Contro Domenico Arcuri, a fianco di Domani, del suo direttore Stefano Feltri e del giornalista Nello Trocchia

L’avvocato Grazia Volo (che saluto con stima e nostalgia) mi conosce da oltre 50 anni (e mi scuso perché fornisco un indizio sull’età della valentissima professionista) e sa che sono sempre pronto, con civiltà, a risolvere questioni. Non so se il suo assistito Domenico Arcuri (quello), dopo aver querelato “Domani” (leggete il pezzo a seguire) vorrà attaccare anche Leo Rugens e il sottoscritto ma, qualora lo volesse, avvalendosi sempre dello Studio Volo, questa volta l’amica avvocatessa mi troverebbe inflessibile nei confronti del suo patrocinato che considero veramente un personaggio disdicevole per la Repubblica. Lo era prima del COVID 19 ma lo è particolarmente ora che l’accoppiata Giuseppe Conte/Luigi Di Maio ha deciso di imporcelo come arrogante e inetto esponente di una nuova casta.
Dice bene Stefano Feltri che non si era mai visto uno tanto protervo da chiedere alla magistratura di punire chi racconta cose vere e già verificate. Siamo oltre la misura e non credo che si debba lasciar correre una tale faccia di bronzo. Per quel che serve mi metto in fila e faccio miei gli argomenti del quotidiano “Domani” raccontati nell’articolo di Nello Trocchia a cui si fa riferimento nella querela. Sono una pulce con la tosse (non da COVID 19) ma non si sa mai…
Con tutti i pastrocchi che mi immagino si potrebbero delineare intorno al gran traffico di mascherine, chissà a pensar male se ci si azzecca.
Ed io, da quando Giuseppe Conte ha scelto Arcuri, ho cominciato a pensare male.
Oreste Grani/Leo Rugens

P.S. Il suggerimento che a pensar male qualche volta ci si azzecca è – notoriamente – di Giulio Andreotti. Direi quindi che Arcuri, non fosse altro per “rispetto” al Divo Giulio, stesse in campana. Espressione triviale romana ma di facile comprensione anche per un “bruzio” trapiantato come il nostro.





