Proverò a farmi capire perfino parlandovi di vasche da bagno

Se nella sola Florida (21 milioni di abitanti) ieri ci sono stati 21 mila nuovi casi di COVID 19, cioè un numero di infettati come mai dall’inizio della pandemia, perché dobbiamo accettare logiche interpretative tipo prima, terza o ottava ondata? Il virus (nelle sue varie forme in evoluzione permanente), come dico da tempo non sospetto, è, me ne dispiace doverlo ribadire, in piena espansione. E su questo dato certo, i cittadini non possono essere ingannati.

Il fatto che, viceversa, da 20 mesi, ciclicamente qualcuno, più o meno autorevole, annunci che “è finita la fase acuta dell’infezione“, conferma solo che ci sono troppi stupidotti che occupano, per i più diversi motivi, posti di potere e responsabilità. Vi è chiaro ora che, negli USA certamente, un coglione come Donald Trump ha danneggiato, forse in modo irreparabile, il contrasto al virus, ritardando la messa in atto di una risposta adeguata alla pericolosità e alla complessità che la pandemia si meritava? E che dire di uno come Bolsonaro in Brasile? E dei tanti ministrelli improvvisati nelle varie sanità (cioè materia di sicurezza nazionale) che l’attacco virale ha sorpreso assisi al potere. Basterebbe non smettere di ricordare che solo in Italia l’attuale ministro della sanità è uno che, vanesio, era arrivato perfino a farsi scrivere un libro per celebrare la fine del morbo. Quanto è accaduto e continua ad accadere deve essere trattato come uno stock di memoria. Informazioni quindi. Non si può dimenticare nulla.

Sarebbe troppo pericoloso rimuovere nomi e comportamenti. Ricordare, per esempio virtuoso, chi sia stato Domenico Arcuri e come si sia comportato o come innegabili rapporti lo legassero ad una banda di malfattori che, con varie forme di comportamenti illeciti, hanno tentato di arricchirsi (in realtà ci sono anche riusciti) grazia al dolore di milioni di nostri compatrioti, non può essere cancellato da nessuna riforma di procedura penale. Ho scritto stock perché anche la memoria è materia che si deve ricondurre ai criteri che regolano gli stock. Cioè gli elementi che si possono vedere, toccare, contare, o misurare in qualsiasi momento. In un sistema complesso quale è la politica, ad esempio, uno stock è proprio questo: un deposito, una quantità, un accumulo di materiale o di informazioni che nel corso del tempo si evolve in base alla crescita o al decremento che esso subisce.

Potrebbe essere l’acqua in una vasca da bagno, una popolazione, i libri in una biblioteca, il tronco di un albero, il denaro in una banca, la fiducia in voi stessi. E questo perché uno stock non deve essere necessariamente fisico. Anzi nell’era contemporanea la sua natura spesso è immateriale. La riserva di fiducia (e questo è quanto sostengo) nei confronti della classe dirigente politica (nel mondo e quindi anche nell’Italietta) è una forma di stock. La riserva di credito dopo il fallimento anche della speranza pentastellata (questo è stato il danno maggiore) tende a zero. Se fallisce anche Draghi (e quindi attenti alla fase di transizione che stiamo vivendo), lo stock di fiducia in un’Italia migliore tenderà a zero. I magazzini risulteranno vuoti. 

Come gli stock, anche questa condizione (la tensione politica e l’ordine pubblico) si modificherà ogni giorno durante il “semestre bianco” che domani si apre. Ogni giorno si dovrebbe riuscire a monitorare i flussi di informazione (vere, false, autentiche) perché questi flussi riempiranno o svuoteranno il magazzino e questo riempirsi o svuotarsi sarà determinante per l’agire umano. Anche perché pare che il cervello umano registri più facilmente i flussi che i deflussi ed accorgersi in tempo che la vasca è vuota non è da tutti. Quando è chiaro che lo stock è stato dissipato, solitamente è tardi.  

Oreste Grani/Leo Rugens