La guerra tra violenza e verità

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Su segnalazione di Marco Dotti

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Hevrin Khalaf, tra le più note politiche del Rojava, è stata uccisa ieri a sangue freddo dai miliziani filo-turchi nel nord-est della Siria.

Non conosco la signora la cui fama arriva alle mie orecchie con la sua morte, il che significa la mia ignoranza altrettanto quanto la necessità dei media di creare martiri a uso e consumo degli egoisti e indifferenti europei.

Pensare che la politica nel 2019 si faccia ancora con le armi mi convince della assoluta auto referenzialità delle élite, soprattutto dopo avere avuto intorno allo stesso tavolo un turco, un russo, un iraniano, un polacco e un malese tutti sotto i trent’anni, fluenti in inglese, qualcuno anche in italiano, studiosi tra AI, ingegneria aerospaziale, moda, cucina e altro. Cittadini del mondo, curiosi e convinti che la politica sia fatta solo per banali ragioni economiche di pochi e che la religione spesso confligge con la libertà.

Fonte autorevole mi dice che la Turchia abbia un gran bisogno di investimenti in non meglio precisati settori per uscire da una grave crisi economica che deve preoccupare non poco il suo leader. I suddetti investimenti dovrebbero arrivare dagli USA, con i quali è stato accuratamente pianificato l’attacco. I dazi alla lunga sono un problema per tutti e la crisi economica si avvicina.

Non è detto che la partita debba finire come desidera Erdogan.

Alberto Massari