Del Niger chi se ne sta occupando?

fronte

Kami  Fabbrica di Idee 1999

Chi sa di me sa che la think thank che ho ideato e fatto operare per anni (Kami – Fabbrica di Idee) ha ritenuto, sin dal 1999, il Niger un paese da tenere in dovuta considerazione.

Ancora in questi giorni, se esistesse una politica estera italiana, ci sarebbero da fare, in quel Paese, passi, poco onerosi ma ad altissimo valore aggiunto, utili a non sparire dalla scena geopolitica africana.

Non sto dicendo che non stiamo facendo nulla, ma dico che quanto accade potrebbe essere che lo stiamo realizzando con modalità fragili (vi piace l’eufemismo) e disgiunto da una strategia intelligente complessiva.

Rispetto alla centralità (certamente dal punto di vista di un luogo dove si pensa e si conoscono le cosa meglio di quanto si possa presumere di saperne alla nostra emarginata Farnesina) del Niger e della sua classe dirigente, per rendervi edotti della situazione che precede l’oggi, uso un articolo comparso, sul finire del 2014, sulla rivista Gnosis, a firma di Gianandrea Gaiani.

Utilizzo questo ragionamento pacato e ben argomentato sul Niger, per più ordini di motivi.

Primo fra tutti perché, a sua volta, l’autore prende spunto da una riflessione apparentemente datata dell’attuale presidente nigerino Mahamadou Issofou, quando, il 26 maggio 2011 (vedete quanto mi spingo indietro), da poche settimane eletto Presidente (7 aprile 2011), invitato al summit del G-8 di Deauville, ammonì i leader occidentali che l’intervento in Libia avrebbe trasformato il Paese in un’altra Somalia e avrebbe offerto una incredibile opportunità all’islamismo radicale. Nel 2014, Gaiani ci ricorda che, tre anni dopo quel G-8, i fatti dimostrarono la fondatezza di quella previsione.

Dalla riflessione di Gaiani è passato quasi un altro lustro in quanto siamo (dannazione, come passa il tempo per noi vecchietti) a metà 2019 e non sembra che nessuno metta testa su nulla. In Italia, certamente.

E non mi riferisco ovviamente a Gaiani che, con estrema attenzione, nei tempi consoni e con molta competenza, di quanto stava per accadere, ne ha scritto, e nello scriverne, ha fatto il suo dovere.

Quello che in questo Paese non tutti sanno fare. O, peggio, vogliono fare.

Ho saccheggiato, ancora una volta, l’ottima Gnosis (che, finalmente, sto rileggendo ora che ho poco o nulla da fare) per testimoniare quanto di serio e lungimirante sia stato, a suo tempo, scritto e raccolto (anche in splendida cornice grafica) su non pochi argomenti di importanza strategica ma al tempo stesso per riflettere quanto poi, per mille e mille motivi, portiamo a casa come Sistema Italia. Qualcuno, forse, su queste relazioni internazionali costruisce carriere e fortune personali, ma alla nostra gente rimane poco o niente. Anche per supplire a questi fatti paradossali volevamo vedere all’opera il Governo del Cambiamento. E qui si è fatta notte buissima.

Oreste Grani/Leo Rugens



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