Il silenzio attorno a Beatrice Lorenzin e Massimo Zuppini

Perché vi meravigliate se ad Hong Kong qualcuno, che già si era ammalato di COVID 19, è nuovamente colpito dal virus? Cosa sapete di questa pandemia? Ve lo dico io: niente. Come sa poco o niente il resto del mondo. Se c’è qualcuno che poteva saperne qualcosa è quel tale Massimo Zuppini, della GlaxoSmithCline Spa, che nessuno ha voluto cercare e intervistare nonostante le mie ripetute ed esplicite segnalazioni. Zuppini sapeva certamente (e lo sapevo anch’io), sin dal 2009, che quel poco che si sarebbe potuto fare per contenere la pandemia lo si doveva mettere in atto lavandosi le mani spesso, usando disinfettanti a fiumi, indossando mascherine, rimanendo a debita distanza gli uni dagli altri. Nessuno lo ha cercato questo dipendente della GSC SPA nel Paese, l’Italietta, viceversa, che riesce a sopportare Pierpaolo Sileri come viceministro della Sanità. Sileri è tutti i giorni in tv e scorrazza nei media. Il povero competente Zuppini nessuno lo convoca? Forse, paradossalmente, ritenendo che neanche esista. Comunque tornando a Zuppini e ad i suoi preveggenti allarmi tenete conto che lo specialista sin dal 2009 segnalava che si sarebbe dovuto tenere conto che il mondo che si preparava ad “accogliere” (e quindi a favorire i virus) era un Pianeta connotato da un fortissimo aumento dei trasferimenti internazionali (si viveva e si dovrà nuovamente vivere di questo) e con il conseguente e inevitabile aumento della velocità di diffusione. Lo spazio e il tempo quindi come terreno di scontro con l’abile avversario. Che è come sapesse della accresciuta dipendenza delle popolazioni (l’oggetto dei suoi desideri aggressivi) da sistemi essenziali centralizzati (quali tutto il mondo IT, comunicazioni, energia) e da sistemi di rifornimento “just in time” che sono particolarmente esposti in caso di significative assenze degli addetti che operano in questi settori strategici.

E poi diciamolo una certa frammentazione dei sistemi sanitari (nazionali e internazionali), con possibili difficoltà di garantire interventi coordinati e rapidi (ancora ci devono spiegare tutto quel traffico di medici provenienti da altri Paesi nei primissimi giorni dell’infezione) per la vera battaglia campale che sarà la somministrazione (quando saranno pronti e testati) di vaccini e antivirali.

Sarebbe stato particolarmente interessante (e doveroso) rintracciare e intervistare (forse in futuro anche “interrogare”) uno che se ne era uscito, fin dal 2009, a dire che “il sistema sanitario già da tempo stava lavorando per la definizione di una serie di misure che dovrebbero essere adottate un caso di manifestazione di una pandemia influenzale”.

Dottor Zuppini ci dice, cortesemente, a cosa si riferiva quando rendeva pubbliche queste frasi?

Cosa intendeva (tanto non è reato aver detto ciò che ha detto) dire quando diceva che si trattava di misure che vengono declinate sia a livello internazionale, che nazionale (vuol dire anche in Italia?) e locale? La Lombardia, ad esempio, è classificabile come “locale” o addirittura si poteva immaginare Brescia, Bergamo, Milano impegnate in queste ipotesi emergenziali? Io continuo a ritenere Zuppini uno da intervistare per fare luce su questi passaggi del suo scritto.

Anche perché non siamo di fronte a ciò che è noto (ed ecco il caso recidivo di Hong Kong) cioè ad un aumento improvviso dei casi, dopo i soliti piccoli focolai iniziali, con un picco dopo 3-4 settimane e una regressione spontanea nel periodo successivo. Qui non regredisce niente spontaneamente e la pandemia è virulenta come non mai. Anzi è letteralmente scatenata e segue un suo disegno che senza prudenze opportune può solo che trarre in inganno. Siamo nel noto (cioè sotto attacco) ma ignoriamo tutto del futuro prossimo venturo. E in una cazzo di situazione di incertezza come questa mi dite perché non si arriva a cercare uno come Massimo Zuppini? Ci costringete a pensare male soprattutto se ci ricordiamo che lo Zuppini è un dirigente di un “membro d’onore” di Big Pharma quale ritengo sia la GlaxoSmithCline. 

Anche se fosse uno che nel 2009 si era inventato tutto, quattro domandine gliele vogliamo fare su cosa intendesse dire quando faceva cenno ai piani nazionali antipandemici e del dovere di aggiornarli sistematicamente in attesa dell’evento certo? Possibile che le domande serie in questo Paese alla fine le debba fare solo io che non sono nessuno? Domande di chiarimento per sentirsi rispondere che erano tutte cazzate per farsi bello e che non è mai esistito un tale piano con cui addestrarsi sia a come proteggere la collettività che a mitigare l’impatto sull’economia e sul funzionamento sociale. Impatto sull’economia non credo che sia una frase misteriosa e sul funzionamento sociale credo che anche un cazzone come Matteo Salvini sappia che la scuola fa parte “del funzionamento sociale”.

Buona giornata a tutti. Come state capendo siamo solo all’inizio dell’analisi logica del testo di Massimo Zuppini. Pur da ignorantoni come siamo consapevoli di essere. Voglio arrivare a capire cosa volesse dire quando diceva ciò che diceva. E forse, se trovo soldi, potrebbe essere arrivato il tempo di una denuncia nelle sedi opportune su tanta indifferenza al proprio ruolo politico, amministrativo, culturale che quelli che facevano il ministro (e i loro reggicoda) durante gli anni di avvicinamento alla strage, hanno colpevolmente praticato.

A cominciare da Beatrice Lorenzin, il politico italiano che da quando siamo una repubblica ha ricoperto più a lungo l’incarico di Ministro della Sanità. Tanto che mentre i premier erano Enrico Letta, Matteo Renzi, Paolo Gentiloni, lei, costante e permanente, berlusconiana di ferro un tempo e non si sa cosa oggi, gestiva l’immesso potere della “salute pubblica“. Ma quattro domandine facili-facili in una trasmissione TV (il marito, Alessandro Picardi, è un pezzo grosso nella televisione di Stato e in generale in ambienti che definirei d’ambiente) alla coppia Zuppini-Lorenzin gliele vogliamo, un giorno lontano, arrivare a fare su cosa si sarebbe potuto organizzare  e non si è organizzato? Di mascherine che nessuno ha acquistato in tempo siamo condannanti a parlarne solo con Pierpaolo Sileri e Domenico Arcuri?

Oreste Grani/leo Rugens