza di un codice antitetico che travolge e condiziona (fino a farla sparire o farla diventare ridicola agli occhi della gente) una qualunque educazione istituzionale. Nessuno è pericoloso su questo terreno scivoloso come i compagni di governo che, alla fine, vi siete scelti. Pericolosi e strutturati certamente come gli altri possibili. Ma a differenza del PD calante, vi siete scelti una Lega crescente. Perché che la Lega si sarebbe mangiata Forza Italia (Berlusconi vivo o morente) era una certezza.

Oreste Grani/Leo Rugens