In morte di Ettore Filippi il funzionario che ebbe l’onore di catturare Senzani, Moretti, Fenzi

Ettore Filippi e figlio

È morto (capita a tutti prima o poi di morire) l’ex capo della Squadra mobile di Pavia, tale Ettore Filippi

Filippi, a sentire quelli che lo hanno conosciuto, è stato un tipaccio oscuro che certamente non ha onorato, durante il servizio, la Polizia di Stato. Vi riporto uno spunto biografico di questo Filippi che si trova, fresco fresco, nel web a firma del giornalista Giovanni Giovannetti. Raramente ho letto cose così dure in occasione di un fine vita. Mi interessa capire come nella provincia infetta si possano radicare tali sentimenti di ostilità e durissimi giudizi. Cose gravi altre voci in queste ore si aggiungono e collocano questo ex poliziotto tra gli amici di tali Nieto, Calvi, Scotti, Ravizza, Centinaio. Che credo sia il già ministro dell’Agricoltura oggi abbarbicato alla sedia di sottosegretario. Sempre interessato alle questioni della terra e dei sui frutti.   

A cominciare dal riso.

Cosa ultima, but not leastEttore Filippi è il funzionario che catturò Giovanni Senzani e Mario Moretti e il professor Enrico Fenzi.

Interessante questa occasione professionale che capitò proprio ad uno come Filippi. Non certo un poliziotto probo. 

Oreste Grani/Leo Rugens 

P.S.

A caldo solo questo. Da domani torniamo a come possano accadere cose come quelle che devo leggere a firma Giovannetti.  


Caro Ettore, mi vedevi ossessivamente come il fumo negli occhi e per te, più che “un” nemico, a momenti sono stato “il” nemico. Tu, il capo della Mobile pavese capace di catturare Fenzi e Moretti. Tu, il vicesindaco di Pavia in quota Margherita amico dei lottizzatori abusivi. Tu che, migrato a centrodestra, ti sei accodato nel mendicare i voti degli amici costruttori (di slot machine) e del capo della ‘Ndrangheta lombarda Pino Neri. Tu e quel tuo modo di fare, così untuosamente cordiale e seducente. Hai anche instradato un compianto imprenditore edile (un amico più amico degli altri, quello della lottizzazione abusiva di Punta Est) nell’assoldare un investigatore privato per scavare nella mia vita privata (esilaranti, al riguardo, le intercettazioni). E quando una calda manina in una antivigilia di capodanno ha dato fuoco a casa mia, la prima telefonata solidale (“Oh, guarda che io nulla c’entro…”), curiosamente l’ho avuta proprio da te. A darti retta, chi denuncia le pubbliche malefatte è “un infame” (bell’aggettivo, da vero sbirro…) ma su una cosa hai avuto ragione: gli “infami” che in questi anni si son spesi nel denunciare le pubbliche malefatte hanno chi più chi meno subìto condanne e tribolazioni; quasi sempre assolti invece gli “amici”, e quei loro accomodanti referenti politici. Ma ora non è più affar tuo: da ieri hai smesso di librarti tra le crepe della tua vita terrena. Almeno ora, caro Ettore, riposa in pace.”